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Calcio giovanile: il sogno di Marco Lo Veci nel Potenza continua |
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12/08/2025
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| Il giovanissimo Marco Lo Veci, 13 anni di Sant’Arcangelo (PZ), dopo la bellissima esperienza vissuta nell’ultimo anno nel settore giovanile del Potenza, proseguirà nel vestire i colori rossoblù continuando così a vivere quello che per lui si può definire, un sogno. Terzino sinistro, anno 2012, fisico slanciato e con una determinazione da fare invidia ai calciatori più grandi, Marco oltre a godere delle sue doti innate e di una società come il Potenza Calcio che cura sotto ogni punta di vista il percorso di crescita dei suoi ragazzi, ha in dono l’aspetto più importante che si possa avere nella vita ovvero una famiglia che lo sostiene passo dopo passo, con gioia, entusiasmo ma anche sacrificio. Ed è proprio a casa di Marco, accolti da lui e dai suoi genitori che ci siamo recati per farci raccontare questa splendida avventura:
Allora Marco, cosa ci dici a proposito di questa nuova riconferma nel Potenza?
Sono davvero felice anche perché assieme a me sono stati riconfermati molti altri miei compagni di squadra.
Da questa risposta ci sembra di capire che ti sei trovato moto bene all’interno del gruppo.
Si abbiamo fatto amicizia e ci siamo divertiti tanto. All’inizio anche se andavamo d’accordo non ci conoscevamo e infatti in campo avevamo un po' di difficoltà però gli allenatori e lo staff sono stati davvero bravi e grazie a loro abbiamo imparato a giocare assieme. Ci tengo a ringraziarli perché ci hanno insegnato tante cose sia in campo che fuori.
All’inizio non vi conoscevate perché eravate tanti ragazzi provenienti da paesi diversi, giusto?
Paesi e squadre diverse. Siamo stati selezionati dai dirigenti e dagli allenatori che girano per i campi di calcio.
E come avete terminato la stagione?
Al quinto posto.
Non male direi.
Si anche perché noi partecipiamo al campionato nazionale quindi ci sono squadre forti.
Qual è la squadra più forte che avete affrontato?
Il Napoli.
Non è che lo dici perché contro il Napoli hai fatto il tuo primo goal?
No no (ride), erano i più forti e infatti hanno vinto il campionato.
Prima di arrivare al Potenza dove giocavi?
La mia prima squadra è stata la Santarcangiolese. C’era zio Pasquale (Pasquale Arleo, storico dirigente e referente del settore giovanile del club, chiamato da tutti “zio Pasquale”) che stava sempre attento e vicino, grazie a lui che era sempre li presente ho iniziato ad amare questo sport. Poi sono passato al Francavilla (in Sinni) e da li al Policastro. Quest’ultimo passaggio è stato fatto grazie al mister Massimo Borneo che dopo avermi chiesto di andare a giocare a Francavilla ha voluto che lo seguissi anche nell’altra squadra sempre allenata da lui.
E poi è arrivato il Potenza appunto.
Grazie a dei tornei disputati con il Policastro, sono stato visionato e selezionato dal Potenza.
Tra Francavilla e Policastro, hai viaggiato tanto?
Siamo stati spesso in giro ed è stato bello anche perché ho visto nuove realtà e poi abbiamo anche vinto diversi tornei.
Certo che andarsi ad allenare e giocare a Francavilla, Policastro e ora Potenza non sarà stato certo facile.
Per me è stato abbastanza facile (ride), magari per mio padre un po' di meno perché portarmi 3 volte a settimana a fare allenamento il pomeriggio dopo il lavoro per rientrare la sera tardi è faticoso però non c’è stato un solo giorno che mi abbia fatto pesare la cosa.
Questa è una fortuna che purtroppo non tutti i ragazzi della tua età hanno.
Si anche perché con lui è bello andare in giro e vederlo al campo mi da una carica in più. Quando andiamo a giocare in trasferta la società ci fa viaggiare in pullman quindi non è obbligatorio per i genitori seguire i figli, però lui c’è sempre e quest’anno in una sola partita non è potuto venire, quando abbiamo giocato contro la Salernitana e infatti è stata la mia peggior partita.
Quindi non dovrà più mancare in futuro. Ti dà anche dei consigli?
A dire la verità a mio padre non interessava il calcio e forse è anche per questo che mi piace tanto essere seguito da lui. Fa tanti sacrifici perché è felice di vedermi divertire assieme ad altri ragazzi, allenarmi e imparare a giocare, non mi chiede mai di più.
Ma di sostenitori in casa ne hai anche altri.
C’è mia mamma che è la mia prima tifosa e che quindi permette a me e mio padre di stare sempre fuori, anche se oltre alla felicità per le vittorie e i goal lei ci tiene tanto al fatto che io vada d’accordo con tutti e che mi trovi bene con i compagni e la società. Poi ci sono i miei fratelli, Michele e Luciano, più che tifosi sono i miei ultras.
Il prossimo anno inizierai le superiori e resterai lontano da casa per molti periodi.
A scuola sono anticipatore quindi mi sono iscritto al liceo sportivo. Vivrò in convitto.
Paure?
No nessuna anche perché ci sono gli altri compagni di squadra e poi i dirigenti della squadra sono sempre molto presenti.
Tornando al campo, qual è il tuo ruolo?
Terzino sinistro, sono mancino.
Ti ispiri a qualche calciatore?
Il calciatore che più mi piace in questo momento è Lamine Yamal, di ispirazione visto il ruolo invece dico Paolo Maldini.
Quindi ti vedremo magari un giorno con la maglia rossonera in serie A?
Magari! Però già adesso sto disputando dei campionati nazionali con una società che mi ha fatto capire quanto è importante essere seri sin da piccoli. Mi sono ritrovato assieme ai miei compagni, in una realtà nuova e bellissima e la mia felicità ora si chiama Potenza.
L’ultima domanda riguarda il numero di maglia. Ne hai uno al quale sei più legato?
Si, il 14.
Prima di salutare, catturati da rapporto di amore e unione espresso e confidato da Marco verso la famiglia ed in modo particolare verso il papà, suo compagno di viaggi e avventure, abbiamo chiesto ai genitori un loro pensiero sulle soddisfazioni ed il percorso che Marco sta vivendo. A risponderci, è proprio il papà, Nicola:
“Avete parlato di sacrifici, purtroppo quando ci sono le distanze è così, più che altro per via del lavoro dove alcune difficoltà poi possono venire fuori. Però sia io che mia moglie siamo sempre riusciti ad organizzarci e d’altronde ci rendiamo bene conto dell’importante opportunità che ha Marco. Non ci riferiamo al solo aspetto sportivo dove naturalmente auguriamo a nostro figlio il meglio possibile ma a tutto ciò che lo circonda. Negli anni passati abbiamo avuto la fortuna di incontrare splendide persone sia qui a Sant’Arcangelo che a Francavilla e Policastro ed ora che andrà a Potenza dove vivrà anche in convitto e studierà al liceo, siamo sereni perché sappiamo bene quanto la società e lo staff della squadra ci tenga alla crescita dei ragazzi dal punto di vista prima formativo e poi calcistico. C’è un’organizzazione eccezionale e tutto viene curato nei minimi dettagli con i ragazzi che hanno dei punti di riferimento importanti in ogni momento. Per questo la nostra famiglia ci tiene a ringraziare tutte queste persone che non possiamo nominare uno ad uno perché sono davvero tante.”
In ogni caso però Marco per giocare bene ha bisogno della sua presenza durante le partite.
“Quella non mancherà certamente anche perché oltre ai ragazzi a fare gruppo ci siamo anche noi genitori, soprattutto in trasferta dove la squadra viaggia in pullman mentre noi ci organizziamo con le macchine per passare tutti assieme una bella giornata di sport e allegria”.
Carlino La Grotta |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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