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La voce della Politica

Bolognetti contro ogni totalitarismo

1/04/2020

Contro ogni totalitarismo, ricordando quel “Rosselli socialfascista” e con un occhio a questa Europa “Orban” e ai mostri del XX secolo che tornano a far capolino. Stiamo attenti agli “inneschi”.
Di Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani e membro del Consiglio generale del Partito Radicale (in sciopero della fame dalle 23.59 del 22 marzo).
Non so perché ma in queste ore mi viene in mente quel Gaetano Salvemini che, in una ingiallita edizione di un libro intitolato “Non mollare”, pubblicato nel 1955 e mai più ristampato, parla dell’Aventino e scrive: “Eravamo tutti d’accordo che i deputati dell’opposizione antifascista, il così detto ‘Aventino’, non avevano capito che la ‘seconda ondata’, tante volte minacciata da Mussolini, aveva ormai avuto luogo e li aveva travolti; bisognava far punto e da capo, e prepararsi a una resistenza lunga e ben dura”.
Quante ondate dovranno arrivare prima che qualcuno si accorga che il topo de La Peste passeggia nelle nostre strade? Quante ondate per accorgersi che alcuni mostri che hanno appestato il XX secolo tornano a bussare alle nostre porte, con volti e sembianze diversi, ma in buona sostanza sempre gli stessi?
Quante ondate per prendere atto che dovremmo abbandonare una realpolitik poco reale e poco politica e, per dirla con Aurelio Peccei, dovremmo sposare un po’ di sana realutopia?
Quante ondate per smetterla di chiudere gli occhi e stabilire che l’interferenza nelle “questioni altrui” è un dovere, quando in gioco ci sono diritti umani e libertà che pure dovremmo avere a cuore?
Quante ondate dovranno arrivare per comprendere che il diritto alla conoscenza è un diritto umano e che negarlo equivale a negare democrazia?
Quante volte dovremo ascoltare “non interferisco”? Quante volte la non ingerenza, la pavidità dovranno regalarci fosse comuni o arresti indiscriminati di giornalisti, come pure è avvenuto in Cina sulla vicenda Covid-19?
Questa Europa incompiuta e un po’ “Orban”, questa Europa lontana, molto lontana, da quella che pur avevano osato sognare quelli del Manifesto di Ventotene, pronuncia parole timide sull’Ungheria di “Orban” e tace sui medici imbavagliati in Cina e sul blogger Lì Zehua arrestato dai servizi di sicurezza.
Questa Europa, che asseconda le pulsioni di coloro che vorrebbero un ritorno a quell’Europa delle patrie che pur ci ha regalato due conflitti mondiali, riuscirà in un sussulto di dignità ad andare oltre gli egoismi e a comprendere che o vivremo assieme o rischiamo di affondare assieme?
Stretti come siamo tra totalitarismi e democrazia reale rileggiamo pagine di storia e ripensiamo a coloro che sventolavano il libretto rosso di Mao, alle rivoluzioni culturali, ai campi di rieducazione di Pol Pot, a ogni forma di totalitarismo e all’educazione alla gratitudine immaginata dai funzionari della Fattoria degli animali made in Cina.
Stretti come siamo nella tenaglia democrazia reale-capitalismo, ricordiamo a noi stessi coloro che pur dissero “Rosselli socialfascista” e ingoiamo ogni giorno le purghe dispensate dal fascismo degli antifascisti.
Intanto, abbiamo medici che ci fanno venire in mente i soldati italiani dell’Armir, spediti sul fronte russo con gli stivali di cartone, e un Parlamento in buona sostanza esautorato dalle sue funzioni.
Difficile dimenticare che poco prima che esplodesse questa crisi sanitaria, che rischia di essere accompagnata da un aggravamento della già perdurante emergenza democratica, stavamo provando a discutere del tentativo di asfaltare quel che resta della democrazia rappresentativa e dell’introduzione del vincolo di mandato.
Difficile non pensare che, il 31 gennaio, il signor Ministro della Giustizia affermava in sede di inaugurazione dell’Anno giudiziario che “l’abolizione della prescrizione è una conquista di civiltà”.
Difficile non pensare a uno Stato che ha abbandonato i suoi servitori in servizio in patrie galere dove ogni giorno muoiono gli scritti di Beccaria, di Pagano e la civiltà giuridica di un paese.
Difficile in queste ore non farsi venir voglia di citare Albert Camus: “Ascoltando, infatti, le grida d’allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell’allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice”.
Verrebbe da dire che occorre stare molto attenti agli inneschi: prima o poi potrebbero provocare una deflagrazione
Sì, io amico dei “nemici del popolo”, sto a casa; voi rispettate la Costituzione e i diritti umani; onorate le nostre istituzioni.

P.S. Qui video della Cacerolada tenutasi il 31 marzo https://www.radioradicale.it/scheda/602236/una-cacerolada-per-la-democrazia-la-giustizia-i-diritti-umani-e-la-costituzione



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