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PRESENZA LUCANA:incontro sui 70 anni del libro Cristo si è fermato a Eboli

6/11/2015

E’ con gran piacere che Presenza Lucana, dopo aver festeggiato i 100 anni dalla nascita dell’artista piemontese, nel 2002, con una serie di tre appuntamenti di rilievo, nell’arco dell’anno, ha sentito il bisogno di ripresentare, a settanta anni dalla sua prima pubblicazione, il testo capolavoro della letteratura del Novecento: “Cristo si è fermato a Eboli”. A voler fare un gioco di numeri formato dalle date e coincidenze del testo e dell’Autore, se ne scoprirebbero tre:
80 (1935) l’anno in cui Levi fu inviato al confine; Prima a Grassano e poi ad Aliano;
70 (1945) anno della prima pubblicazione Einaudi editore, del testo “Cristo si è fermato a Eboli”;
40 (1975) gli anni della scomparsa di Levi.
I relatori saranno:
• Pierfranco Bruni, (poeta, scrittore, saggista, giornalista) uno dei più attivi studiosi italiani degli ultimi anni.
• Marilena Cavallo (Docente al Liceo Moscati di Grottaglie, studiosa e saggista). In questo periodo ha ricevuto un ambito Premio “Giuseppe Calogero”, come studiosa, che ritirerà a Reggio Calabria il 19 Dicembre.
Sono previsti gli interventi di:
• Sindaco di Grassano: Francesco Sanseverino.
• Sindaco di Aliano: Luigi De Lorenzo.
Le letture saranno proposte da
• Mario Calzolaro, fine dicitore, da moltissimi anni vicino all’Associazione. Ha pubblicato in questi giorni un testo poetico dal titolo: Terra mia, ascolta t’ascolto, con prefazione di PierfrancoBruni.
Quando si torna a parlare di un testo, già a lungo illustrato, con tanti motivi studiati e proposti, si ha un senso di difficoltà iniziale. Cristo si è fermato a Eboli, come un Vangelo, era entrato nelle case dei lucani che volevano scandagliare per trovare, antropologicamente, come un torinese, “U forestiere” li avesse presentati all’esterno. E’ stato grazie a questo libro denuncia della condizione meridionale, a distanza di molti anni, dalla visita di Zanardelli e della legge sulla “Questione Meridionale”, che i lucani avevano scoperto che nella dialettica politica nazionale esisteva anche la loro regione.
I lucani sono profondamente grati a quest’uomo del Nord, che solo la casualità, data da un “confino” di polizia (“pericoloso per l’ordine nazionale per aver svolto attività politica tale da recare nocumento agli interessi nazionali”), negli anni più bui della storia d’Italia, portò, con altre migliaia di cittadini, intellettuali, nel sud. La Basilicata era ancora terra somigliante, in alcuni punti, a un paesaggio lunare, bruciata dal sole, incoltivata, malarica nelle sue vallate e con i paesi che spuntavano all’improvviso sui cucuzzoli di colline argillose (i calanchi) con strade tortuose, simili a tratturi appena accennati da un continuo calpestio di asini e muli, ai cui bordi cresceva solo la gramigna (Agropyrum repens)!
L’uomo Levi guarda stupito a questa nuova realtà e osserva con l’occhio attento e scrutatore del pittore, le montagne con i calanchi, la solitudine e la miseria degli abitanti dei paesi, arroccati sulle colline, ascolta le storie dei briganti, delle fate, dei lupi mannari e le annota per raccontarle, dieci anni dopo, nel romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli”, che è essenzialmente un libro rivelatore della Lucania e suscitatore d’interesse per la stessa regione e per i suoi “cristiani”.
Pochi non hanno apprezzato i toni gravi con i quali Levi aveva descritto la realtà di un mondo, tanto antico e diverso in cui si era trovato catapultato, suo malgrado, per problemi politici. “Le case dei contadini sono tutte uguali, fatte di una sola stanza che serve da cucina, da camera da letto e quasi sempre anche da stalla per le bestie…”

In una lettera scritta alla madre, inizialmente, confessa di avere difficoltà: “A rendere concreto, in immagini, il paesaggio che circonda Grassano”.
In seguito in un’altra epistola scrive: “Umili sono i colori di questa terra e proprio in quest’umiltà è la sua bellezza..”
Forse Levi ha dato l’inizio a quella trasformazione di Matera che l’ha portata a essere stata scelta come Capitale Europea della Cultura. Nel 1952 così scriveva a proposito della città.
“Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà. Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua bellezza”.
…E così è stato!


Michele Santoro



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