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Recensione “Sotto falsa bandiera – strategia della tensione e terrorismo

21/08/2016

Il libro di Erica Perucchetti “Sotto falsa bandiera – strategia della tensione e terrorismo di stato” di Erica Perucchetti di 256 pagine, edito da Arianna Editrice, ed acquistabile al prezzo di 12,50 euro, parla delle operazioni belliche autocreate, ideate cioè per far credere che l’at¬tacco sia stato effettuato da gruppi diversi, rispetto ai reali esecutori, al fine di addossare loro la responsabilità di quanto accaduto, legittiman¬do così eventuali rappresaglie, oppure, come si preferisce ammettere a denti stretti, di “sfruttare” qualche ghiotta opportunità. Dall’antichità a oggi le modalità si sono affinate, ma le strategie belliche di strumen¬talizzazione sono rimaste immutate.
La maggior parte degli storici, per esempio, ritiene che anche l’in¬cendio di Roma sia stato appiccato su ordine di Nerone per poter ef¬fettuare la ricostruzione della città, di cui esistevano già i progetti. La colpa del disastro sarebbe ricaduta sui cristiani, perfetti capri espiatori dell’epoca. Qualunque ne sia stata l’origine, l’incendio offrì all’impera¬tore la possibilità di far ricostruire la città a suo piacimento, esaudendo così un suo preciso desiderio precedente all’incendio
Vi sono dei casi eclatanti e ben documentati i quali dimostrano che non ci si trova di fronte a deliri paranoidi, ma a un tema drammatica¬mente reale.
Pertanto questo libro si propone di offrire una rasse¬gna dei casi più celebri e storicamente accertati e di quelli che, dall’Un¬dici settembre a oggi, sollevano plausibili dubbi sulle reali dinamiche degli eventi, senza avere la velleità di mettere la parola fine a ricerche che, si spera, continuino fino ad accettarla. Inoltre parla anche di un secolo intero di vicende storiche innescate o favorite dalle false flag, fino a notare come queste diventino sempre più numerose. Episodi più lontani nel tempo, come l’affondamento del Lusitania, l’incendio del Reichstag o l’incidente del Tonchino, diventano – decennio dopo decennio – una prassi rodata e frequente che si moltiplica nel corso degli ultimi quin¬dici anni.
E cos’ha inaugurato quest’ultimo periodo? Esattamente la più spet¬tacolare e visionaria delle false flag, lo scenario apocalittico dell’Undici settembre 2001.
Quel che è venuto dopo,
ossia la “guerra infinita”, la “guerra al terrorismo”, lo spionaggio totalitario coperto dal Patriot Act e altre leg¬gi liberticide, una volta illuminato dalla luce terribile dell’Undici set¬tembre, si è avvalso di una sorta di “terapia di mantenimento” a base di attentati piccoli e grandi, perpetrati da gruppi di terroristi presso i quali sono sempre riconoscibili l’ombra e l’impronta dei servizi segreti.
I servizi segreti sono il grande convitato di pietra, sempre più in¬gombrante eppure ancora sottovalutato nelle analisi politiche, storiche e giornalistiche. Anche se sono formalmente subordinati al potere politico ed esecutivo, gli apparati di intelligence hanno risorse enormi in grado di sfuggire ai deboli criteri di trasparenza che possono mettere in cam¬po le eventuali commissioni parlamentari di controllo; pertanto sono capaci di costruire delle reti di interessi che in tutta autonomia possono condizionare sia l’agenda politica, sia l’agenda dei media. Settori interi di questi servizi giocano partite autosufficienti, grazie a budget incon¬trollabili ed enormi in grado di mettere in campo forze pervasive.
All’interno di quello che certi politologi definiscono “lo Stato pro¬fondo”, esistono settori ombra del governo, dotati di proprie catene di comando presso le Forze armate e di budget non rendicontabili che uniscono risorse pubbliche e autofinanziamento in simbiosi con le at¬tività criminali delle mafie, provvisti di idee proprie in merito al modo di intendere l’interesse nazionale, portati a costruire ogni tipo di rap¬porto con gruppi terroristici, che poi manovrano con “leve lunghe” e irriconoscibili.



Biagio Gugliotta.



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