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“Storia della bambina perduta” di Elena Ferrante.Recensione di Mario Coviello

18/06/2016

Ho appena finito il quarto e ultimo capitolo de “ L’amica geniale “ di Elena Ferrante,” Storia della bambina perduta”. Quattrocentocinquantuno pagine intense, vibranti e ho urgenza di parlarne con chi avrà la bontà di leggermi.
Ancora venti anni della vita delle due amiche Elena e Lila.Dai quaranta a sessanta , dagli anni 80 al duemila e oltre. E con Lila ed Elena il racconto della storia di Napoli e dell’Italia che esce dalla stagione buia del terrorismo, vive” gli anni da bere “ dell’era craxiana, tangentopoli e l’affacciarsi delle grandi migrazioni e del terrore planetario, annunciato dalla caduta nel 2001 delle torri gemelle a New York.
Elena e Lila vivono questi anni insieme, nello stesso palazzo della periferia napoletana. Insieme crescono le figlie e con loro continuiamo ad appassionarci alla vita degli altri protagonisti e comprimari della saga,che invecchiano, tradiscono, uccidono e vengono uccisi.
Elena Ferrante racconta storie di famiglie e soprattutto di madri e figlie, con mariti e compagni quasi sempre “ inadeguati”. Elena scopre l’amore per la madre Immacolata e la assiste nella sofferenza e nel trapasso, dando il suo nome alla terza figlia. Cresce le figlie e continua a combattere per realizzarsi, per scrivere. Lacerata da continui sensi di colpa, si sente madre inadeguata perché ha bisogno di tempo per scrivere, viaggiare, incontrare i suoi lettori, fare televisione, dirigere una casa editrice, girare l’Europa come scrittrice ormai di successo con più di venti libri pubblicati. Ha bisogno di tempo per continuare a scoprire se stessa, il proprio piacere, essere indipendente, emanciparsi.
Lila è con lei, accanto e spesso contro di lei, pietra di paragone feroce e inappellabile,amata e temuta. Lila vive un periodo compiuto, sereno, con la nascita di Tina . Figlia desiderata, amata, dolce, che cresce con Elena che ha partorito negli stessi giorni Imma, la figlia di Nino, che ha scoperto inaffidabile, capace solo di vivere per piacere alle donne e poi deputato del partito socialista prima e della destra poi.
Ed è proprio Tina, che ha lo stesso nome della bambola che Elena ha perduto, che scompare a cinque anni, una domenica mattina quando le due famiglie sono a passeggio nella piazza del quartiere, affollata di bancarelle e venditori ambulanti. Lila non si perdona e soccombe al dolore che non le da tregua, “ si smargina”.
Si riprende, forse, cominciando a vagare nei cimiteri di Napoli, nascondendosi nella Biblioteca Nazionale, per conoscere e forse scrivere della Napoli di ieri e di oggi, che continua a disfarsi e a risorgere, accumulando nelle sue case, vicoli, quartieri, strati di dolori, lacrime, violenze, sangue, passioni.
E le protagoniste vivono l’approssimarsi della vecchiaia, della morte. Lila sembra non rendersene conto per se stessa e quando Elena la invita a riflettere sul loro passato, sul cammino che hanno percorso, appare “geniale” e spietata, lucidamente profetica e dice all’amica: “ Stai invecchiando come si deve: Ti senti forte, hai smesso di essere figlia, sei diventata veramente madre.”
E anche Elena ha bisogno di una “riparazione” nei confronti dell’amica quando ormai vive lontana a Torino, sola, senza le figlie che vivono all’estero. Sente Lila solo per telefono ogni tanto . Ritorna ad avere successo perché scrive “Un’amicizia” che in ottanta pagine racconta quanto Lila ha contato nella sua vita e chiude a pag. 451, ultima pagina del romanzo,sperando che forse …”Lila ( che le ha riportato le bambole perdute della loro infanzia) aveva rotto gli argini e finalmente intendeva girare il mondo, vivendo in vecchiaia , secondo una nuova verità, la vita che in gioventù le avevano vietato e si era vietata.
A pag 418 de “ Storia della bambina perduta” a Elena che la incalza sul romanzo che hanno comprato a 8 anni con i soldi di don Achille Solara “ Piccole donne” ( si proprio “ Piccole donne”), sulla “ Fata blu” che hanno scritto insieme a 10 anni , sui romanzi che ha pubblicato, Lila risponde “Solo nei romanzi brutti la gente pensa sempre la cosa giusta, dice sempre la cosa giusta,ogni effetto ha la sua buona causa, ci sono quelli simpatici e quelli antipatici, quelli buoni e quelli cattivi, tutto alla fine ti consola.”
E’ questa la risposta di Elena Ferrante a noi lettori appassionati che ci interroghiamo sul senso della vita.

Bella 18 giugno 2016 Mario Coviello




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