Il 2020 e l'esilio forzato dall'elaborazione del luttodi
Mariapaola VergallitoSe mi concedessi un po’ più di tempo per scrivere i pensieri che seguono vestendoli di inchiostro su un foglio di carta, in questo momento e, anzi, da giorni, sarei lì sulla scrivania, testa piegata e mano appoggiata alla fronte. E il foglio sarebbe ancora bianco.
Ma sono difronte ad una memoria elettronica, alla tastiera che riporta con perfetta grafia queste parole, a metà tra dovere e responsabilità; a metà tra obbligo e necessità personale. Perché oggi non è soltanto l’ultimo giorno dell’anno e domani non sarà solo il primo di un nuovo anno. Oggi finisce l’anno più difficile e al domani è affidata, ancora di più, la speranza che tutto vada meglio.
Ecco, mi sembra un buon inizio.
Non mi sono mai piaciute le liste di buoni pro...-->continua