Si è concluso l’iter di approvazione del Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI) voluto dal ministro della Transizione Ecologica Cingolani. Il Piano individua le aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale.
''L’iter- si legge nel comunicato del Ministero- ha visto un complesso lavoro iniziale di mappatura, portata avanti insieme ad istituti di ricerca specializzati (Ispra, Rse), in seguito al quale il Ministero della Transizione Ecologica ha proposto il Piano che è stato così sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS), processo che prevede una fase di consultazione interamente pubblica. Il 29 settembre 2021 il Piano è stato consegnato dal MiTE avviando così la fase di interlocuzione con la Conferenza Unificata che a dicembre 2021 si è pronunciata positivamente, proponendo il vincolo di valutazione di possibili attività connesse a permessi di ricerca limitandole esclusivamente al gas''.
Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI)
L’area terrestre su cui si applica il piano – si legge nel documento di sintesi – è pari al 42,5% del territorio nazionale. Le Regioni interessate sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana (solo due concessioni) e Veneto.
L’area marina interessata è pari all’11,5% delle zone aperte, quelle cioè dove è concessa la ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Le aree interessate saranno quelle del Canale di Sicilia, le coste dell’Adriatico fra le Marche e l’Abruzzo, quelle di fronte alla Puglia e, il golfo di Taranto e quelle di Venezia. Per quanto riguarda la terraferma, potrebbero sbloccarsi una cinquantina di permessi di ricerca per quasi 12mila chilometri quadrati di territorio in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Molise e Puglia. Altri permessi di ricerca per 14mila chilometri quadrati vedono coinvolti Piemonte, Sicilia, Veneto e Marche.
Tra le aree che non potranno più essere interessate da attività di ricerca e coltivazione, la Valle d’Aosta, il Trentino-Alto Adige, la Liguria, l'Umbria, in parte la Toscana e la Sardegna.
Nella relazione si legge: Si evidenzia che i criteri ambientali sono stati definiti sulla base delle caratteristiche territoriali e ambientali delle aree di studio individuate in base alla presenza di vincoli normativi, regimi di protezione e di tutela a vario titolo e di particolari sensibilità/vulnerabilità alle attività oggetto del PiTESAI.
I criteri sociali ed economici sono stati invece individuati considerando: - da un lato l’obiettivo del PNIEC di
prevedere ancora un utilizzo del gas nel medio periodo per la transizione energetica verso la decarbonizzazione al 2050, tenendo altresì presente i contenuti della Comunicazione della Commissione n. C(2021) 1054 del 12/02/2021; - dall’altro dell’indirizzo generale che si pone il PiTESAI di valorizzare le concessioni in stato di 3 produttività, rispetto a quelle che invece versano in situazioni di cronica improduttività, agendo tempestivamente sulle concessioni che non hanno mai prodotto per un periodo ampio e sulle concessioni diventate improduttive di fatto (per un periodo maggiore di 5- 7 anni); - l’applicabilità della metodologia di analisi Costi-Benefici quale strumento di supporto alle decisioni, al fine di individuare caso per caso, sulla base di dati aggiornati forniti dal concessionario e delle migliori stime disponibili del valore della produzione, le concessioni vigenti in terraferma che a scadenza del titolo minerario risulta di interesse pubblico prorogare in virtù del loro impatto complessivo sostenibile in termini ambientali e socio-economici sul territorio, oppure per le quali dichiarare conclusa l’attività estrattiva e procedere con la dismissione degli impianti ed il ripristino ambientale dei luoghi.
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