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“Brooklyn”, un film di John Crowlej.Recensione di Mario Coviello

6/04/2016

La famiglia, il legame con la terra d’origine,la religione cattolica, l’emancipazione, l’amore,l’emigrazione, sono questi i temi del film “ Brooklyn” di John Crowlej , sceneggiato dall’autore di “ Un ragazzo”, lo scrittore Nick Hornby. Saoirse Ronan , candidata all’oscar 2016 come migliore attrice,con il suo volto pulito e luminoso racconta la storia di Eilis che vive in Irlanda nel 1951 ed è costretta ad emigrare negli Stati Uniti perché non ha un lavoro e vuole fortemente emanciparsi. Passa attraverso Ellis Island, con la paura della prima volta lontana dalla famiglia, l’eccitazione dell’ignoto, la speranza di un futuro in un posto in cui sentirsi presto di nuovo a casa. Per Eilis l’emigrazione coincide con la fine dell’adolescenza, con la scoperta dell’amore e di persone come lei alla ricerca della propria realizzazione. Va a vivere a Brooklyn, il posto di quelli appena arrivati, emarginati ormai rimasti soli, senza radici in Europa.
Nella nostre famiglie e con i nostri giovani diplomati e laureati viviamo il dramma dell’emigrazione. Il viaggio in “Brooklyn” si fa per mare, con una valigia di cartone, in cabine di terza classe con un bagno “conteso” in comune.
“Brooklyn” racconta tutto questo in modo pacato, lieve, attraverso il gioco degli sguardi dei protagonisti. Racconta i sentimenti, la nostalgia, il rimpianto con lettere che i protagonisti scrivono. Abbiamo dimenticato quanto sia bello chiudersi in una stanza per mettere sulla carta le nostre paure, ansie, desideri…“ Parliamo di te ogni sera” scrive Rose che è rimasta in Irlanda con la madre vedova.
E Tony, il fidanzato idraulico italiano, che Eilis sposa di nascosto, è “dolce, spiritoso, con grandi occhi azzurri “ e fa correggere al fratello di otto anni le lettere che manda a Eilis tornata in Irlanda perché la sorella è morta e la madre è rimasta sola. I fidanzati in “Brooklin” portano le future spose a pranzo dai genitori ed Eilis deve esercitarsi prima con le amiche per non sporcarsi di sugo quando per la prima volta a casa dei genitori di Toni e dei suoi quattro fratelli maschi mangia gli spaghetti .Gli incontri avvengono nei balli del sabato sera organizzati nelle parrocchie.
Eilis impara a fare la commessa di giorno in un grande magazzino ed è la migliore alla scuola serale che frequenta per diventare contabile.
In questo film si trova molta solidarietà femminile. “Tratta ogni cliente come se fosse tua amica”… “Il segreto è fingere di essere sicuri di sé..” le consiglia la caporeparto al negozio.
Eilis, costretta a tornare in Irlanda, riscopre il suo mare, così diverso da quello di Long Island, ma è tornata con gli occhiali da sole e ha imparato che il costume si può indossare sotto il prendisole, evitando sulla spiaggia ridicoli contorcimenti..Incontra un giovane irlandese che è “ calmo, civile, affascinante.. Ed è come se un cerchio si stringesse attorno a lei. Rimanda la partenza perché l’amica del cuore si deve sposare. Con il cuore diviso in due, Eilis deve trovare il modo di far coincidere il luogo da cui proviene con quello in cui è andata. Solo un episodio, apparentemente banale ..le fa comprendere quale strada deve intraprendere.
In” Brooklyn” emerge un percorso di purificazione verso la positività, il lavoro necessario a guadagnare una propria identità indipendentemente da quella conferita da patria e famiglia.
Vi consiglio la visione di questo film per godere di ritmi lenti, sentimenti genuini e ricordare che chi parte lo fa per necessità e che imparare a vivere in “terra straniera” migliora se stessi e l’umanità.
Nel film la costruzione di una vita autonoma, lontano dalla terra d'origine, coincide con la costruzione di un'identità nazionale per uno stato l’America che l'ha disegnata intorno alla multiculturalità. Il posto dove tutti da tutti i luoghi del mondo possono realizzare se stessi (il sogno americano) è stato costruito proprio da questa eterogeneità. Non dimentichiamolo.

Bella 6 aprile 2016 Mario Coviello




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