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Favori e pizzini: ecco cosa ha provocato il nuovo terremoto giudiziario |
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18/10/2019 |
| Un avvocato, un luogotenente e il portaborse di Marcello Pittella sono finiti nel mirino della Procura della Repubblica di Potenza, per una presunta storia di corruzione, dossieraggio, concussione e traffico di influenze illecite.
In particolare Raffaele De Bonis, avvocato 85enne finito ai domiciliari, è sospettato di aver corrotto un sottufficiale della Guardia di finanza, Paolo D’apolito (a sua volta ai domiciliari), ricompensandolo con 10mila euro per avergli fornito informazioni sulla situazione patrimoniale di alcuni imprenditori.
Ma nell’inchiesta si ipotizza anche un traffico di influenze tra De Bonis e Biagio Di Lascio, anch’egli destinatario della medesima misura cautelare e già segretario di Marcello Pittella: quest’ultimo è stato perquisito e risulta indagato. Si ipotizzano anche comunicazioni attraverso pizzini.
Tra le possibili vittime anche il governatore Vito Bardi, che sarebbe stato “spiato” nella sua residenza di Filiano.
La mazzetta – “In particolare – si legge tra le righe delle 30 pagine di ordinanza – nell’ambito di tale accordo corruttivo il D’Apolito garantiva stabilmente al De Bonis informazioni riservate acquisite grazie all’uso strumentale della sua funzione di sottufficiale della Guardia di Finanza e anche attraverso accessi abusivi alle banche dati in uso alla GdF, fra cui l’Anagrafe Tributaria”.
Informazioni definite dai magistrati sia di natura “giudiziaria, che di intelligence”.
In una nota diffusa dal procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio, si evidenziava che De Bonis “oltre alla normale attività di assistenza legale nelle fasi contenziose”, sarebbe diventato “il referente e il tramite con le pubbliche amministrazioni di una vasta cordata di imprenditori”.
Secondo la Procura, De Bonis avrebbe pagato una mazzetta (che sarebbe però stata consegnata il giorno dopo le elezioni) da 25 mila euro a Di Lascio, assistente di Pittella definito dagli inquirenti “suo uomo di fiducia”.
Il pizzino – Lo stesso De Bonis “riusciva ad ottenere diversi incontri, presso la Regione Basilicata, per parlare di persona delle vicende che interessano (…) un imprenditore altamurano, la cui impresa gestiva un’imponente opera pubblica appaltata dalla Regione Basilicata (il cosiddetto Schema Idrico Basento/Bradano – tronco di Acerenza dell’importo originario di circa 101 milioni di euro) in relazione alla quale lo stesso imprenditore avanzava ulteriori pretese, ricevendo ulteriori 4 milioni di euro nel giugno del 2019”.
Di Lascio, il 5 marzo 2019, avvicinandosi il più possibile all’orecchio di De Bonis che lo aveva convocato nel suo studio, gli riferiva “che egli stesso, unitamente a Pittella Marcello e Trerotola Carlo (candidato presidente alle regionali per il centrosinistra), si era recato in Regione per incontrare il direttore generale al fine di parlare di persona di una vicenda che interessava l’imprenditore altamurano”.
“Subito dopo aver ricevuto tale notizia – continua l’ordinanza – il De Bonis riferiva al suo interlocutore che un non meglio indicato ingegnere (poi identificato), sarebbe disposto a finanziare la campagna elettorale di Pittella stanziando la somma di 500 mila euro, senza però esporsi di persona”.
Trascorsi alcuni giorni De Bonis telefonava all’ingegnere in questione “e gli faceva cenno di un numero di conto corrente bancario che il legale vuole comunicare all’imprenditore (con tutta probabilità il numero di conto corrente è stato comunicato da Di Lascio a De Bonis tramite pizzino)”.
Politica ed imprenditori – Secondo gli inquirenti Di Lascio sarebbe il “portaborse di Marcello Pittella”, che “frequenta in modo assiduo i De Bonis”, solo “per fungere da cinghia di trasmissione fra i De Bonis (ed i loro clienti imprenditori) e l’apparato politico amministrativo regionale che, all’epoca, ruotava unito e compatto intorno alla figura di Marcello Pittella”.
Per cui, “Di Lascio nella sua qualità di fiduciario di Pittella e di soggetto deputato a filtrare e coniugare il sostegno di una vasta schiera di imprenditori intorno alla figura del suo capo politico era in grado di garantire, nell’apparato regionale, il soddisfacimento delle esigenze di questi ultimi (nel nostro caso rappresentati dallo studio legale De Bonis)”.
Il dossier su Bardi – Inoltre, ci sarebbero stati altri 10 mila euro che lo stesso De Bonis avrebbe pagato in due tranche a D’Apolito per ottenere informazioni riservate anche su processi che lo interessavano.
Tuttavia, dalle conservazioni tra i due emerge anche il coinvolgimento di un alto ufficiale delle Fiamme Gialle per svolgere indagini sull’allora candidato governatore Vito Bardi.
“Ti faccio una confidenza – si evince dalle intercettazioni tra D’Ipolito e De Bonis – (…) stamattina sai che mi ha detto il generale (…) mi sa che dobbiamo fare un po’ di appostamenti a Napoli”. Ma il finanziere “risultava a conoscenza di particolari non solo dell’esatta ubicazione di “Villa di Arcore di Filiano”, di proprietà della famiglia Bardi, “ma anche delle persone che la frequentano”.
La posizione di Marcello Pittella – “In piena serenità – si legge in un comunicato diramato da Marcello Pittella – dichiaro la mia totale disponibilità a chiarire ogni aspetto della vicenda giudiziaria, scoppiata nelle ultime ore, agli inquirenti della Procura di Potenza che stanno seguendo il caso”.
“Sono altresì molto tranquillo – aggiunge l’ex governatore lucano – perché forte della certezza della mia più totale estraneità ai fatti. Non di meno mi rammarica il clima di veleno che si è già avviato attraverso i soliti ‘canali’ del gossip telecomandato”.
“Rimango completamente fiducioso del lavoro della Magistratura che saprà fare il suo corso”, ha concluso il consigliere regionale.
Gianfranco Aurilio
lasiritide.it
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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