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Matteo 28, 13 |
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8/04/2012 | “Passato il sabato , all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un Angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa…Ma l’Angelo disse alle donne: non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere dov’era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. La posizione dell’uomo moderno nei confronti della Chiesa e della religione cristiana è sicuramente al passo coi tempi, e non potrebbe essere diversamente visto che gli uomini cambiano nelle coscienze e nei modi di sentire, anche per ciò che riguarda la religione. Ma qui insorge un problema di coerenza: o si crede, o non si crede. In occasione della imminente Pasqua troviamo su giornali e televisioni, anche questo segno dei tempi, al posto delle immagini evocative della passione del Signore sulla croce, grafici ed inserti che celebrano l’agonia della fede cattolica e della Chiesa. La cosa singolare però è che il tutto viene condito con una salsa di fede fatta in casa che serve a mantenere vivo il sentimento religioso in un’ottica indipendente dall’ortodossia della Chiesa. Tutto questo riassume in sé il carattere di superficialità che contraddistingue i valori nel nostro tempo. Non sapremmo dire se a creare questo mutamento sia stato il processo di secolarizzazione o la Chiesa stessa con le sue scelte e i suoi indirizzi. Di sicuro lo smarrimento in cui il fedele è stato trascinato dallo scollamento, sempre esistito, tra la predicazione evangelica e la condotta di molti ministri dl culto ha determinato un atteggiamento critico da parte dei praticanti, che in un’epoca di libero scambio di opinioni e di uso commerciale delle notizie, ne ha fortemente danneggiato l’immagine. Ma appare ancora più discutibile il tentativo della stessa Chiesa di adeguare la fede alla società dei consumi, cosa che potrebbe avere nel medio termine esiti catastrofici per la stessa istituzione ecclesiale. Il concetto che vogliamo rimarcare è che il processo di evangelizzazione origina dalla “Parola” e non dall’interpretazione che di volta in volta ne viene fornita. L’esigenza della Chiesa di fare proseliti tra i giovani, che con le loro associazioni ne dovrebbero garantire un prospero futuro, o di barcamenarsi tra le varie correnti politiche che di volta in volta la tirano per le sottane, si è tradotta in un rimodellamento dei costumi della gerarchia ecclesiastica sopra quelli di una società consumistica e capitalistica. La stessa dottrina sociale ne è stata contaminata, tendendo sempre più a fornire una motivazione antropologica e sociologica alle proprio scelte in luogo di una vera e propria investitura nel compito di propagazione del Verbo. Certo, dai tempi di Marsilio Ficino si è avuta una lenta e inesorabile erosione di quella visione secondo cui è dal logos divino che nasce la pia philosophia che si traduce in una docta religio. Ma questo è anche l’unico modo per rendere credibile l’intero impianto su cui poggia l’autorità della Chiesa. Qualunque assoggettamento dei principi fondamentali della fede all’uomo o alle società non può che rappresentare l’inizio della fine. A tutti coloro che invece credono di poter sfornare una propria religione, così come si fa con un biscotto, seguendo una ricetta innovativa, se sentono in sé il germe della fede consigliamo di ripensare al vangelo di Matteo, cap. 28 che qui riportiamo: “Apparizione in Galilea e missione universale. Gli undici discepoli intanto andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “ mi è stato dato ogni potere, in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo””. Tale, per chi crede, è l’investitura ufficiale dei discepoli da parte di Cristo. Tale, e non altri, è il compito della Chiesa che Li ospita: la parola di Dio è nella Chiesa e l’accesso al cristianesimo passa per i sacramenti. Certo la Chiesa , prima ancora del popolo, deve tener conto della grande responsabilità che il proprio ministero comporta. Dio e non l’uomo ha dettato i canoni evangelici attraverso la predicazione del proprio Figlio e non sta all’uomo modificarli ne sostituirli: esso può solo accettare o rifiutare il messaggio evangelico. Alla Chiesa dunque il compito di tenere distinte la dimensione umana da quella divina, stando essa stessa attenta a non tradirne i precetti. A nostro avviso non sono indispensabili eserciti di sacerdoti; potrebbe bastare anche un solo predicatore a cui, come fu per il Battista, venga affidato il compito di convertire il mondo. In questo modo la fede sarà salva e la parola di Dio rispettata, e a coloro che vorranno intraprendere la difficile via della missione apostolica dovrà essere ben chiaro il proverbio latino “ verba volant exembla trahunt”, prima che tutto si perda per sempre.
Antonio Salerno
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