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Finanziamenti per interventi su Sisma 98 nel Lagonegrese: ipotesi danno erariale per oltre 50 milioni

14/05/2020



A seguito di indagini coordinate dalla Procura regionale della Corte dei Conti presso la locale sezione giurisdizionale ed eseguite dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Potenza, sono stati emessi dieci inviti a dedurre nei confronti di due intermediari bancari, di funzionari, dirigenti, membri e presidente della giunta pro-tempore della Regione Basilicata, per profili di responsabilità amministrativa ipotizzati in ordine a strumenti finanziari derivati sottoscritti nel 2006, la cui esecuzione si è protratta fino al 2019. Oltre all'allora presidente Vito De Filippo, sono stati citati gli ex assessori Rocco Colangelo, Carlo Chiurazzi, Gianni Rondinone, Franco Mollica e Gaetano Fierro; due funzionarie della Regione, Maria Grazia Delle ani e Maria Teresa Lavieri; e due banche, Ubs Europe, con sede in Germania, e Dexia Crediop, con sede a Roma."C'erano leggi nazionali e regionali e pareri del Ministero dell'Economia h e confidiamo di poter chiarire tutto" ha detto De Filippo interpellato dall'Ansa.


In particolare, i contratti sono stati conclusi dalla Regione con l'intento di coprirsi dal rischio di rialzo del tasso di interesse variabile di un mutuo ventennale che prevedeva un’erogazione graduale per la progressiva realizzazione di opere e interventi nelle zone del Lagonegrese colpite dal sisma nel settembre ‘98, con la previsione di un completo utilizzo delle somme entro il 2006 e fino a un importo massimo di quasi 347 milioni, oltre che con l'assistenza di un contributo statale per un valore di circa 21 milioni annui, assegnati per il periodo 2000-2019.
La complessa operazione finanziaria proposta dalle banche alla Regione è stata concepita prevedendo un finanziamento aggiuntivo pari alla differenza tra il valore del consolidamento del mutuo al 31 dicembre 2006 e la somma di circa 218 milioni quantificata in ragione delle esigenze di investimento dell'ente.

Su questo primo meccanismo si innestava, contestualmente, il derivato vero e proprio basato sullo sdoppiamento dei cosiddetti capitali nazionali. In pratica sul capitale al 31 dicembre 2006 le banche si sono impegnate a versare i correlati interessi a tasso variabile, mentre su quello predeterminato comprendente il finanziamento aggiuntivo è stato applicato il fisso con il vincolo per la Regione di corrispondere una rata costante.

L'indagine ha consentito di rilevare numerose anomalie nell'operazione, che si sono rivelata rivelate ‘’diseconomiche e frutto di scelte amministrative irragionevoli’’. Oltre alla cosiddetta ingegnerizzazione scorretta del derivato, che risultava fondamentalmente inidoneo ad assolvere la propria dichiarata funzione, esisteva un conflitto di interessi delle banche, originato dal doppio ruolo di controparte e consulente della Regione per l'ottenimento del giudizio di solvibilità dalle grandi agenzie di rating internazionale, nonché per la gestione attiva dell'indebitamento, ruolo rivestito da entrambi gli istituti di credito chiamati in causa.

Non furono osservate le regole minime applicabili di evidenza pubblica né forniti adeguati elementi informativi, come da obbligo in tema di trasparenza e tutela della clientela.
Il ricorso a questo strumento ha generato flussi differenziali negativi per quasi 49 milioni e costi impliciti per circa 20 milioni per un danno erariale ipotizzato complessivamente pari a poco più di 51 milioni di euro.



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