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Farneta inaugurazione monumento a Giorgio Castriota "Scanderbeg" |
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12/08/2025 | Domani alle 19.00, a Farneta, il più piccolo paese arberesh d’Italia, in provincia di Cosenza, si incontreranno alcune comunità di origine albanese della Calabria e della Basilicata per inaugurare un monumento a un eroe nazionale, ma leggendo tra le righe della storia, all’eroe che per certi versi contribuì a disegnare l’Europa di oggi. Tra i protagonisti della giornata ci sarà l’architetto Martino Licursi, ambientalista, saggista, scrittore. Il noto professionista, vuole raccontarci un incontro importante, un incontro in grado di realizzare un sogno di comunità e di popolo. Si ricorderà con un bassorilievo – dice- un’area, quasi un altare della memoria, un personaggio entrato nella leggenda, si tratta di Giorgio Castriota "Scanderbeg" Gjergj Kastrioti Skënderbeu”. Scanderbeg, principe albanese e re d'Epiro. Abile condottiero, stratega e diplomatico, scrisse pagine eroiche, imprese che sono diventate leggenda, canzoni, nenie. Difese con tutte le sue forze l'Europa cristiana dall'invasione islamica. Un contributo fondamentale, riconosciuto dalla Chiesa e da papa Callisto III, che lo definì Athleta Christi et Defensor Fidei (Atleta di Cristo e Difensore della Fede). “Dal primo momento che ho conosciuto il caro dott. Ildo Pozzo – ricorda Licursi- è scattata quella empatia che mi ha permesso di capire che a nostra insaputa elaboravamo un progetto in comune. Dai nostri ragionamenti ho constatato che le idee collimavano e si sposavano perfettamente. Ho visto in lui la persona che avrebbe potuto dare continuità alle mie idee e realizzarle, visto il mio allontanamento per vicissitudini personali e lavorative dal mio luogo natio. Dalla nostra lunga frequentazione – sottolinea- venni a conoscenza che anche le sue origini erano arberesh e le sue radici si nutrivano di linfa proveniente da quel Condottiero che permise ai nostri avi di respirare aria di libertà. Successivamente mi manifestò l’idea di voler omaggiare Farneta con l’immagine del suo illustre antenato: una magnifica effige in basso rilievo su pietra leccese”. L’ angolo della memoria arberesh sarà scoperto all’imbrunire, quando il caldo si accompagna a un lieve soffio di vento e il cielo si tinge dei colori dell’arcobaleno. Il magnifico lavoro, opera del maestro Emanuele Nassisi, sarà benedetto da Zoti Sergio Straface, della Parrocchia di Farneta. Subito dopo i saluti del sindaco di Castroregio, Alessandro Adduci; toccherà, poi, a Rocco Introcaso, sindaco di Montegiordano, portare i saluti della sua comunità e dell’Unione dei Comuni Montani “ Aree Interne Alto Jonio”, in qualità di presidente, a seguire gli interventi di Francesco Napoli, assessore delegato per la frazione. Non mancheranno gli storici, che parleranno di Farneta, di feudi, di sacrifici e sogni. Per questo, saranno presenti l’architetto Martino Licursi, Alessandro Laporta, il professore Vincenzo Toscani, nonché commendatore della Repubblica Italiana e Michele Ferragine. Chiuderà gli interventi Umberto Palazzo, antropologo. Tra le personalità di rilievo, il professore Maurizio Specchia, per la decorazione del monumento. Alla cerimonia saranno presenti i sindaci di San Paolo Albanese, Mosè Antonio Troiano e Renato Iannibelli, primo cittadino di San Costantino Albanese. Non mancheranno i parroci di Castroregio, di San Paolo Albanese e di San Costantino Albanese. Farneta, così come Castroregio, San Paolo Albanese e San Costantino Albanese da sempre custodiscono lingua, storie, storia e tradizioni. Il
piccolo paese, dai suoi mille metri, circa, veglia su colline, natura, genti, mentre l’occhio scruta quel mare, lo Jonio, che fu un tempo via e culla di civiltà. Così scriveva il giornalista e scrittore Domenico Licursi: «Intra colline e piani al piè del monte, cheta, e dal frastuon lontana s'erge Farneta. [...]» Questi versi, domani pomeriggio, accompagneranno un incontro che cercherà di spiegare, ma allo stesso tempo di ricordare la storia di un popolo venuto da lontano, ma in grado di mettere radici forti nella terra dell’accoglienza, in grado di scrivere con le sue donne, con i suoi uomini alcune delle pagine più belle del Risorgimento e della Repubblica italiana. La storia dei paesi – come ci insegnano illustri ricercatori– si identifica con la storia delle singole persone. Legare la vita dei singoli alla vita dei paesi è il sale di ogni comunità. “ Quel sale – dice Ildo Pozzo -che dà sapore alle cose, che lega sangue, vita e sentimenti”. Parlare di paesi significa parlare di persone, delle relazioni emotive e sociali che legano gli individui tra di loro. Luogo come struttura di sentimenti” che diventa tanto più forte quanto più si è distanti dal luogo in cui si è nati e vissuti. “Una serie di coincidenze, di casualità - ci tiene a ricordare il dottore Pozzo - mi hanno portato a una relazione intima con il mondo arbresce, un vero e proprio ritorno a casa. Mia madre era Francesca Castriota Scanderbeg d’Albania, del ramo primo genito. Durante la ceromonia – rende noto- chiederò al Sindaco di intestare l’area ad Andronica Comnena, conosciuta anche come Donica Arianiti, era la moglie di Giorgio Castriota, che tutelò le popolazioni accolte nel Regno di Napoli. Una figura di una forza e di una modernità incredibili”. Bisogna partire dalle radici, dunque, per avviare un percorso forse impervio, certo, ma necessario, un cammino che porta alla ricerca di se stessi. Un processo intenso, per certi versi intimo, ma capace di aprire la mente e il cuore. Uno spaccato di storia e di storie che si tengono per mano. Ricordi di vita, di sacrifici, di passioni, di storie vissute come donne, uomini e comunità. Ricordi che ancora oggi si ascoltano attraverso magnifiche melodie, suoni, racconti, suggestioni. Una comunità resiliente che non smette di sognare, di lavorare, di guardare al futuro con slancio e passione, mentre lo sguardo e la mente travalicano, da sempre, i monti e il mare, per incontrare, anche se solo con il pensiero, la terra dall’aquila nera, dove un tempo, ormai lontano, tutto ebbe inizio.
Vincenzo Diego
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