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I divieti della questura di Matera: il rammarico dei parroci |
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17/05/2020 |
| Dopo un periodo di chiusura delle chiese e relative celebrazioni al popolo, che è sembrato una eternità, finalmente la fase 2 dal 18 maggio riapre i battenti anche se ancora con delle restrizioni per la salvaguardia delle persone. Nelle varie diocesi della Basilicata, i vescovi stanno visitando le parrocchie per organizzare la riapertura senza il pericolo di contagio, seguendo le direttive emanate dal governo centrale. Un periodo che ha fatto scoprire alla gente altre forme di partecipazione e preghiera. Siamo tutti convinti che finché perdura il pericolo di contagio, la liturgia resterà inevitabilmente soggetta a limitazioni, e per la stessa dignità delle celebrazioni, queste dovranno essere vissute in modo consapevole e ben organizzato. Tutte queste limitazioni non hanno scalfito la dimensione ecclesiale che ha sperimentato nuovi modi per portare avanti la vita delle parrocchie, per ribadire ancora una volta la presenza di una Chiesa che si pone il problema di un rinnovamento anche attraverso gli strumenti e i linguaggi che si rendono disponibili. E così i parroci sono ricorsi anche a processioni solo con il santo o il crocifisso montato su di un camioncino senza che il popolo invadesse le strade e tutto è andato bene.
Così non è stato per le parrocchie di Nova Siri e Policoro che si sono viste negare la celebrazione della festa della Madonna dalla questura di Matera.
Andiamo con ordine. A Nova Siri il 10 maggio si doveva celebrare la festa della Madonna della Sulla che da secoli è la festa importante per tutto il popolo novasirese e il questore di Matera non ha permesso che questa avvenisse. “Ho specificato – ha detto il parroco don Mario La Colla alla TgR Basilicata – che si trattava della sola immagine posta su di un furgone con al seguito solo i due sacerdoti. Non era prevista alcuna sosta che poteva far pensare al rischio di assembramento. Ho sentito che a Bologna ci sarà la traslazione della Madonna di San Luca e questo sorprende e ci chiediamo come si possano usare due pesi e due misure tra le due questure”.
Analogo caso è stato stigmatizzato anche da don Giuseppe Gazzaneo, della parrocchia del Buon Pastore di Policoro, che si è visto negare, sempre dallo stesso questore di Matera, l'ostensione della statua della Madonna del Ponte, patrona di Policoro. Così ne parla don Giuseppe Gazzzaneo ai suoi fedeli attraverso un video pubblicato su facebook, attraverso il quale si nota tutta l'amarezza del sacerdote su quanto accaduto: “ E' con l'amarezza nel cuore che devo comunicarvi che l'ostensione della Madonna del Ponte, nostra patrona, già organizzata nei minimi dettagli prevista per il 16 e 17 maggio non potrà avere luogo. Dopo aver preparato il tutto nei minimi particolari ottemperando a tutte le richieste e le procedure dettate dall'evento Covid19, ad oggi non vi so dare una risposta”. Lui, come parroco, si chiede il perché in altre zone dell'Italia, colpite dal Covid anche in modo più grave che in Basilicata non ci siano state tutte queste limitazioni ( riferimento alla traslazione della Madonna di San Luca a Bologna oppure, in Basilicata, la processione di San Rocco per le vie di Tolve ) mentre a Policoro e Nova Siri sono stati capaci di interrompere una tradizione secolare. La conclusione sempre più amareggiata di don Giuseppe è quella di non poter dare ai suoi fedeli una risposta per la mancata processione. “Il nostro aiuto viene dal Signore – conclude don Giuseppe – e dal Signore alla nostra Madre Celeste chiediamo di darci la forza e la sapienza di rispettare gli ordini delle autorità anche quando non possiamo comprenderli e condividerli. Con il giorno della festa della nostra cara Madonna del Ponte uniamo i nostri cuori. Preghiamo per tutta la nostra comunità diocesana, per la comunità policorese, per tutti gli ammalati e per tutti i defunti morti per il covid19, per tutti gli uomini e le donne, perché si aiutino a vicenda, affinché trionfi sempre la pace e la giustizia. Buona festa”.
Dopo questa lezione di vita testimoniata da don Giuseppe nonostante l'amarezza, ogni commento diventa superfluo anche per i più accaniti contestatori che sui social sono di casa.
Vincenzo Terracina |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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