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| Recensione:Alain De Benoist “Populismo – La fine della destra e della sinistra” |
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14/08/2017 | Il libro di Alain De Benoist “Populismo – La fine della destra e della sinistra” di 302 pagine, edito da Arianna editrice, ed acquistabile al prezzo di 14,50 euro, mette in rilievo che la caratteristica fondamentale del populismo è quella di essere strutturato intorno ad un’espressione non più orizzontale (destra/sinistra), ma verticale: il popolo contro le èlites, le persone comuni in “basso” contro i privilegiati in “alto”.
Federigo Terragoni afferma che il populismo rappresenta un concetto magico che permette di assimilare screditando, di comandare designando.
Il populista è reazionario, ottuso, provinciale, xenofobo, sessuologo, e razzista che ci porta per l’inerzia dell’irrazionalismo delle masse, fuori dall’Europa, dal Mercato, dalla modernità.
La logica conseguenza è che il populismo si basi sulla paura, quando invece è propizio sulla fobia del populismo, quotidianamente inculcata tramite la propaganda ideologica e mediatica, si fonda sull’appello dell’opinione pubblica per suscitare la repulsione morale ed innalzare il cordone sanitario delegittimante contro il demone di turno: dalla Brexit, agli Stati Uniti, dall’ Ungheria, alla Polonia ecc.
Il populismo si comprende anche, ben oltre le sue rappresentazioni, come un momento di transizione epocale che vede finire l’illusione della globalizzazione, ma non il “globalismo” cioè della volontà di imporre mediante il cosmopolitismo dei comportamenti indotti, il primato mondialista della forma Capitale delle sue tecnologie governanti a discapito della sovranità dei popoli.
Inoltre la condizione di emersione di una mobilitazione populista secondo Pierre Andrè Taguieffe, è una crisi di legittimità o di legittimazione, una crisi della legittimità politica che tocca l’insieme del sistema della rappresentanza.
Esso proclama con tanta più forza la sovranità del popolo in quanto constata l’ampiezza della crisi di legittimità della classe dominante. Se non si soppesa pienamente questa crisi di legittimità, ci si condanna in anticipo a non comprendere niente del populismo.
Biagio Gugliotta
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