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La voce della Politica

Partito Democratico Gallicchio:'il Si, il No e il baratro'

7/12/2016

È doveroso spendere qualche considerazione sul referendum. Mai nessun governo aveva fatto così tante riforme in poco tempo. La storia di Matteo Renzi parte dal plebiscito al congresso del PD che lo ha incoronato Segretario e subito dopo depositando l’Italicum alla Camera. Diede il via all’abolizione delle Provincie e annunciò la riforma della Pubblica Amministrazione. La gente premiò l’attivismo del giovane Premier con il voto delle europee del 2014 dove mai nella storia della Repubblica un partito, schiaffo a Grillo, aveva raggiunto il 40.8%. Seguì lo Sblocca Italia per velocizzare le opere pubbliche e il Jobs Act, sino alla Riforma Costituzionale e alle unioni civili. Eppure contemporaneamente nasceva un sentimento popolare multicolore: l’antirenzismo. Probabilmente, il patto del Nazareno, i sindacati che vedevano nel Jobs Act poche tutele per i lavoratori, il veto su Mattarella di Berlusconi, lo scontento del mondo degli insegnanti nonostante i centomila stabilizzati, l’integralismo cattolico sulle unioni civili contro la legge Cirinnà e lo sciagurato tentativo del premier di considerare il referendum un plebiscito su se stesso, hanno fatto in modo che crescesse velocemente il popolo del No. Se si aggiunge il polo dei grillini, della lega e l’opposizione della minoranza PD, si spiega che era difficile un risultato diverso da quello che nettamente e democraticamente ha segnato il 5 dicembre. Personalmente credo che nella vita bisogna rischiare. Un paese ha bisogno di riforme strutturali ben definite per crescere, giocando sul tempo e sullo snellimento delle procedure, siano esse perfette o meno. E non credo che il popolo del SI sia stato quello del sistema di potere. Renzi ci ha provato. Anche a fare sintesi su un sentimento storico della politica che poi si è rivelato incoerente, e cioè: la riduzione dei parlamentari, il superamento del bicameralismo paritario, l’abolizione delle Province e del CNEL. Motivazioni che mi hanno convinto a votare SI. Il fronte del NO ha diversi padri. Una coalizione innaturale difficile da battere per numeri e per sentimenti. A ciò va aggiunto la rabbia, la frustrazione, il malcontento e l’impoverimento. Eppure non si vede all’orizzonte nessuna idea forte per rispondere alla crisi del Paese. Non c’è l’ha Grillo che difronte alle realtà amministrative si trova in difficoltà come la paralisi di Roma e non c’è l’ha Salvini che prima di convincere gli amici delle sue capacità dovrebbe saper scrivere un programma. La Meloni parla sempre di inciuci, unico termine ricorrente nella sua dialettica. Le idee mancano anche alla minoranza PD che vive a volte più di contrapposizione che per proposte. La riforma poteva essere contestata, forse non era perfetta, ma non è entusiasmante nemmeno pensare che tutto resti sempre uguale. Le poltrone sono salve. Anche quelle di coloro che votando per il Si, probabilmente si auguravano una vittoria del NO. Siamo nel bel paese dove mediamente gli sciamani della morale cadono miseramente nelle loro stesse intenzioni. Ma ormai il voto è del passato e bisogna rispettare il risultato democratico dei tantissimi elettori. Ma soprattutto dobbiamo augurarci che a destra e a sinistra si mettano in campo proposte politiche per la gente e che nel PD si ponga fine alle risse senza quartiere. Per fortuna questa giornata è storica per la partecipazione appassionata dei cittadini. Sono loro che meritano una proposta di Paese credibile. Ed è inevitabile fare un passaggio sulle vere ragioni del NO nella nostra terra di Basilicata. Ragioni a mio giudizio sacro sante. Il NO è figlio della povertà, della frustrazione, delle difficoltà economiche e di una visione indifferente, rissosa e limitata della politica. Lo abbiamo detto spesse volte che nessuno è perfetto, ma una politica che non è incline al bene comune e che non si erge a cardine della giustizia è una politica sbagliata e perdente. Un sistema non funziona se viene adeguato alle esigenze delle filiere di pochi privilegiati che non devono combattere per arrivare a fine mese. La Basilicata ha perso e perde altre opportunità per le enormi chance avute soprattutto in tema di materia energetica. Se la riforma costituzionale è stata
bocciata, adesso si dimostri che la politica è in grado di essere l’artefice del futuro del cittadino con una gestione coraggiosa e corretta delle proprie risorse. Il posto di lavoro non diventi una lotta tra poveri senza quartiere dimenticati e oltraggiati. La politica, che ha già paura di andare al voto e che auspica un lungo governo di transizione, ristabilisca meriti e parametri di impegno e verità. La cosa pubblica non diventi centro del proprio potere e dei propri affari personali. La gente ormai ha una visione chiara della realtà e probabilmente il peggio deve ancora venire. Concludo ringraziando gli iscritti e simpatizzanti del PD locale che hanno contribuito a sostenere l’affermazione del SI. Il Partito si è schierato apertamente senza nascondersi. A molti di loro va il mio pensiero per essere stati spesso impegnati in tanti anni di battaglie politiche e spesse volte dimenticati. Ora è necessario che SI e NO parlino la stessa lingua, quella delle esigenze di un Paese che ha voglia di voltare pagina e uscire dallo spettro del baratro. È necessario accelerare per la Segreteria del partito in Basilicata perché non può essere tenuto in ostaggio il pensiero di quanti hanno il diritto di parlare e di esprimere le loro opinioni nelle sedi opportune. Facta non verba!

Ovidio Donnadio
Segretario PD Gallicchio
Consigliere Comunale PD



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