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Basilicata, consultori in crisi: Uil chiede più risorse e personale |
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13/10/2025 |
|  I consultori familiari in Basilicata sono sempre meno: in dieci anni sono passati da 40 a 28 strutture, con risorse insufficienti per prevenzione, educazione sanitaria e sostegno psico-sociale. Secondo l’indagine Uil, la spesa complessiva destinata ai consultori è solo l’1% della spesa distrettuale. I sindacati chiedono un aumento delle risorse, nuovi standard di personale, stabilizzazione dei precari e piena attuazione di DM77 e Legge Regionale 29/2017 per garantire servizi vicini ai cittadini. Segue comunicato della UIL I consultori in Basilicata non hanno strutture sufficienti e risorse adeguate a svolgere il proprio ruolo strategico di prevenzione, educazione sanitaria e sostegno psico-sociale. A lanciare l’allarme è l’indagine della Uil sulla capillarità del sistema dei consultori e sulle risorse a loro disposizione, che ha preso in esame i dati del Ministero della Salute (Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale), dell’Istat e dei Rendiconti consuntivi 2023 delle Aziende Sanitarie Locali (ASL). Nella nostra regione i consultori passano in dieci anni da 40 del 2014 a 28 (12 in meno) con una media di poco superiore ad un consultorio ogni 19mila abitanti. Secondo l’indagine Uil la spesa complessiva sostenuta è di 7,8 milioni di euro su 745 milioni destinati all’assistenza distrettuale (1%). L’Asp spende 4,7 milioni (0,9% spesa distrettuale) e l’Asm 3,1 milioni (1,3%). Fin dalla loro istituzione, con la storica legge n. 833 del 1978 sul Servizio Sanitario Nazionale, i consultori familiari sono stati uno snodo essenziale del welfare pubblico, non solo per la salute della donna e la sua autodeterminazione - sottolineano Santo Biondo e Ivana Veronese segretari confederali Uil - ma per l’intero sistema di prossimità. Sono strumenti preziosi di prevenzione, educazione e inclusione, radicati nella comunità e capaci di leggere i bisogni complessi dei territori. Accompagnano le famiglie, sostengono la genitorialità e i minori, forniscono assistenza alle persone migranti per la tutela della loro salute fisica e psicologica, e promuovono l’integrazione sociale e sanitaria. Depotenziarli – hanno rimarcato i due segretari della Uil - significa indebolire la sanità pubblica e mettere a rischio i diritti fondamentali delle persone. Serve, dunque, con urgenza, un incremento del Fondo Sanitario Nazionale adeguato al rapporto spesa sanitaria/PIL dei Paesi Europei più industrializzati che sia vincolato, in parte, all’aumento delle risorse per il funzionamento dei consultori. Ma non solo: bisogna anche rivedere i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per macroaree e introdurre, accanto ai LEPS di servizio, i LEPS di personale. Veri e propri standard minimi di staffing, che stabiliscano rapporti tra operatore e utenti inderogabili. È l’unico modo per garantire diritti effettivi e prevenire quella spirale di burnout che oggi – hanno spiegato Biondo e Veronese - spinge molti professionisti ad abbandona il settore. A ciò, va aggiunto un piano straordinario di stabilizzazione del lavoro precario e un investimento serio nella formazione continua, da finanziare strutturalmente, affinché le competenze possano stare al passo con l’evoluzione dei bisogni sanitari e sociali. “Anche questa indagine – commentano i segretari regionali Uil e UilFpl Vincenzo Tortorelli e Giuseppe Verrastro – confermano quanto stiamo chiedendo da tempo: serve una sanità che metta al centro le famiglie e le persone, con più personale e competenze, radicata nei territori e capace di prevenire i problemi prima che diventino emergenze. E tra le priorità indicate ci sono i consultori, il potenziamento della prevenzione, modelli di gestione integrata nelle aree interne e la promozione del benessere, in particolare con l’invecchiamento attivo. Le proposte del sindacato si articolano su tre direttrici: aumentare i servizi di prossimità e le campagne informative, attivare équipe multidisciplinari e soluzioni di teleassistenza per le zone più fragili, e dare piena attuazione alla Legge Regionale n. 29/2017 sull’invecchiamento attivo, tramite centri di comunità, reti sociali e percorsi personalizzati per gli over 65. Inoltre, non è più rinviabile la piena attuazione del DM77 che, ad oggi, vede ancora in dubbio l’apertura delle Case di Comunità, previste dalla Missione 6 del Pnrr. Sono strutture fondamentali per garantire la prossimità delle cure e l’integrazione sociosanitaria, ma a fronte delle 19 Case di Comunità previste dal Piano, attualmente nessuna è entrata in funzione. Serve uno Stato sociale più efficiente e con più risorse, di cui i consultori siano parte integrante, per assicurare la presa in carico multidimensionale dei bisogni delle persone e delle famiglie affinché – hanno concluso i due segretari - i diritti sociali non siano soltanto enunciati, senza essere davvero esigibili”. |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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