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Viggianello: successo per 'Terra di confine'

28/08/2014

Chiude nel segno del teatro impegnato di Pasquale Lanzillotti, con il suo Mattia Preti e la Peste, e le escursioni fra la luce e il tempo dell’artista tedesco RochusAust, l’edizione 2014 di Terra di Confine. Piena soddisfazione è stata espressa a caldo dagli organizzatori dell’evento che già si preparano a ripartire nel segno di una formula che fa dell’essere al confine, diverso ed “uguale” contemporaneamente, il vero elemento trainante e di novità.
AIETA-VIGGIANELLO – Tre luoghi diversi, tre diverse suggestioni artistiche per l’artista tedesco RochusAust e i suoi compagni d’avventura Fosco Perinti e Leon Pantarei. Il 22 Agosto nella grotta della Madonna di Praia a Mare è stata la luce l’elemento dominante, una luce catturata in conche di metallo e liberata dall’acqua piovana della grotta e dal suono degli artisti. Una luce che proviene dallo spazio, e quando arriva da noi è già stata emessa da molto tempo, è traccia del passato. Una luce che ci attraversa e va oltre, in direzione del futuro. A Viggianello invece sono state le pietre a parlare per gli artisti, le pietre dei vicoli e dei palazzi raccontano il passato, noi possiamo interrogarle per capire da dove veniamo e poi riorientarci verso il futuro. Pubblico giovane nel comune del Pollino, gli adolescenti hanno cercato il significato del messaggio artistico di Rochus, ponendo le loro domande dopo la performance all’artista. Il risultato è stato un incontro vero e fertile tra due mondi così diversi come l’arte tedesca e la vita quotidiana degli adolescenti in Basilicata.
Nella serata conclusiva ad Aieta, con la III parte della marcia 05 italiana, Rochus, Fosco e Leon hanno suonato rivalutando mezzi antichi, quali il trattore, il motocarro ape e il mulo. Una “processione musicale” si è sviluppata tra le vie del paese, dalle varie componenti. Su trattore le sonorità forti e ipnotiche delle note percussive di Leon, autore originale di ritmiche suggestive e magnetiche già durante la sua performance da solista del 22 agosto, quando ha suonato e cantato nel suo Percussion Party; sulle api Rochus con la tromba ha voluto con sé due giovanissimi organettisti di Aieta, che hanno così potuto vivere una esperienza artistica di grande arricchimento; a fianco dell’asino Fosco invitava il pubblico a seguire le api, mezzo del passato che potrebbe indicare una strada per il futuro, in quanto mezzi a basso consumo e dunque ecosostenibili, oltre che mezzi di trasporto in antitesi con la sfrenata corsa febbrile dei nostri ritmi moderni. Ritmi che Leon, sul trattore, ha invece mostrato essere quelli delle stagioni, della terra e dei contadini, che anche quando vogliamo ignorarlo sono invece tuttora la fonte prima del nostro nutrimento, dunque del nostro essere vivi.
Tra passato e futuro, per Rochus, quel che conta è il momento presente, l’oggi è la chance che non dobbiamo lasciarci sfuggire, in cui possiamo autodeterminarci. Serate connotate da eclettismo culturale quelle di Terra di Confine, tra la musica di Rochus e la danza di Ricky Bonavita, attraverso le riflessioni sul gesto e sul ritmo, come quelle del prof. D’Acunto che ha individuato proprio nel ritmo l’elemento di confine tra gesto e parola, per arrivare alle parole dei libri presentati nel festival del libro di Aieta, come il “Volare con i piedi per terra” di Carlo Magaletti, che ne presenta i metodi e la ricerca originale sul grande tema della nostra crescita ed evoluzione individuale. Serate scientifiche e culturali di grande portata hanno conferito agli eventi di Terra di Confine una connotazione di eccellenza per il territorio in comune tra Calabria e Lucania, con meritata soddisfazione degli organizzatori e dei partecipanti tutti.
Per quanto riguarda il percorso teatrale “Mattia Preti e la peste”, messo in scena da Pasquale Lanzillotti domenica 24 ad Aieta e lunedì 25 a Viggianello, si tratta di una ricerca originale ed accattivante che oltre a rappresentare un omaggio al grande grande artista calabrese di Taverna, attraverso la rilettura delle sue tele proiettate al centro della scena, è anche un invito alla riflessione sulla nuova peste del duemila che si manifesta come rifiuto ed emarginazione dell’altro. Un teatro impegnato, la pièce “Mattia Preti e la peste” a settembre al museo di Capodimonte di Napoli, che già ospita alcune tele del pittore calabrese. (Pio G. Sangiovanni)



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