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Sant’Andrea Avellino avvocato |
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12/08/2021 | Nel 1547 Lancellotto Avellino lasciò il suo paese natale, partì per Napoli e si iscrisse all'Università per studiare giurisprudenza civile e canonica.
L’anno dopo cominciò a frequentare un corso di esercizi spirituali tenuti dal gesuita spagnolo Diego Lainez. Tale esperienza gli causò una profonda crisi, da lui chiamata “conversione”; diede una nuova impostazione alla sua vita: continuare gli studi giuridici, ma rinunciare alla laurea; dominare i moti istintivi; progredire ogni giorno di più nella via della perfezione; dedicarsi totalmente a Dio abbracciando lo stato religioso della famiglia teatina.
Lancellotto utilizzò la sua cultura giuridica solo per patrocinare le cause dei poveri innocenti.
Però un giorno, mentre stava difendendo un suo amico prete, nel Foro Ecclesiastico di Napoli, per fargli vincere la causa ricorse ad una bugia.
La sera, quando aprì la Sacra Scrittura, lo sguardo cadde sul passo della Sapienza “la bocca che mentisce, uccide l’anima”.
La mattina dopo riferì tutto al suo confessore. Si pentì per aver utilizzato il suo sapere per piacere ad un amico e far dispiacere a Dio. Se il patrocinare le cause altrui mette in pericolo la propria anima è meglio abbandonare i tribunali e i giudici. Il suo tempo lo avrebbe impiegato per pregare e per gli esercizi di penitenza e di carità.
Quella bugia trasformò la vita dell’Avellino e non solo.
Dagli atti del processo di beatificazione risulta che, un giorno del 1602, gli avvocati Tommaso Pelliccioni napoletano e Andrea Molfese di Ripacandida si ritrovarono, insieme ai dottori Paolo Staivano e Antonio di Loffredo, in una libreria di Napoli. Mentre erano intenti a studiare materie riguardanti la loro professione, giunse Padre Andrea Avellino, ormai ottantunenne, accompagnato da un fratello laico. Gli amici degli avvocati riferirono che detto Padre era un uomo molto santo e di vita austera ed essi si mossero per ossequiarlo. Padre Andrea si fermò a parlare con il suo amico Paolo Staivano e sentendo che studiavano moderni libri di legge alzò gli occhi al cielo e disse: “Eh Dottori di legge, dicono la bugia” e raccontò quanto gli era accaduto anni prima per far vincere la causa ad un suo amico. Il suo racconto impressionò molto i presenti.
I due avvocati considerarono che se don Andrea per difendere la causa di un prete innocente era caduto nel vizio della bugia, con maggiore facilità mentiranno quegli avvocati che pensano solo ad arricchire sé stessi, più che a risolvere i problemi dei loro clienti.
L’avvocato Pelliccioni, che era già intenzionato a lasciare il mondo, dopo quell’incontro entrò nell’Ordine dei Teatini, lo stesso al quale apparteneva Padre Andrea Avellino. La stessa cosa fece anche Andrea Molfese.
Il Santo è patrono degli avvocati e degli uomini di legge.
Nicola Arbia
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