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'Una diecimilalire', film opera prima di Luciano Luminelli, presentato a Lavello

23/02/2017

Dalla Basilicata si scappava. Erano gli anni Cinquanta-Sessanta, gli anni del benessere economico dopo un periodo bellico troppo lungo e sofferto; gli anni che hanno dato respiro ad ogni forma di nuova cultura, dalla rivoluzione studentesca all’arrivo dei media nelle case degli italiani. Ma chi ne aveva la possibilità andava via da quelle terre desolate a Sud, in cerca di fortune e vita nuova. E una banconota da diecimila lire si rivela, per Vincenzo, quel mezzo per andare via; verso la città. Una diecimila lire per prendere la corriera, per lasciare alle spalle “un paese dove c’è solo morte e miseria”. Così, nel 1960, l’undicenne Vincenzo fugge da Irsina alla volta di Roma, la capitale, per raggiungere suo fratello calzolaio. Vincenzo inizierà a lavorare presso un bar, riuscirà a conseguire una licenza elementare grazie ad una donna che – quindici anni più tardi – diventerà sua suocera. Una vita che sembra riscattata, seppur lontano dalla sua famiglia e dalle sue origini, fino a quando scoprirà un lato oscuro nella vita di suo fratello Giovanni; fino a tornare, da adulto, nella sua terra d’origine.
Un film fatto di sentimenti – questa opera prima, scritta e diretta da Luciano Luminelli (aviglianese da parte di madre) – su quindici anni di storia italiana, che vanno dal 1960 al 1975 e che sono stati testimoni di un forte spopolamento dell’intero Meridione. Presentato presso il Cine-Teatro San Mauro di Lavello, il film – girato tra la Basilicata e Roma, vincitore del Grand Prix della giuria (presieduta da Pupi Avati) alla XIX edizione del Terre di Siena Film Festival, come Miglior Film per la sezione “Film Italiani” – ha visto la presenza del regista e del compositore della colonna sonora, Tiziano Novelli.
Col patrocinio del Comune di Roma, del Comune di Matera, del Comune di Irsina, del Comune di Montescaglioso e di Potenza; con il sostegno dell’APT Basilicata e il Patrocinio della Lucana Film Commission, in collaborazione con Cinecittà Luce, “Una diecimilalire” gode di un cast eccellente: Sebastiano Somma (Premio come Miglior Attore), Gianluca Di Gennaro, Ciro Esposito, Paola Lavini, Gerardo Placido, Fabrizio Buompastore, Chiara Conti e Francesco Colangelo. “Questo è un film che appartiene a tutti noi – ha dichiarato il regista Luminelli, al termine della presentazione –. È un film che parla di emigrazione interna, negli anni Cinquanta e Sessanta; e noi, da lucani, dovremmo essere orgogliosi nel portare alta la bandiera di questo progetto, che rappresenta un territorio che non è solo quello regionale”. Un film che resta contemporaneo, per via di quell’emigrazione dal Sud che mai s’è fermata. Perché dalla Basilicata ancora si scappa; ancora oggi, nonostante l’illusione di sviluppo legata al petrolio. “Io direi – ha continuato il regista – un popolo lucano che si muove anche sull’onda del petrolio. Malgrado ci siano questi giacimenti, i lucani continuano a muoversi, poiché la nostra gente ancora non è pronta per sfruttare quelle che sono le risorse del territorio; siano esse turistiche, culturali, cinematografiche, siano legate ad una risorsa quale quella del petrolio, che potrebbe realmente portare la Basilicata ad altissimi livelli internazionali”. Ma questo finora, nonostante vent’anni di attività estrattive, non è accaduto e la Basilicata, ancora oggi, continua ad essere la regione più povera d’Italia; è un dato di fatto. Ma questo resta un film che rappresenta tutto il Sud; si parte, sì, ma si lasciano in terra radici assai profonde. Un film che ha, così, anche un forte carattere didattico-pedagogico; una riflessione per le nuove generazioni. “Adesso si va via in maniera accademica: si va ‘fuori’ per studiare, per frequentare master… si va via con un’altra veste. Ma si va via sempre lasciando un pezzo di sé nel proprio luogo di origine, dove si nasce e si cresce. È pedagogico guardare al partire, ma è giusto anche il ritornare; come ritorna Vincenzo, ormai adulto. Noi possiamo diventare quello che vogliamo, – ha concluso il regista – ma ritorneremo sempre all’origine. La forza dei ricordi, quelli che albergheranno sempre nel nostro cuore, è il messaggio che voglio far arrivare”. “In greco ‘ritorno’ si dice nostos”; era questo l’incipit di un romanzo di Milan Kundera. Ed è quel nostos che spinge quell’inappagato desiderio di ritorno; la nostalgia, sia essa fisica o mentale. In qualsiasi modo, sotto qualsiasi forma, si ritorna sempre a casa; come Ulisse.


Marialaura Garripoli



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