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Vittorio Camardese, l'uomo che inventò il tapping

2/07/2014

Il web può far rinascere storie che sembravano destinate a rimanere sepolte nella memoria. Una di queste è la storia di Vittorio Camardese, geniale chitarrista stimato da alcuni tra i musicisti più famosi.
Dal 2 luglio, su Indiegogo, popolare piattaforma di crowdfunding, partirà la campagna per contribuire al progetto di ricerca e documentaristico. Il giorno non è casuale, infatti, esattamente un anno fa, grazie alla condivisione sui principali social network del video della partecipazione di Camardese al programma televisivo “”Chitarra Amore Mio”, il mondo della musica si accorge di lui. L'idea è quella di trovare i fondi e ritrovare lo stesso entusiasmo del popolo del web per poter contribuire, con diverse modalità, alla realizzazione di un documentario incentrato sulla figura del semisconosciuto chitarrista.
Un progetto nato anch’esso dal web.
Quando Vania Cauzillo, una giovane regista lucana di Potenza, vede il video su YouTube, in cui un uomo, ospite di un programma Rai del 1963, si esibisce con la sua chitarra, anche lei, come tutti, rimane letteralmente di stucco. Per tre motivi. Il primo: il chitarrista suona con una tecnica personalissima e mai vista prima; il secondo: nonostante quel metodo, il chitarrista è praticamente sconosciuto; il terzo: il chitarrista è un suo concittadino.
Quel chitarrista si chiama Vittorio Camardese.
Il video, caricato da Roberto Angelini, cresciuto con Vittorio e anche lui chitarrista, aveva già fatto il giro del mondo, commentato da due dei più grandi chitarristi viventi. I nomi? Guthrie govan, Joe Satriani e Bryan May che, tramite Twitter, l’hanno condiviso l’uno sul profilo dell’altro. Ve l’immaginate il chitarrista dei Queen che guarda il video e, abbandonato il suo aplomb inglese, strabuzza gli occhi e chiama il suo amico Joe, esclamando frasi di scomposta eccitazione di fronte a cotanto, dimenticato, genio?
La regista decide così di chiedere ad Angelini di raccontare assieme questa storia e da qui parte la ricerca: Vittorio, scomparso nel 2010, era un medico radiologo al “Gemelli” di Roma, ed era una leggenda nell’ambiente musicale della capitale, nonostante avesse sempre riservato la sua straripante bravura a pochi fortunati amici, tra cui Chet Baker e Stephane Grappelli e tanti altri, lasciando pochissime tracce della sua musica.
Nasce così l’idea di un documentario- subito sposata dalla casa di produzione Oph!en - che racconta la sua figura sfuggente e geniale: una sfida per restituirgli quel posto nella musica che gli manca e che merita in pieno.
Ma il compito non è facile perché Vania Cauzillo, insieme a Mimmo de Musso (co-autore del progetto) e Vittoria Smaldone (responsabile ricerca e documentazione), vuole raccontare una musica che non c’è, e che risiede solo nella memoria di poche persone e in rarissime testimonianze.
Perché tutto questo non svanisca, hanno deciso di chiedere un contributo a chiunque voglia conoscere una storia così bella e goderne in un documentario.
Sperando che dal web possa rinascere una musica e una storia



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