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Da Matera l'inno di speranza di Alpha Blondy

6/08/2017

“Dalla Bibbia e dal Corano, la rivelazione a Gerusalemme: Pace, la pace sia su di voi”: forse, la sua canzone più nota, con parti in ebraico ed arabo; scritta da un africano profondamente religioso e dedicata a Jerusalem, città sacra per tre religioni. Si apre così, con un inno di speranza, il concerto di uno dei più importanti cantanti reggae dopo Bob Marley: dopo che la bolognese “B.Boat Band” ed il materano Bobo Sind hanno scaldato il palco, l’ivoriano Alpha Blondy ha fatto ballare – in una tappa a Sud del suo tour in Italia – la Capitale Europea della Cultura a suon di tamburi e messaggi di pace e fratellanza, all’interno del Parco del Castello Tramontano; una grandiosa anteprima – organizzata da Paolo Irene, presidente di MapArt, Rosa Pippa e la collaborazione della Fondazione Matera-Basilicata 2019 – che spalanca le porte alla settima edizione di “Materadio”, la Festa di Radio 3 (media partner dell’evento) che si terrà nella città dei Sassi dal 22 al 24 settembre prossimi. E questo perché la prossima edizione di “Materadio” sarà dedicata al tema “Radici e percorsi”, con un focus proprio sulle culture del Mediterraneo e la presenza di artisti provenienti sia dalla Tunisia, dove Tunisi sarà la prossima Capitale della Gioventù Araba per il 2019, sia da Plovdiv, la città bulgara che – insieme a Matera – sarà Capitale Europea della Cultura. Vibrazioni d’Africa e canti di solidarietà in quello che è il tratto distintivo del reggae africano di Alpha Blondy: dopo album come “Jah Glory!” o “Apartheid Is Nazism” e dopo la sua entrata nel mondo della musica internazionale con l’album “Jerusalem”, nel 1986 – album inciso in Giamaica, nei Tuff Gong Studios (gli studi di registrazione fondati da Bob Marley), con la collaborazione decisiva degli Wailers – Alpha Blondy conquista definitivamente lo scenario internazionale con la sua profonda spiritualità, che alchimicamente fonde cultura africana e reggae. Le sue canzoni – cantate in francese, ebraico, arabo, inglese, baolé ed in dioula (una delle maggiori lingue dell'Africa occidentale) – echeggiano dentro Matera con un unico, viscerale, religioso e bruciante messaggio: fermare l’odio, il terrorismo ed ogni forma di fondamentalismo in nome di un Dio che non vuole violenza ed uccisione di innocenti. “But he is one, yes He's one; like a tree with many branches”, come canta in “God is One”: “Lui è uno; sì, Lui è uno, come un albero con molti rami”; perché la religione, nelle sue sfumature, non diventi motivo di guerra. “La guerra è illegale”, aveva già detto. Pace per la Namibia, pace per il Senegal, per la Costa d’Avorio; pace per l’Iraq, per l’Afghanistan, per la Siria e la Libia; pace tra Israele e Palestina: pace per un mondo devastato dalle guerre e dalla cecità umana, dall’ostilità e dall’intolleranza. Lo scorso giugno, di fatti, il cantante ha lanciato un forte grido rivolto ad Alassane Ouattara, presidente della Costa d’Avorio, per chiedere la liberazione di tutti i prigionieri incarcerati in seguito alla crisi post elettorale del 2010-2011, quando il presidente uscente Laurent Gbagbo – non accettando la sconfitta al ballottaggio contro Alassane Ouattara – annullò i voti di circa il 13% degli aventi diritto al voto scatenando così l’indignazione del popolo e della comunità internazionale e riportando l’intero Paese in un conflitto devastante; oggi, Alpha Blondy chiede un’amnistia che garantirebbe la riconciliazione della Costa d’Avorio. “Babylon shall not rise again” – “Babilonia non dovrà sorgere di nuovo” – canta nella sua “Peace in Liberia”. Politicamente attivo, tanto da creare una curiosa parola francese, "democrature" ("democratorship" in inglese), nata dall’incrocio tra "democratie" e "dictature" (“democracy” e “dictatorship” in inglese), giusto per rendere concreta la situazione politica di molti stati africani denominati "democrazie", ma in realtà vere e proprie dittature (“Journalistes en danger (Démocrature)” è dedicata a Norbert Zongo, giornalista ucciso in Burkina Faso, e a tutti quei giornalisti imprigionati per le loro opinioni politiche). E "Brigadier Sabari", dall'album “Rasta Poué”, è una di quelle canzoni di denuncia, in quanto descriveva la brutalità gratuita usata dalla polizia africana; ed era la prima volta, nel 1987, che tutto questo veniva pubblicamente denunciato per mezzo di una canzone. Messaggi di pace e di libertà, lanciati nel cielo di Matera al fine di abbattere muri mentali e credenze sballate; un vero e proprio portatore di pace per mezzo di quello che è il linguaggio più unitario, tanto da essere accostato al suo ispiratore e guida, il senza tempo Bob Marley. Nonostante il caldo, Matera balla e canta, si sfrena, al ritmo della sua musica compulsiva; ma applaude ai suoi violenti messaggi politici contro la guerra, il fanatismo, lo sfruttamento coloniale ed imperialista. Unione e fraternità, pace: “Amen! Let´s give thanks and praises”.
Marialaura Garripoli



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