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Affido condiviso e 'figli strappati': ieri un dibattito a Potenza |
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4/05/2017 | “Non vi sono mai due persone che non si capiscono; vi sono solo due persone che non hanno discusso”, recita un detto africano; ed in effetti, se si pensa ai tanti casi di separazione e divorzio, mai detto fu più realistico. “Conflittualità genitoriale: affido condiviso e figli ‘spaccati’, psicopatologie e ‘dintorni’”: questo il titolo dell’incontro-dibattito tenutosi ieri, 03 Maggio, presso l’Aula Grippo del Palazzo di Giustizia di Potenza ed organizzato dall’Associazione Matrimonialisti Italiani – sezione Basilicata, dall’Ordine degli Assistenti Sociali di Basilicata, dall’Associazione A.P.S. Adamo-Uomini e Padri separati e dall’Associazione R.I.Crea (di ricerca e studio in ambito psicologico e psicosociologico) di Napoli. Moderato dalla Presidente dell’AMI Basilicata, avv. Luciana Iannielli, ha visto la presenza dell’avv. Marianna Grimaldi del Foro di Salerno; della dr.ssa Valentina Santoro, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Potenza; dell’avv. Agostino Bellucci, penalista del Libero Foro; della dr.ssa Lucia Ruoti, componente dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Basilicata; dal dr. Francesco Tortono, Presidente dell’Associazione R.I.Crea; dall’avvocato e consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Potenza Loredana Satriani; dalla dr.ssa Marcella Montemurro e da Francesco Venezia, rappresentanti dell’Associazione A.P.S. Adamo-Uomini e Padri separati.
Dal 2006, anno in cui è stata varata la Legge n. 54 sull’affido condiviso, le cose non sono cambiate: l’affido condiviso resta la regola, sulla carta; ma quanto è reale nella sua applicazione? Nata con lo scopo di correggere gli errori dovuti all’affidamento “mono-genitoriale” e di garantire al minore la cosiddetta “bi-genitorialità”, se realmente applicata, la Legge n.54 sarebbe la “stella polare” del Diritto di Famiglia; eppure ancora oggi, a distanza di undici anni, vi è un serio problema nella sua applicazione: il minore viene affidato ad entrambi, ma non viene meno l’identificazione di un genitore “collocatario” (nonostante nessuna norma sull’affido condiviso faccia riferimento a questa figura, che invece rappresenta una mera invenzione giuridica). In almeno il 35% dei casi di separazione, l’affido condiviso che viene disposto “equivale” a due pomeriggi a settimana di visita o due pernottamenti al mese presso la casa del padre (che, nella maggior parte dei casi, non è mai il genitore “collocatario”): una “falsa applicazione”, un’applicazione distorta, prevenuta e pregiudizievole nei riguardi di uno dei due genitori. Così com’è “distorta” l’applicazione del mantenimento che, secondo la Legge, ha carattere sussidiario ed è diretto al figlio; mentre, nel 90% dei casi, acquista carattere indiretto nei riguardi dell’ex coniuge ed arriva a toccare i limiti dell’”estorsione”, come in quei casi in cui il minore – al mancato ricevimento dell’assegno – viene utilizzato quale strumento di vero e proprio ricatto. Scenari familiari “apocalittici”, se si considera che la tutela del minore – già stabilizzato dalla conflittualità e dalla separazione dei propri genitori – sta nel vivere in un sereno clima famigliare. Estrema importanza si dà, così, al carattere preventivo che può avere la Mediazione Famigliare, quale percorso di gestione della conflittualità (talvolta troppo coinvolgente e distruttiva) e di riapertura della comunicazione interrotta; senza dimenticare il dovere e la responsabilità genitoriale e riportando il tutto sul piano delle relazioni, delle emozioni, degli affetti che comunque restano vivi. E questo perché – per dirla con le parole di Tiziano Terzani – “i fatti non sono mai tutta la verità; … al di là dei fatti, c’è ancora qualcosa”.
Marialaura Garripoli
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