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La voce della Politica
Bolognetti; a Potenza avvistato il fantasma dello Stato di diritto |
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27/01/2011 | Di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
Niente da fare! La prevista udienza davanti al Gup di Potenza, che avrebbe dovuto decidere se in relazione alla vicenda dell’inquinamento delle dighe ci fu o meno la rivelazione del segreto d’ufficio, non si è tenuta. Il dottor Spina, che ha dovuto sostituire il Gup titolare, ha rinviato il tutto al 18 maggio. Peccato, ci eravamo preparati al dibattimento, e avevo una gran voglia di potermi difendere da un’accusa che ha dell’incredibile. Avrei voluto ricordare a tutti l’apparizione dell’alga cornuta nella diga del Pertusillo, i pesci morti, il sequestro della sorgente Acqua dell’Abete e magari, oltre all’art. 5 comma c della Convenzione di Aarhus, anche l’art.3-ter del Dlgs n° 4 del gennaio 2008 che recita: “La tutela dell'ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante un’adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell'azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché al principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell'articolo 174, comma 2, del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale”.
Il capo redattore della Gazzetta del Mezzogiorno, Mimmo Sammartino, ha fatto un po’ di sana ironia su tutta questa storia dalle sfumature kafkiane e paradossali, affermando che i pesci del Pertusillo “Se non per inquinamento, devono esser morti di paura”.
Forse è andata proprio così o magari si sono suicidati dopo aver letto le dichiarazioni dell’ex assessore all’ambiente Santochirico e dell’ex direttore dell’Arpab Vincenzo Sigillito. Intanto, la Procura di Lagonegro indaga sul Pertusillo dal maggio del 2010; Potenza e Melfi indagano su Fenice dal marzo 2009; su Tito si indaga dal 2001 e sugli esposti che abbiamo presentato in Procura, con ogni probabilità, non si indaga affatto. Nessuno al momento ha disposto perquisizioni, se non quella della mia abitazione effettuata nel marzo del 2010. Nessuno ha sospeso dirigenti di dipartimento, direttori dell’Arpab o di una qualche Asl, in compenso per due mesi è stato sospeso il mio coimputato Giuseppe Di Bello.
Scrive ancora l’ottimo Sammartino:“E poco ci mancò che, a fronte dei pesci morti, convincessero il popolo inquinato di essere stato vittima di un’allucinazione. Risultato di tutto questo, fu che la credibilità dei «controllori» istituzionali (nonostante la presenza di eccellenti professionisti al proprio interno) precipitasse ai minimi termini”.
La Convenzione di Aarhus? Non pervenuta! La giustizia a volte segue percorsi misteriosi. Per 17 anni il corpo della povera Elisa Claps resta occultato nel sottotetto di una chiesa. Poi un cronista di giudiziaria, Fabio Amendolara, inizia a fare troppe domande e qualcuno decide che bisogna perquisire la sua abitazione. La Giustizia è strana, segue percorsi che un comune mortale non riesce a comprendere. Nel 2005, a Scanzano Jonico vengono avanzate accuse gravissime: broglio elettorale. Sequestrano i seggi, mettono al fresco il sindaco. Da 5 anni di quel procedimento si è persa ogni traccia. Per fortuna, però, in Basilicata ci sono gli uomini di Di Pietro. Gli uomini di Tonino il moralizzatore in Lucania hanno un loro peso e,dunque, hanno incassato il dividendo partitocratico rappresentato dalla poltrona di commissario dell’Alsia. Peccato che da mesi l’agenzia in oggetto, pur avendone facoltà, non chieda la restituzione dei terreni della Marinagri Spa.
Quando i Radicali hanno proposto un’amnistia per far fronte ad una situazione insostenibile, che ha visto l’accumularsi di oltre 13 milioni di processi, i custodi della pubblica moralità(solo quella altrui) hanno gridato allo scandalo. Di fatto hanno difeso con il loro niet l’amnistia clandestina e di classe che produce 250.000 prescrizioni all’anno.
Qualcuno dice che in Italia c’è l’obbligatorietà dell’azione penale. Francamente, non me ne sono accorto. Mi sono accorto invece della sistematica occupazione da parte di tutte le correnti dell’Anm del Ministero di Grazia e Giustizia. Noi l’abbiamo chiamata “Pax mastelliana”.
Che dire? Mi vado convincendo sempre più che spesso in questo paese c’è una giustizia a due velocità. A volte le inchieste, i processi, le indagini hanno la velocità di un Eurostar, altre volte quella di un trenino delle ferrovie appulo-lucane.
Sempre sulla Gazzetta del Mezzogiorno, nelle pagine del lagonegrese si riferiva dell’avvistamento di un ufo a Rivello. Io, invece, ho rivisto un fantasma: quello dello Stato di Diritto, della legalità, della democrazia, di una giustizia allo sfascio. A Scanzano ci fu broglio elettorale? Magari lo sapremo tra dieci anni e a reato prescritto. C’è stata omissione di atti d’ufficio nella vicenda Fenice? Chi ha inquinato la sorgente acqua dell’Abete? Perché i pesci del Pertusillo si sono suicidati?
Il 26 novembre, quei pazzi di Radicali hanno organizzato un convegno dal titolo “Stato di diritto e democrazia in Italia”. Il gruppo di accademici e professionisti che vi ha partecipato, ha prodotto come documento finale la “Dichiarazione della Sala del Refettorio”. Nel documento sopra citato vengono denunciate sistematiche violazioni dei diritti umani e di numerosi articoli della Convenzione Europea. Nello stesso documento si denuncia la disastrosa situazione dell’amministrazione della giustizia, per la vita dello Stato di diritto in Italia”.
E a proposito di Cedu(Corte Europea dei diritti Umani), gioverà ricordare che Strasburgo con la sentenza Dupuis ha affermato che la libertà di stampa prevale sulla riservatezza. Ci sarebbe poi l’interessante rapporto pubblicato ogni anno da Freedom House, dal quale risulta che l’Italia in materia di libertà di stampa si colloca al settantaduesimo posto.
Comunque sia, sabato interverrò all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Vorrei tornare a porre alle Procure lucane alcune domande. Vorrei poter parlare di diritto e di diritti, di giustizia negata e di riforme troppo a lungo rinviate.
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