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A Potenza la 17. Edizione del Città delle 100 Scale

1/09/2025

La 17. edizione del Città delle 100 Scale Festival si conferma tra le più significative del panorama
italiano. Si svolgerà prevalentemente a Potenza da settembre a dicembre 2025, come da tradizione.
Il festival avrà inizio lunedì 8 settembre con uno spettacolo dal forte impatto poetico e civile: “La Zona
Blu. Una lettura di appunti dai confini dell’Europa” di KEPLER-452, in scena al Teatro
Francesco Stabile. Il testo, scritto e interpretato da Nicola Borghesi, con video di Enrico Baraldi,
si basa su appunti di viaggio e materiale video raccolti durante una missione di soccorso nel
Mediterraneo centrale a bordo della nave Sea-Watch. Il lavoro riflette sull’esperienza di trovarsi ai
margini dell’Europa, confrontandosi con la realtà dei soccorsi e lo spaesamento che ne deriva.
Il secondo appuntamento è previsto per il 10 settembre nello straordinario scenario del Parco
Archeologico di Venosa – Incompiuta, con Claudia Castellucci e la performance “Verso la
specie” (Inizio spettacolo ore 17.30) Coreografia: Claudia Castellucci, Danzatori: Guillermo De
Cabanyes, Silvia Ciancimino, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann. La stessa
Castellucci ha scelto personalmente il luogo tra quelli proposti, ritenendolo in profonda risonanza con la
performance. Il Festival si pone l’intento di offrire un panorama significativo del teatro, della danza e
delle arti performative italiane ed europee, accogliendo artisti e artiste vincitrici di numerosi premi
nazionali e internazionali.

Tra le presenze in programma:
Muta Imago – Tre sorelle
Daria Deflorian – La vegetariana
Giorgina Pi – Nata vicino ai fantasmi. Nata tempesta
H2Teatro | Dino Lopardo – Gelo
Rabih Mroué – Riding on a cloud
Il festival collabora e partecipa all’Autunno Letterario promosso dell’amministrazione comunale di
Potenza. Rinnova la propria vocazione territoriale, attraverso collaborazioni con realtà attive sul
territorio regionale, e torna a Matera in sinergia con lo IAC (Centro Arti Integrate) con un focus
intitolato “Il teatro che danza”, dedicato alla giovane danza d’autore, che si terrà nel quartiere La
Martella. Come ogni anno, il Festival si interroga sulle problematiche esistenziali, politiche e culturali
contemporanee, offrendo punti di vista artistici, critici e di alto profilo culturale. Inoltre, grazie alla
collaborazione con i circuiti di lettura della città, si approfondirà il legame tra letteratura e teatro. “La
scelta artistico-spettacolare del festival” – dichiara Giuseppe Biscaglia, condirettore artistico
insieme a Francesco Scaringi – “ha voluto giocare su molteplici, e talvolta divergenti, proposte
spettacolari. Un percorso che, attraversando le varie dimensioni del tragico e del comico, mette in
relazione forme espressive provenienti da ‘tradizioni’ del contemporaneo e opere innovative che si
confrontano con la tecnica e le nuove forme di azione estetica, ponendo al centro il pubblico come
soggetto attivo. Il festival quest’anno non ha una parola chiave come titolo come nelle passate
edizioni. Il focus è il festival stesso: un’occasione per riflettere sul senso e sulla funzione che
manifestazioni come la nostra possono avere, oggi, soprattutto alla luce delle recenti scelte politicoculturali del Ministero della Cultura. Il nostro sarà un lavoro di resistenza, a partire da una messa in
discussione di sé, per delineare una nuova traiettoria, come ribadiamo nel nostro manifesto.” “Molte
esperienze - ribadisce Francesco Scaringi - un tempo dirompenti si stanno affievolendo, sostituite da
format ripetibili, rassicuranti, già digeriti. Il percorso artistico cede il passo al prodotto finito. La
sperimentazione lascia spazio all’accondiscendenza. Anche il nostro festival si trova a interrogarsi
sul senso e sulla funzione della propria presenza. Riconoscere che alcune modalità operative, per
quanto consolidate, sono ormai funzionali a logiche che nulla hanno a che vedere con l’urgenza
artistica. Molte operazioni, etichettate come ‘rigenerazione urbana’ o ‘turismo culturale’, si presentano
come esperienze relazionali, ma spesso si riducono a semplici abbellimenti. L’arte rischia così di
diventare uno strumento di marketing territoriale: piacevole, ma innocuo, perdendo la sua forza
trasformativa.”



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