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La voce della Politica

Il 'Coordinamento per il cambiamento' su riapertura campionati

18/03/2021

L’andreottiana citazione secondo cui «organizzandosi, il tempo si trova sempre» parrebbe non adattarsi alla gestione federale dei massimi campionati regionali. Perché di tempo ne è passato, ma l’organizzazione continua a scarseggiare e siamo di fronte ad una palpabile trascuratezza istituzionale che continua ad essere irriguardosa nei confronti dei tesserati e del movimento dilettantistico nel suo complesso.
Pare che i campionati di calcio di Eccellenza possano riprendere, nonostante la Nazione versi in una pressoché totale “zona rossa”. Ogni Comitato Regionale, in ordine sparso, sta predisponendo il proprio format. Sembra che ognuno possa far quello che vuole. Ci si chiede se il gioco vale la candela e se una eventuale ripresa giovi davvero al calcio dilettantistico o serva solo a generare ulteriori esborsi a carico delle società. Il dilettantismo è animato unicamente dalla passione dei dirigenti che investono somme proprie e da quella dei tifosi che pagano il biglietto per sostenere i colori della propria città. Con gli stadi chiusi serve davvero correre tanti rischi di contagio per giocare dei campionati con le modalità di ripresa annunciate? Le deroghe ai regolamenti appaiono davvero poco “sportive”. Niente retrocessioni. Mini gironi con pochissime squadre solo per decretare chi salirà in serie D il prossimo anno. Le società che non vogliono proseguire il campionato possono farlo mantenendo la categoria, a patto che paghino per intero le tasse di iscrizione così come quelle che proseguono. Ci manca solo l'introduzione della regola del "Chi segna vince" e di quella del "portiere volante" e poi i massimi tornei dilettantistici regionali di calcio, saranno definitivamente trasformati in tornei parrocchiali.

L'assenza di retrocessioni al campionato inferiore (proprio come accade nella pur nobile terza categoria) renderà del tutto insignificanti i risultati della stragrande maggioranza delle partite, con prevedibili sviluppi sulla "fine" che faranno anche gli allenatori ed i calciatori più pagati (e più bravi), i quali inevitabilmente resteranno a casa o saranno costretti a rivedere all’estremo ribasso i propri “compensi”. Con quale spirito affronteranno le partite le società che sanno di non dover retrocedere? La competizione sportiva sarà inevitabilmente compromessa. Al fine di non minare la regolarità delle gare e per dare un minimo di senso a questa pur complicata (ed eventuale) ripresa dei campionati si sarebbe potuta prevedere, ad esempio, una retrocessione per girone (magari in seguito ai play-out) affinché tutte le squadre avessero motivo di lottare per evitare quantomeno l'ultimo posto. In estate poi, a bocce ferme, si sarebbe potuto pensare a risistemare gli organici di Promozione. Il nostro pensiero va anche a quelle società di serie D che retrocederanno in Eccellenza dopo aver affrontato 34 partite quest’anno con tutti i rischi connessi. Immaginiamo che tali squadre non saranno affatto contente di essere “superate” di categoria da società che vincono l’Eccellenza giocando una quindicina di partite, molte delle quali contro squadre imbottite di giovanissimi.

Ma veniamo alla vil pecunia. Chi pagherà i tamponi settimanali pre-gara? Chi anticiperà tali cospicue somme? Si è chiesto alle società di decidere sulla ripartenza senza esser chiari su questo punto decisivo. Si è rimandato alle decisioni governative, come se la LND ed i singoli Comitati Regionali non avessero un proprio bilancio dal quale attingere. E con quale coraggio il Consiglio Direttivo LND intende chiedere alle società (anche a quelle che non intendono riprendere) l’integrale pagamento dei costi di iscrizione ai campionati? Ricordiamo che la LND dovrebbe provvedere, anzitutto, alla restituzione di quanto per intero percepito dalle società lo scorso anno (s.s.19/20), senza che i campionati volgessero al termine.

Per risolvere ogni problematica ci vuole competenza e capacità. E soprattutto, nei casi più ostici, ci si deve sporcare le mani (avendone voglia) e metterci la faccia, andando oltre gli abiti blu e le cravatte in ordine. Se chi è al timone ritiene che vi siano le condizioni per ripartire, tutte le società sarebbero dovute esser messe nella condizione di ripartire. Non si può conferire alle società la “facoltà” di partecipare o meno alla prosecuzione dei campionati, addossando su di esse rischi e responsabilità. Oppure si potrebbe trovare il coraggio di alzare bandiera bianca e confessare che si è (e si è stati) inadatti a gestire il calcio dilettantistico e quello di base (poveri settori giovanili!) durante questa maledetta pandemia. Tanto alla fine, gli artefici di questo stucchevole ping-pong saranno stanati. Ed allora l’intero movimento dilettantistico nazionale comprenderà di essere stato solo uno strumento utile a rincorrere il potere. L’ostentata chiusura verso forze nuove e innovatrici sta per generare uno tsunami che finirà per coinvolgere e schiacciare gli stessi promotori di tale condotta.

Il presidente FIGC Gravina è nelle condizioni di poter agire con fermezza dinanzi a cotanto pressappochismo. Lo faccia e dia concretamente prova di esser di una pasta diversa rispetto a chi ha tanto criticato in assemblea nazionale.

Il grande Charlie Chaplin affermava che «il tempo è un grande autore, scrive sempre il finale perfetto». E’ per questo che il nostro impegno resta integro e solido.
Coordinamento per il cambiamento

Avv. Angelo Mario Esposito (Basilicata) – Avv. Vincenzo Cirillo (Campania) – Dott. Luca Fiorucci (Umbria) – Avv. Giulio Destratis (Puglia) – Geom. Roberto Iannuzzi (Abruzzo)



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