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"Il piede di Dio" e il rifiuto al calcio “malato”

22/02/2012

Elia ha diciotto anni ma un cervello da dodicenne: l’età in cui il padre abbandonò lui e la madre.
Ma Elia ha un grande talento: non ha mai sbagliato un rigore in vita sua. Ha un piede fatato, in pochi calciano il pallone come lui.
Michele ha un problema: un incidente, da ragazzo, gli ha impedito di coronare il suo sogno di diventare calciatore. E’ rimasto nel giro: fa l’osservatore per piccole squadre di provincia. Michele ha, però, un grande pregio: riconosce le qualità dei giovani calciatori e tira fuori il campione che è in loro.
Quando, in uno dei suoi viaggi al sud , si imbatte, per caso, su una spiaggia, nel talento di Elia, ne resta folgorato. Vede in lui la soluzione ai suoi problemi. Riesce a convincere la madre ad affidargli il ragazzo: Michele vuole portarlo a Roma e farne un grande campione.
Per questa strana coppia comincia un viaggio nella grande città, nel mondo del calcio ad affrontare procuratori prepotenti e direttori sportivi che si credono onnipotenti, fino all’occasione del provino con una grande squadra. In campo, dopo una serie di magie alla Cassano, si trova davanti ad un avversario “cattivo”. Di fronte alle minacce del calcio vero, il fenomeno si blocca e chiude la prova trovandosi a battere un calcio di rigore, la sua specialità. Dall’esito del rigore dipende il suo futuro e anche quello di Michele. Quel breve scontro con l’avversario minaccioso lo convince a voler tornare sulla tranquilla spiaggia di casa a giocare con gli amici di sempre.
Un film leggero e delicato, che traccia un ritratto del nostro paese, in cui il mondo del calcio è metafora e appannaggio di un sistema di vita.
L’incontro con Elia è fondamentale per Michele. Michele vive in un alone di menzogne, prende in giro sé stesso e gli altri. Elia lo riporta ai valori semplici, all’agonismo sano, alle competizioni disinteressate che hanno come unico fine il divertimento.
Il personaggio di Elia, invece, assume molteplici sfaccettature e significati nel corso del film. E’, sì, un ragazzo con dei problemi, causati da un trauma familiare, ma è sicuramente dotato di una straordinaria sensibilità.
Michele ha grande stima di Elia: "Se tu fossi nato in Brasile ti avrebbero chiamato il piede di Dio", rievocando la celebre “mano de dios” di Diego Armando Maradona
Elia incarna il rifiuto al calcio “malato” e corrotto che è fonte solo di interessi economici. Ma è anche appannaggio, insieme alla madre, di una meridionalità ricca di valori e tradizioni. Ed in effetti il film è tutto intriso di meridionalità, a partire dall’ambientazione (un piccolo paese della Puglia) alla colonna sonora,una travolgente pizzica salentina.
Un film importante per riscoprire ed identificarci in una meridionalità sana, di cui possiamo essere molto più che fieri.


Nicoletta Fanuele



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