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Recensione libro:Irene Tinagli “Un futuro a colori” |
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6/09/2014 | Il libro di Irene Tinagli “Un futuro a colori”, edito dalla Casa Editrice Rizzoli, parla della “generazione del boom”, quella dei nati nel secondo dopoguerra e cresciuti negli anni della ricostruzione, della crescita economica, del rock’n’roll e delle grandi aspettative per il futuro.
Poi arrivò la “generazione X”, quella dei nati negli anni Sessanta, i primi ad
Quindi fu la volta dei millennials: i ragazzi del nuovo millennio, i più istruiti rispetto agli altri, pieni di lauree, master e studi all’estero sperando di trovare un lavoro adeguato.
E invece, pochi anni dopo, qualcosa comincia a scricchiolare, ad incrinare questo continuo crescendo di generazioni che hanno sempre qualcosa in più delle precedenti.
I ragazzi che avrebbero dovuto mangiarsi il mondo a un tratto sembravano esserne diventati preda indifesa.
L’età in cui muovevano i primi passi nel mondo del lavoro ha iniziato ad allontanarsi sempre più, mentre quella in cui vivevano a casa dei genitori, ad allungarsi indefinitamente.
Anche i commentatori, i politici e gli analisti hanno iniziato ad accorgersi che qualcosa stava cambiando.
E a usare terminologie molto meno lusinghiere per etichettare le nove generazioni.
Nel 2005, il noto “Time” titolava: “Generazione Twixter: giovani adulti che non vogliono crescere.
Il termine twixter stava ad indicare persone intrappolate in uno stato di mezzo, metà adolescenti e metà adulti.
. A volte venicome da tradizione americana lasciavano la famiglia
al momento dell’iscrizione all’università, ma poi vi rientravano perché non avevano voglia (o i mezzi) per mantenersi da soli.
Un fenomeno che si è rapidamente propagato anche negli altri Paesi.
In Italia, seguendo un’espressione resa popolare nel 2007 dall’allora Ministro dell’Economia Padoa-Schioppa, vennero ribattezzati “bamboccioni” giovani adulti incapaci di staccarsi dalla famiglia di origine, restii ad assumersi responsabilità e buttarsi nel mercato del lavoro.
Da allora la situazione occupazionale è peggiorata e molti giovani diplomati o laureati sono stati cosretti ad emigrare all’estero nei paesi dove la situazione economica è migliore.
Biagio Gugliotta.
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