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Pandemia e sport: Padre Mario, il prete Karateka |
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10/04/2021
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| In un’epoca storica particolare, come la nostra, sta diventando quasi un’utopia la riconquista della libertà personale e la riaffermazione di una vita sociale normale.
Alla luce delle numerose restrizioni scaturite dalle istituzioni governative, per via della pandemia, che da oltre un anno ha messo in ginocchio il mondo e, contemporaneamente alla somministrazione mondiale dei diversi sieri messi in diffusione dalla ricerca per il popolo mondiale, dopo il silenzio totale, si eleva l’urlo della rinascita da diversi contesti culturali e lavorativi.
La lunga soppressione di ogni forma di naturale espressione sta diventando insostenibile in ogni contesto della nostra vita, rendendo sempre più impellente la voglia di uscire da una situazione di stallo che chiaramente ha deteriorato ogni dimensione umana.
Questa stessa reazione si sta registrando anche nel mondo dello sport di cui ogni fascia d’età ne è coinvolta. Per chi pratica qualche disciplina sportiva in forma agonistica, l’esigenza di esprimersi in un ritrovato contesto normale, rappresenta la linfa per garantirsi e per garantire al mondo intero uno stile di vita globalmente sano e proiettato ad un’affermazione di valori sociali importantissimi, specialmente per la crescita delle future generazioni.
Dietro lo sport non si sono mossi sono gli atleti (la campionessa di Karate Terryana D’Onofrio e il campione di nuoto Domenico Acerenza) impegnati in competizioni nazionali, internazionali o mondiali, ma tutti coloro che deputati a svolgere diversi ruoli, sentono l’obbligo morale di riavviare al più presto la gigantesca macchina motoria che muove il corpo e la mente di tutti.
Ad incarnare questa filosofia ci sono discipline ben precise i cui esponenti si sono fatti portavoce in prima linea per la ripresa dell’attività motoria in genere.
Al mondo dello sport appartengono diversi protagonisti provenienti anche da ambienti impensabili, dove però l’amore per lo sport è concepito come il mezzo primario, per animare e coinvolgere positivamente la nostra società.
Lo sport è vita e in nome di uno spirito di sopravvivenza generale, urge il bisogno di dare un colpo di accelerazione oltre che al percorso agonistico di numerosissimi atleti, all’ attività fisica di tanti altri bambini, alunni, studenti, dilettanti o comunque cultori di un’attività fisica ritenuta indispensabile, per i tanti valori psicofisici che essa contempla.
A sostenere questo riavvio ci sono anche soggetti che provengono da realtà particolari come la chiesa, che vuole riaprire oltre alle attività di oratorio, anche le attività motorie per bambini i quali non avrebbero altre alternative nel loro luogo di residenza. Infatti, la chiesa, come istituzione rappresentativa della crescita delle varie comunità, ha sempre sostenuto lo sviluppo sociale che spesso avviene anche attraverso lo svolgimento di attività motorio-sportive, dove l’individualità o il gruppo diventa protagonista di ambienti culturali in genere.
Una delle personalità che spicca da queste particolari realtà è Don Mario che attualmente è parroco di una minuscola comunità del materano, Oliveto Lucano. Egli infatti, rappresenta uno degli emblemi per la difesa dello sport, dopo aver compiuto un percorso personale in questo settore e in particolare nell’arte nipponica del Karate.
Padre Mario, Maestro e cintura nera 6° Dan FIJLKAM, proveniente dal profondo sud dell’Africa è impegnato da diversi anni nelle diocesi della nostra Basilicata, non vede l’ora di abbinare alla sua missione religiosa, anche la diffusione dello sport in genere, specialmente nelle realtà in cui, purtroppo lo sport è pressoché inesistente.
Egli, nonostante la pandemia, ha continuato ad allenarsi senza mai abbandonare la grande motivazione che lo spinge a ritrovare, proprio nel movimento, una forma espressiva di salute e benessere psicofisico.
Collaboratore del Professore Vincenzo D’Onofrio e del suo Centro di Attività Motoria di Sant’Arcangelo, Padre Mario non perde occasione di confronto (quando gli impegni religiosi lo permettono) a livello nazionale con i Tecnici della Fijlkam, anche mediante webinar, in cui gli Allenatori, come in tutti gli altri sport, si incontrano per definire e tracciare le nuove e innovative metodologie di allenamento.
Modello di sport e di fede, Padre Mario rivolge un appello ai tanti giovani affinchè possano essere fiduciosi nelle istituzioni e nel loro operato, invitando il Comitato Tecnico Scientifico di valutare la possibilità della riapertura dei luoghi del divertimento motorio e dei giochi a fini sportivi ma anche con scopi altamente sociali (dagli oratori, ai centri sportivi, alle piscine), affinchè con lo sport si possa contrastare e arginare il fenomeno pandemico che attanaglia il pianeta da più di un anno.
Un pensiero particolare va anche ai gestori degli impianti sportivi, affinchè trovino la forza di superare questo momento storico critico, garantendo al massimo ogni forma di sicurezza che possa agevolare un’imminente e più larga riapertura dei loro centri per il recupero e il ripristino delle attività sospese.
Tra le istituzioni principali e numericamente affollata si sottolinea quella scolastica dove l’intensa e lunga Didattica Digitale Integrata ha fatto registrare un incremento della sedentarietà per tutti i livelli scolastici e soprattutto per i bambini che sono costrette a reprimere le loro esigenze naturali basate proprio sul movimento.
In attesa di un allentamento generale delle restrizioni emanate a livello amministrativo e governativo, si procede al rispetto delle regole e ad un’organizzazione intelligente che si proietta verso un ritorno alla normalità della nostra società.
Una nota particolare va espressa in favore dei numerosi disabili, che necessitano delle terapie motorie per migliorare il loro stato psicofisico e per mantenere viva una forma di socializzazione al fine di trovare un’alta motivazione per una loro migliore qualità di vita.
Trattasi di una categoria a cui è stata tolta, per causa di forza maggiore una grande opportunità, per distrarre la mente e per muovere il corpo.
Per essi, tra l’altro, sono resi impossibili dei programmi da autodidatta avendo necessità di assistenza personale e continua, specie per le forme di disabilità più gravi.
Alla luce di quanto espresso, si evince che il tessuto sociale soffocato da questa pandemia è estremamente promiscuo per età e categoria e purtroppo numericamente importante.
Si spera in una sempre più vicina riapertura di tutte le attività umane per una ripresa oltre che economica, soprattutto fisica e psicologica.
I principali benefici dell’esercizio fisico vanno anche ad anziani e donne che oltre a fortificare il loro stato di salute, migliora e mantiene viva la qualità di una vita sociale indispensabile che fa da adrenalina per la loro voglia di vivere.
Una buona lena, infatti, fa bene al cuore, allontana diverse patologie e forme di disabilità strettamente legate al processo di invecchiamento.
La camminata di cui spesso si sente parlare diventa quindi terapia e prevenzione, allunga la vita e fa dimenticare la monotonia, la solitudine e tutte le altre forme di depressione di cui proprie queste categorie in particolare ne sono preda.
Naturalmente dopo il lungo confinamento forzato in casa, ciò testimonia l’esigenza primaria di ritrovare la propria libertà personale, di poter uscire e comunicare con gli altri, per recuperare i piccoli piaceri dimenticati e per fare una passeggiata anche in gruppo (contro il distanziamento fisico perpetrato nelle nostre menti), respirando all’aria aperta sotto un po’ di sole o all’ombra di un albero.
Saranno i dati epidemiologici e la ricerca scientifica, a decidere e a darci indicazioni, su come e quando poter riprendere tutto quello che è realmente nelle nostre aspirazioni.
Non ci resta che avere fiducia nell’alto senso di responsabilità di ognuno di noi, affinchè si possono aiutare le politiche sociali a cambiare rotta.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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