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Il “panetun” milanese è di origine lucana

8/12/2013

Non ci crederete, ma il Panettone di Milano lo ha “inventato” un Lucano e più precisamente un Atellano.
I fatti, tra storia e leggenda, si sono svolti al tempo della Signoria di Ludovico il Moro, duca di Milano tra il 1494 ed il 1500.
Al suo servizio c’erano Lucio Scipione Atellano, con la qualifica di scudiero, Gian Giacomo o Giacometto de la Tela ( nome antico di Atella,), scudiero ducale e Vincenzo de la Tela, consigliere personale del Duca. ( All’epoca, il cognome derivava dal paese di origine, nel nostro caso Atella, provincia di Potenza ).
Questi eminenti funzionari abitavano in un lussuoso palazzo, ancora oggi ben conservato, in corso Magenta, 65, spesso frequentato anche da Leonardo da Vinci, al servizio degli Sforza.
Gian Giacomo degli Atellani aveva un figlio, Ugo, che era il falconiere prediletto dal Moro. Era un giovane assai piacente, oltre che facoltoso, destinato ad un conveniente matrimonio di corte. Ugo amava, contrariamente ai desideri della famiglia, la bella Adalgisa, figlia dell’umile fornaio di corte Toni ,che abitava in un malmesso caseggiato popolare, sito al di là del muro che lo separava dalla lussuosa dimora di Ugo. Questi poteva vedere la sua amata solo di notte e, per questo, sistematicamente al calare delle notte, scavalcava la balaustra, superava il muro e si recava al forno per incontrare l’amata Adalgisa. La poverina, però, era sempre più stanca,perché costretta a lavorare di più per malattia del garzone di bottega. Ugo non si perse d’animo e, vestito con umili abiti, si presentò a Toni per farsi assumere come lavorante. Ci riuscì per la gioia di Adalgisa.
Gli affari di Toni, malauguratamente, cominciavano ad andare di male in peggio per l’apertura di un altro forno nelle vicinanze.
Bisognava, allora, inventarsi qualcosa per rendere il pane di Toni più buono,per riacquistare i clienti perduti. Detto fatto, Ugo vendette, all’insaputa del Moro, due bei falconi e con il ricavato comperò del burro che, durante la notte, non visto, aggiunse all’impasto del pane, tanto da farne, in breve tempo, il pane più gustoso di Milano. Gli affari tornarono ad andare a gonfie vele per la pace di Toni e della figlia.
Visto l’inaspettato successo, il temerario Ugo, dopo aver venduto altri due falconi, comperò, altre al burro, anche una buona quantità di zucchero ( molto raro ai tempi ) che venne aggiunto nella lavorazione del pane, divenuto sempre più buono e sempre più richiesto, soprattutto dalla clientela di rango. Milano, insomma, stravedeva per il pane “speciale” di Toni, tanto che bisognava impastarne sempre in maggiore quantità. Ugo ed Adalgisa, così, potevano pensare ad un futuro migliore.
Sotto le feste di Natale,proprio come di questi tempi, Ugo, con un vero colpo di genio, al pane “speciale” aggiunse uova, pezzetti di cedro condito e uova sultanina. Inutile dire che fu un successo , oltre le più rosee aspettative. Tutta la Milano bene passava dalla bottega di Toni per comperare quello che fu battezzato il “pan grande”. Anche a corte venne apprezzato moltissimo, tanto che il Moro, durante uno dei soliti lussuosi banchetti, invitò i commensali ospiti a dare un nome al pane miracoloso. La scelta, ovviamente, fu quasi obbligata: il nome fu, manco a dirlo, “il pan del Toni, con il tempo divenuto Panettone, da servire a tavola il grande giorno di Natale,
Dopo la consacrazione ducale, gli affari di Toni andarono alle stelle tanto che, superate le ultime resistenze dei riottosi genitori, Ugo potette sposare la bellissima Adalgisa e vivere insieme felici e contenti. Proprio come in una favola.
Cari lettori, comunque sia andata, godiamoci anche quest’anno, quel gustoso e storico pasticcio partorito dalle fine mente del lucano Ugo degli Atellani.
Dal sottoscritto e da La Siritide ,vi giungano i più fervidi auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

Giovanni Labanca



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