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Prugnolo selvatico: nuova terapia complementare per i tumori |
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12/11/2016 | Il bosco ed il prato furono indubbiamente le prime farmacie dell’uomo dei tempi preistorici e già nell’età della pietra si conosceva l’azione medicamentosa di molti vegetali: piante,semi e frutti. Attraverso i millenni, l’insieme di queste nozioni si sono approfondite, e anche diversificate. I progressi della conoscenza e dell’utilizzazione delle piante medicinali si possono inquadrare nei periodi, rispettivamente della civiltà egiziana, greca e romana e solo durante il Rinascimento gli studiosi occidentali approfondirono la loro ricerca scientifica. I rimedi di origine vegetale esplicano però una “terapia blanda”, con valide possibilità scientificamente dimostrabili – talvolta preferenziali – e con minori inconvenienti della terapia praticata con sostanze sintetiche molto aggressive per l’organismo. E’ recente la notizia che è stata scoperta nella drupa del pruno una proprietà molto importante, che riesce a combattere la proliferazione di cellule di alcuni tumori Infatti nella nostra zona questo arbusto è molto diffuso specie nelle zone dove l’uomo non coltiva il terreno e lascia al pascolo degli animali molto ghiotti di questa pianta. Dal momento che nelle zone non coltivate della Basilicata cresce rigoglioso il prugnolo potrebbe fornire la materia prima per la preparazione del medicinale che potrebbe essere utilizzato come integratore della chemioterapia; se del caso si potrebbe favorire con mezzi agronomici la crescita di questo arbusto selvatico.
Antonio Molfese
Medico Giornalista Agrotecnico
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