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Per la Giornata Mondiale del Bacio il racconto di un volontario ANT

6/07/2017

In occasione della Giornata Mondiale del Bacio, Fondazione ANT pubblica sul proprio sito e sui propri social il racconto di Mario, uno dei suoi preziosi volontari socioassistenziali, e di Vincenzo, un suo assistito: una storia di generosità, amicizia e dedizione.

Quel giorno erano quasi le 7 del mattino, e, con gli occhi pesanti e arrossati per la stanchezza, guidavo in direzione di casa di Vincenzo. Avrei dovuto accompagnarlo all’ospedale Bellaria per fare la chemioterapia, come sempre.

Vincenzo non era un paziente come tutti gli altri, e il ricordo di quando lo vidi per la prima volta rimane ancora impresso nella mia memoria, così come le raccomandazioni che avevo ricevuto riguardo il suo carattere difficile.

Viveva in un appartamento fuori porta, ma il suo tenore di vita era pressoché equivalente a quello di un senzatetto, non avendo possibilità di lavarsi dal momento che non aveva né acqua né luce perché non pagava le bollette. Nonostante la sua età anagrafica fosse compresa tra i 60 e i 70 anni, il suo peso corporeo non superava i 40 kg. Che fosse inverno oppure estate, indossava sempre un berretto di lana calato sulla testa e uno zaino da montagna carico di oggetti di qualsiasi forma, funzione e dimensione e che, nel corso della nostra amicizia, fece nascere in me il grande desiderio di scoprirne, un giorno, l’intero contenuto.

Un dettaglio che non posso rinunciare a raccontare con un sorriso, riguarda il fatto che il piccolo ed esile corpo di Vincenzo emanava un tale fetore, che una volta mia moglie, salita in auto poche ore dopo che ne era sceso lui, mi aveva chiesto se per caso fossi andato a comprare del letame per il mio orto. Le avevo risposto di sì.

Vincenzo non aveva una famiglia, non aveva amici. Era solo, ma non completamente. Un’unica figura gli rimase accanto sempre e comunque. La “cagna”, come lui la chiamava, gli era moglie, madre, sorella e compagna. Quattro zampe e una coda, eppure era tutto ciò di cui realmente gli importasse. Era sorprendente vedere come, attaccato all’ago della chemio, il suo unico pensiero fosse il senso di colpa nel ritardare la passeggiata della cagna. Pensarla sola ad aspettarlo faceva più male del tumore che piano lo divorava. Io l’ho conosciuta, la cagna. Non ricordo il suo vero nome, non ricordo nemmeno se ne abbia mai avuto uno. La ricordo magrissima, vecchia e malata. Ma Vincenzo l’amava, fino alla morte e anche oltre.

Dalla nostra prima conversazione di persona, scoprii che l’uomo che avevo davanti era un tipo “contro”, del tipo molto ma molto polemico nei confronti di autorità, politici e quant’altro. Ma trovai in lui un ottimo interlocutore e una persona di gran cuore. Quel primo accompagnamento andò benissimo. Lui si era trovato bene in mia compagnia, e io nella sua. Doveva essere un fatto strano perché, quando la settimana seguente mi proposi all’assistente sociale di ANT per accompagnare ancora Vincenzo all’ospedale, la sua reazione fu di sorpresa.

«Davvero?» mi disse «Solitamente chi lo accompagna una volta poi non vuole tornarci».

Ero stupito. Nessuno mi aveva chiesto di fare il volontario. Il mio compito, quello che avevo consapevolmente e volontariamente scelto di fare era aiutare gli altri, e chi se non Vincenzo poteva avere bisogno d’aiuto?

Erano le 7 del mattino, e guidavo in direzione di casa di Vincenzo. Avevo trascorso la nottata completamente in bianco. Un mio collega di lavoro si era sentito male, lo avevo accompagnato all’ospedale per fare un controllo e ne eravamo usciti alle 5.30 del mattino. Neanche un’ora e mezza dopo stavo per raggiungere Vincenzo che, puntuale, mi aspettava sull’uscio, l’immancabile berretto calato sulla testa e lo zaino da montagna come il guscio di una lumaca. Assieme ai due immancabili accessori, ne stringeva un terzo tra le mani: era un tablet di una qualche sottomarca americana. Non appena riuscì, sempre con gran trambusto, a sistemarsi sul sedile accanto a me, cominciò a lamentarsene:

«Dannati americani, come possono dare per scontato che tutti capiscano la loro lingua? Questo libretto di istruzioni lo potrei usare come carta igienica!»

Io, insonne da 25 ore circa, misi subito le mani avanti.
«Vincè, davvero, guarda che questa mattina non è cosa, non sono ancora andato a dormire.»
«Cos’è successo?» Mi chiese preoccupato.

Gli raccontai della mia nottata in bianco al pronto soccorso. Mi guardò con aria confusa.
«E scusa, allora perché sei venuto qui?»
«Vincè, ma secondo te chi mai avrei potuto chiamare alle 5 e mezza del mattino per venire qua a prenderti al posto mio?»

A quel punto lui in silenzio mi cinse la testa con una mano, mi diede un bacio e mi disse un’unica, sola parola, che valse per me più di mille discorsi della migliore qualità oratoria.
«Grazie.»

Quella parola valse, e vale tuttora, tutto quello che avevo fatto e che avrei continuato a fare. Era molto, molto più di un diploma, più di una targa, più di un qualsiasi altro riconoscimento. Mi era così chiaro che non era lui a dover ringraziare me, ma ero io a essergli riconoscente per ciò che mi aveva permesso di essere aiutandolo.
Profilo Fondazione ANT Italia ONLUS

Nata nel 1978 per opera dell’oncologo Franco Pannuti, dal 1985 a oggi Fondazione ANT Italia ONLUS – la più ampia realtà non profit per l’assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e la prevenzione gratuite – ha curato circa 120.000 persone in 10 regioni italiane (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Campania, Basilicata, Puglia, Umbria – dato aggiornato a gennaio 2016). Ogni giorno 3.400 persone vengono assistite nelle loro case da 20 équipe multi-disciplinari ANT che assicurano cure specialistiche di tipo ospedaliero e socio-assistenziale, con una presa in carico globale del malato oncologico e della sua famiglia. Sono complessivamente 520 i professionisti che lavorano per la Fondazione (medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti, farmacisti, operatori socio-sanitari etc.) cui si affiancano oltre 2.000 volontari impegnati nelle attività di raccolta fondi necessarie a sostenere economicamente l’operato dello staff sanitario. Il supporto offerto da ANT affronta ogni genere di problema nell’ottica del benessere globale del malato. A partire dal 2015, il servizio di assistenza domiciliare oncologica di ANT gode del certificato di qualità UNI EN ISO 9001:2008 emesso da Globe s.r.l. e nel 2016 ANT ha sottoscritto un Protocollo d’intesa non oneroso con il Ministero della Salute che impegna le parti a definire, sostenere e realizzare un programma di interventi per il conseguimento di obiettivi specifici, coerenti con quanto previsto dalla legge 15 marzo 2010, n. 38 per l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. ANT è inoltre da tempo impegnata nella prevenzione oncologica con progetti di diagnosi precoce del melanoma, delle neoplasie tiroidee, ginecologiche e mammarie. Dall’avvio nel 2004 sono stati visitati gratuitamente oltre 148.000 pazienti in 79 province italiane (dato aggiornato a gennaio 2016). Le campagne di prevenzione si attuano negli ambulatori ANT presenti in diverse regioni, in strutture sanitarie utilizzate a titolo non oneroso e sull’Ambulatorio Mobile - BUS della Prevenzione. Il mezzo, dotato di strumentazione diagnostica all’avanguardia (mammografo digitale, ecografo e videodermatoscopio) consente di realizzare visite su tutto il territorio nazionale. ANT opera in Italia attraverso 120 delegazioni, dove la presenza di volontari è molto attiva. Alle delegazioni competono, a livello locale, le iniziative di raccolta fondi e la predisposizione della logistica necessaria all’assistenza domiciliare, oltre alle attività di sensibilizzazione. Prendendo come riferimento il 2016, ANT finanzia la maggior parte delle proprie attività grazie alle erogazioni di privati cittadini (29%) e alle manifestazioni di raccolta fondi organizzate (26%) al contributo del 5x1000 (15%) a lasciti e donazioni (9%). Solo il 15% di quanto raccoglie deriva da fondi pubblici. Uno studio condotto da Human Foundation sull’impatto sociale delle attività di ANT, ha evidenziato che per ogni euro investito nelle attività della Fondazione, il valore prodotto è di 1,90 euro. La valutazione è stata eseguita seguendo la metodologia Social Return on Investment (SROI). ANT è la 9^ Onlus nella graduatoria nazionale del 5x1000 nella categoria del volontariato. Fondazione ANT opera in nome dell’Eubiosia (dal greco, vita in dignità).



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