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Centrale sul Frido: Italia Nostra, Lipu e WWF ricorrono al Tar

7/04/2020



La battaglia delle associazioni a tutela dell’ambiente e della biodiversità non si ferma nemmeno in questo periodo di emergenza sanitaria.
E’ per questa ragione che Lipu, Wwf e Italia Nostra hanno deciso di presentare, presso il Tar di Potenza, un ricorso per l’annullamento della delibera della Regione Basilicata, n. 42 del 20 gennaio 2020, con la quale è stata concessa un’ennesima proroga dei termini di validità del Giudizio di Compatibilità ambientale per il progetto di costruzione ed esercizio di una centrale idroelettrica lungo il torrente Frido, all’interno del Parco nazionale del Pollino. Un progetto per il quale il giudizio favorevole di compatibilità ambientale risale addirittura al lontano 2013.
Sono ben sette i motivi in ragione dei quali è stato chiesto l’annullamento del provvedimento impugnato, nonché la sospensione della sua esecutività.
Le associazioni lamentano, infatti, come l'atto della Regione rappresenti la proroga di una proroga: la prima era stata infatti rilasciata con la delibera di Giunta regionale n. 969 del 13 dicembre 2019, ed è stata concessa nonostante fossero già allora scaduti i termini di validità del giudizio di compatibilità ambientale.
“Inoltre – proseguono Lipu, Wwf e Italia Nostra - la concessione della proroga è avvenuta nonostante i numerosi e significativi cambiamenti dello stato dell’ambiente interessato dal progetto, verificatisi nel corso del tempo, dal 2013 sino ad oggi, tanto che sarebbe stato necessario richiedere una nuova Valutazione di impatto ambientale (Via), una nuova Valutazione di incidenza (VInca) e una nuova autorizzazione paesaggistica”.
Le associazioni ricordano inoltre che l’area interessata dalla costruzione della centrale costituisce l’habitat di numerose specie animali e vegetali protette ed in particolare della Lontra, una specie prioritaria ai sensi della direttiva Habitat.
“C’è poi da considerare che l’area si trova nel territorio del Parco nazionale del Pollino e dunque la realizzazione della centrale idroelettrica si pone in contrasto con la legge quadro sulle aree protette che vieta le esecuzioni di nuove costruzioni e le trasformazioni di quelle esistenti”.
La proroga, che formalmente è di 18 mesi, si tramuta, in realtà, nella concessione di un tempo indeterminato e indeterminabile. “È infatti previsto – spiegano le associazioni - che la decorrenza della proroga inizi dalla comunicazione della ripresa dei lavori, senza tuttavia menzionare un termine entro cui effettuare la comunicazione di inizio dei lavori”.
Un provvedimento che deve essere quindi annullato, perché contrasta con la legge e con le finalità di tutela e conservazione della natura.



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