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CDAL Tursi-Lagonegro: no al declino delle aree interne

26/08/2025



La Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali di Tursi-Lagonegro si pronuncia sul Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne La Consulta delle Aggregazioni Laicali della Diocesi di Tursi-Lagonegro, espressione del laicato associato che intende ispirare la propria azione ai principi della Costituzione e del Vangelo, ha preso in attenta considerazione il nuovo Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI), 2021-2027, tenendo conto che la nostra Diocesi e l’intera regione Basilicata sono in gran parte costituite da piccoli paesi a bassa consistenza demografica. Apprezza i principi dichiarati in premessa e l’esplicita dichiarazione che le strategie, calibrate sulle specificità di ciascun territorio e orientate al benessere delle persone, devono essere sviluppate in linea con i principi di sussidiarietà, partenariato e governance multilivello. Ritiene che alcuni punti siano ben dettagliati, come ad esempio le “Linee Guida Trasporti per le Aree Interne", dove si individua come fabbisogno il "Potenziamento dei collegamenti con porti, stazioni ferroviarie e aeroporti e con i poli erogatori di servizi"; nel contempo, però, si interroga su quale tipologia di aree interne sia stata presa in carico. Dall’analisi del documento si evince che di certo non si tratta di quella più profonda, lontana dalla visibilità mediatica, posta sotto le zolle della storia, dalla parte delle radici.


Considerata la situazione in generale della nostra Regione, con la mancanza di un aeroporto regionale e con lo schema ferroviario alquanto ridotto, e di altri territori simili, è legittimo chiedersi come si possa pensare di intervenire nel concreto senza entrare pienamente nel merito proprio della carenza o dell'insufficienza di questo livello diciamo "superiore". La situazione non è molto diversa per altri settori e aspetti (la sanità, il lavoro, la cultura e l’educazione, la salubrità e protezione dell’ambiente) basilari per garantire una dignitosa qualità di vita a chi resta nelle piccole comunità delle aree interne. Impossibile non rilevare la discrepanza fra il dichiarato e l’indicazione di soluzioni per garantire il diritto di restare e per incentivare il ritorno di chi ha voluto o dovuto partire.


La CDAL guarda con preoccupazione in particolare all’Obiettivo 4 Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile dove si afferma: “Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza, ma nemmeno essere abbandonate a se stesse: hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”. Prende atto che si rinuncia ufficialmente all’idea di invertire la tendenza allo spopolamento, per cui si pianifica e si accompagna il declino in una sorta di normalizzazione, di welfare del tramonto. Più che una strategia, sembra un verdetto di condanna: si certifica la fine dei municipi delle aree interne “con una struttura demografica compromessa” ovvero della maggior parte dei comuni presenti sul nostro territorio nazionale. Come cittadini che “abitano” consapevolmente il proprio territorio e che si professano cristiani, non possiamo accettare questa sorta di eutanasia. Restare in silenzio sarebbe contraddire la nostra vocazione umana, prima ancora che civile e di fede, a coltivare semi di speranza. Per questo prendiamo posizione non “contro”, ma pro vita delle aree interne. L’obbedienza creativa al Vangelo abilita a immergersi nella storia, portando sempre un messaggio profetico, un messaggio per l’uomoanche a proposito della questione della restanza. La CDAL, pertanto, avverte il dovere di rivolgersi - agli amministratori e ai decisori politici a tutti i livelli, per ricordare loro che l’art. 3 della nostra Costituzione afferma l’impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano l’uguaglianza e la partecipazione, non a rassegnarsi alla loro presenza. Nelle nostre aree interne, per fare un solo esempio, il principio costituzionale che pone il lavoro a fondamento della Repubblica appare ancora oggi tradito; - alle singole comunità locali, per chiedere un supplemento di orgoglio e di impegno. Se dal Piano emerge una limitata capacità progettuale espressa dal territorio e una scarsa cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, è il momento di attivare uno strumento promettente: la rete tra comuni. È molto più di una semplice interfaccia amministrativa: è un patto tra territori per superare campanilismi, valorizzare risorse e competenze, offrire opportunità che nessuno potrebbe avere da solo. In tempi di rapidità digitale e cambiamenti epocali, la collaborazione tra realtà diverse diventa una responsabilità condivisa per il bene comune, promuovendo coesione sociale, accesso equo ai servizi, cultura e quella sanità di prossimità ancora sostanzialmente evanescente. Nella convinzione che il PSNAI richieda comunque una lettura approfondita, ma soprattutto un’ampia divulgazione e una vasta concertazione per sensibilizzare tutti i comuni d’Italia che versano nella stessa condizione di aree interne e per sollecitare un dibattito parlamentare che possa capovolgere il progetto di accompagnamento verso il declino.




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