La Procura di Castrovillari ha comunicato la chiusura delle indagini per la tragedia del Raganello, che quasi un anno fa costò la vita a 10 persone.
Gli indagati sono saliti dai 7 iniziali a 14 e sono accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, inondazione, lesioni colpose, omissione in atti d’ufficio ed esercizio abusivo della professione.
Tra i nomi non figura quello di Domenico Pappaterra, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Pollino e da poco nominato anche direttore generale di Arpacal.
Sono indicati, invece, Alessandro Tocci, Antonio Cersosimo e Antonio Carlomagno sindaci, rispettivamente, dei Comuni di Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria; insieme a titolari di agenzia turistiche e guide.
Non è indagato anche Gaetano Gorpia, dirigente dell’ufficio Biodiversità dei Carabinieri Forestali, che come Pappaterra era stato destinatario di un avviso di garanzia.
Secondo la tesi dell’accusa fu ignorata l’allerta gialla della protezione civile prevista per quel giorno, in particolare dai sindaci.
Secondo i pm, nella vicenda avrebbero avuto un ruolo importante anche i regolamenti per l'accesso alle gole, non adottati, la mancanza di aggiornamenti dei piani di emergenza, imprudenza, imperizia e negligenza.
Sulla base di quanto è emerso dalle indagini, la società che gestiva le visite nelle Gole del Raganello si sarebbe affidata a guide prive dell'abilitazione professionale.
Agli atti dell'inchiesta risulta anche un messaggio inviato quel giorno, poco prima della piena, da una delle vittime, la guida Antonio De Rasis, 32 anni e volontario di protezione civile che sie era anche recato a Rigopiano dopo la valanga che distrusse un albergo.
“Se piove torno indietro, sono con 16 persone e soprattutto 4 bambini”, scrisse la guida. “Ok, non dovrebbe piovere”, rispose l'organizzatore del tour.
Gianfranco Aurilio
lasiritide.it
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