Il Comune di Rotonda non si ferma e, dopo il tentativo di annullamento in autotutela, ha deciso di impugnare davanti al Tar della Basilicata le delibere dell’Azienda sanitaria di Potenza e della Giunta lucana - rispettivamente, la 347 del 16 giugno e la 313 dello scorso 26 maggio - che localizzano le case di comunità nelle due province.
Un passo anticipato con noi dal sindaco Rocco Bruno, che non confidava in sviluppi favorevoli successivi al ricorso gerarchico: inoltrato poiché non ha condiviso la decisione di individuare Viggianello, che riceverà anche un finanziato da un milione di euro, quale una delle sedi scelte.
“Non abbiamo nulla contro Viggianello - ci aveva detto lo stesso primo cittadino rotondese - ma c’è stata una profonda mancanza di rispetto verso Rotonda, in quanto non si capisce perché non sia stato considerato il nostro Poliambulatorio”.
Nella diffida dello scorso giugno, indirizzata al governatore Vito Bardi, a tutti i componenti della Giunta e del Consiglio Regionale ed ai vertici Asp, Bruno aveva definito la scelta della Regione sbagliata “per ragioni di economicità, ragionevolezza e logicità”.
Il sindaco, che ai nostri microfoni aveva espresso delle perplessità anche sull’istruttoria alla base dei provvedimenti, non è preoccupato da una possibile chiusura della struttura rotondese, per altro mai in discussione ed esclusa già categoricamente anche per via delle rassicurazioni ricevute dall’assessore alla Salute Fanelli e dal direttore generale Asp D’Angola, ma vuole evitare un depotenziamento che potrebbe derivare dall’attività di un nuovo presidio nella zona, che si andrebbe ad aggiungere all’atavica carenza di specialisti.
“Ad esempio - si domandava Bruno - la guardia medica, presente tutti i mesi a Rotonda, in base a quanto previsto, farà altrettanto anche a Viggianello dove, adesso, c’è una sola volta al mese? Quindi, ce ne saranno due? E davvero saremo in grado di disporre di un certo numero di figure specialistiche tanto a Rotonda, quanto a Viggianello?”.
I suoi dubbi muovono dalle continue sollecitazioni cui è stato costretto negli ultimi anni, appunto, in conseguenza della cronica assenza di professionisti a Rotonda - quali, per citarne solo alcuni: il ginecologo, il diabetologo o il cardiologo - cui il servizio sanitario non riesce a sopperire, tanto da non essere certo campato in aria il timore di come, alla lunga, il Poliambulatorio possa tramutarsi in una sorta di scatola vuota.
Né per ora si può fare affidamento sull’avvio all’Unibas del corso di laurea in Medicina e Chirurgia: iniziativa indubbiamente lungimirante, che si spera possa rappresentare la vera soluzione al problema della penuria di medici, comune all’intero territorio lucano, ma le cui eventuali ricadute positive non si vedranno prima di una decina d’anni.
Inoltre, le "dimensioni" del Poliambulatorio rotondese, la "posizione strategica" e la "qualità e quantità" di prestazioni erogate, sostiene Bruno, avrebbero imposto di "tenerne conto" nel momento delle valutazioni.
Una vicenda complessa e delicata di cui a Rotonda si discuterà questa sera alle 18.30, nella centralissima Piazza Vittorio Emanuele III, durante un Consiglio convocato dall’Amministrazione comunale - che invita la cittadinanza alla “massima partecipazione” - con all’ordine del giorno proprio “la scelta delle sedi delle case di comunità” ed “il futuro del Poliambulatorio”.
Gianfranco Aurilio
Lasiritide.it