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ArtePollino al MAXXI per parlare di cultura,territorio e di processi di sviluppo

10/11/2016

L’11 novembre 2016 nella sala Guido Reni del MAXXI (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo) di Roma, nell’ambito del workshop Città Come Cultura si parlerà dei progetti di arte e architettura e della cultura come contaminazione e risultato di un lavoro di gruppo. L’associazione ArtePollino è stata invitata a raccontare la propria esperienza e il proprio punto di vista e a confrontarsi con altre realtà nazionali.
L’occasione sarà importante non solo per parlare di ciò che è accaduto nel 2008/2009 nel versante lucano del Parco Nazionale del Pollino con il progetto ArtePollino Un Altro Sud, ma soprattutto per stimolare una riflessione e un confronto sul tema dei processi culturali come strumento e strategia di sviluppo e rigenerazione.
Come può un’area interna dare vita a un processo culturale in grado di trasformare le debolezze in opportunità, e in che modo la creatività può diventare motore di rigenerazione per un territorio, per di più periferico?
A partire da queste domande vogliamo stimolare una riflessione condivisa sulla relazione fra arte, cultura, natura e sviluppo di un territorio, in un’area protetta e sul ruolo delle istituzioni pubbliche e dei soggetti privati nei processi culturali.
L’idea è quella di portare l’attenzione su un progetto di sviluppo, come ArtePollino Un Altro Sud, così importante e così difficile da realizzare e portare avanti, un progetto che fuori regione suscita interesse, mentre nel contesto in cui è nato e si è sviluppato, trova scarsa condivisione. Dopo otto anni di lavoro svolto sul territorio lucano e non solo, dopo incontri, dibattiti, relazioni e sfide, siamo sempre più convinti che investire in cultura nelle aree marginali sia una necessità.
Se da un lato queste aree scontano il prezzo di essere lontane dai grandi centri, prive o carenti di servizi culturali, deboli dal punto di vista del sistema produttivo, dall’altro sono ricche di risorse paesaggistiche, storiche e soprattutto umane che possono, anzi, devono trasformarsi in opportunità di sviluppo, adottando nuovi punti di vista, guardando il territorio con occhi diversi, aprendosi ai nuovi linguaggi e alle contaminazioni.
E’ questa secondo noi la sfida più grande per la nostra area, l’alternativa possibile a un luogo comune che rischia di mortificare le sensibilità e le eccellenze creative presenti se non viene affrontato con soluzioni alternative.
In un’area depressa e periferica, la cultura deve essere necessariamente contaminazione e vedere il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio: creativi, comunità locali, istituzioni pubbliche e privati. Questo lavoro di rete è fondamentale per uscire dall’isolamento e dalla convinzione che in un’area interna non possa esserci sviluppo. E in questo lavoro di gruppo il Pubblico deve avere un ruolo importante, dando continuità ai progetti avviati. La strada è quella di aprirsi agli stimoli esterni e osservare il territorio con gli occhi dell’arte.




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