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Recensione libro di Francesco Mazzoni “Con Dante e per Dante

25/11/2015

Il libro di Francesco Mazzoni “Con Dante e per Dante – Saggi di filologia ed Ermeneutica dantesca III - Ermeneutica della “commedia” a cura di Gian Carlo Garfagnini, Enrico Ghidetti, Stefano Mazzoni, con la collaborazione di Elisabetta Benucci, di 511 pagine, edito dalle edizioni di storia e letteratura, e patrocinato dall’Associazione Guido e Francesco Mazzoni, per gli studi medievali e danteschi, dall’Accademia della Crusca, dall’Istituto Nazionale per gli studi sul rinascimento, Società Dante Alighieri e dall’Ente Nazionale Boccaccio, ed acquistabile al prezzo di 72 euro, riporta saggi interessanti su Dante da un punto di vista filologico ed esegetico.
Tra i tanti argomenti trattati, vengono presentati in maniera razionale e critica, storicizzando sia pure per punti discriminanti, i momenti più importanti del dantismo novecentesco, radicato all’inizio nel clima del metodo storico del positivismo giunto successivamente, alla lettura finemente psicologica e croncianamente temperata da Attilio Momigliano, mediante la sensibile attenzione di Carlo Graber per il dato formale della poesia dantesca.
Poco dopo la metà del secolo, all’inizio degli anni cinquanta (1955), il commento al poema di Natalino Sapegno segnò lo spartiacque tra due climi culturali, sul piano teorico abiurando ogni ripudio della chiave di lettura estetizzante degli epigoni di Croce anche se il carattere intenzionalmente summatico della chiosa, e le oggettive coordinate cronologiche del commentatore, non potevano certo condurre ad una radicale riforma dell’approccio al testo.
Quando, stimolato da Contini, l’autore , sul finire degli anni Cinquanta, per quanto attiene alla raccolta di documenti, non aveva dubbi circa il carattere e la destinazione dell’opera: Contini e Raffaele Mattioli volevano il commento scientifico “vagheggiato” dal Barbi; mentre sul piano testuale, si attendeva in parallelo, per l’anno centenario del 1965, la rinnovata fisionomia del testo dantesco, nata dall’incontro tra la genialità, sul paino ecdotico, di Contini, e la innovativa, e originale ipotesi di lavoro di Giorgio Petrocchi, serra da una assoluta dedizione e da una ineguagliata capacità di scavo.
. Prescindendo dal nuovo tomo, o in attesa di esso, un buon commento scolastico si
sarebbe potuto fare, in quegli anni, con cinque o sei libri (dando per scontata
la consultazione delle varie «Lecturae Dantis» e delle riviste specialistiche): i Problemi di critica dantesca, I e II serie, del Barbi8; il terzo volume, già citato, di Problemi fondamentali...; l’altro libro, sempre del Barbi, Con Dante e coi suoi interpreti 9; nonché il Parodi di Poesia e Storia nella «Divina italiana fra Otto e Novecento si affiancavano, per l’elemento filosofico e teologico, le opere di Nardi e Gilson, mentre non si poteva non tener conto, 7 D Ma, innanzi tutto, ho sempre fuggito la “imitatio”; poi del commento(rispetto al quale alcune autonome lecturae di canti rappresentano semplici approcci) notoriamente ho pubblicato poco, anche se la maggior parte dei materiali è da tempo schedata e raccolta, e in qualche caso presentata nelle lecturae, oppure accennata rapidamente nelle telegrafiche appendici di aggiornamento ai vari canti della riedizione, dei commenti di Casini-Barbi e Momigliano.
Nel libro si parla anche di Beatrice quale simbolo della bellezza, protagonista di molte delle prime poesie stilnoviste di Dante, successivamente raccolte nella Vita e nelle rime
Nel “libello” giovanile la donna non è solo la donna-angelo dello Stilnovo, ma è già raffigurazione di Cristo e sembra anticipare il valore allegorico che avrà nel poema, ovvero quello della grazia divina e della teologia rivelata che sola può condurre l'uomo alla salvezza eterna e al possesso delle tre virtù teologali (fede, speranza, carità).
Beatrice compare anche nel poema per la prima volta nel Canto II dell'Inferno, quando scende nel Limbo e prega Virgilio di soccorrere Dante. È la Vergine a sollecitare l'intevento di santa Lucia per la salvezza del poeta, e Lucia si rivolge a Beatrice (che siede nel suo scanno celeste accanto a Rachele) pregandola di intervenire in soccorso di Dante. Beatrice ricompare poi nel Canto XXX del Purgatorio, al termine della processione simbolica nel Paradiso Terrestre, sul carro che rappresenta la Chiesa trainato dal grifone. Qui Beatrice è coperta da un velo bianco su cui è posta una corona di ulivo, indossa un abito rosso e un mantello verde, colori che simboleggiano le tre virtù teologali (il bianco è la fede, il verde è la speranza, il rosso è la carità).
Da tutto questo ne è scaturito un libro molto interessante e pieno di spunti di riflessione su colui che è stato considerato il padre della lingua italiana.


Biagio Gugliotta




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