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A Senise ‘invasione’ di giovani unitalsiani. La lettera di Fabio

16/09/2013

Sin dalle prime ore di ieri, Senise si è vista invadere da circa trecento giovani unitalsiani, provenienti da ogni parte della regione come oramai fanno da anni. Quest’anno la scelta è caduta su Senise. Per capire il motivo della giornata, necessita fare un passo indietro. Con la Lettera apostolica Porta fidei dell’11 ottobre 2011, il Santo Padre Benedetto XVI, oggi papa emerito, ha indetto un Anno della Fede con lo scopo di contribuire a una rinnovata conversione al Signore Gesù e alla riscoperta della fede, affinché tutti i membri della Chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Signore Risorto nel mondo di oggi, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la “porta della fede”.La sollecitudine della Chiesa nel saper cogliere e leggere i segni dei tempi matura nel solco degli insegnamenti del Concilio Vaticano II e si declina, di volta in volta, nella sensibile opera di discernimento, affinché Dio sia presente nelle pieghe del nostro mondo e ciascun uomo possa incontrarlo. La Chiesa individua proprio nell’emergenza educativa l’orizzonte nel quale collocare gli sforzi perché le nostre comunità possano quotidianamente sperimentare la forza sanante e liberante che scaturisce dall’incontro col Cristo e il suo Vangelo. E proprio da queste basi che, l’Unitalsi Regionale è partita svolgendo ogni anno un incontro sezionale che richiama la presenza di molti giovani unitalsiani. Pullman di linea, mezzi dell’Unitalsi e macchine private hanno condotto i giovani a Senise, accolti nei locali siti in zona Aldo Moro e successivamente si sono spostati nella piazzetta S. Francesco luogo di svolgimento dell’incontro. La solenne liturgia eucaristica, arricchita dai canti del coro parrocchiale, presieduta da don Tommaso Fradusco assistente spirituale della sezione lucana e concelebrante don Pino Marino ha chiuso i lavori della mattinata.
Commozione ed applausi ha suscitato nei presenti la lettura di una lettera di un giovane unitalsiano di Senise, Fabio, assente per motivi personali, che non ha voluto far mancare la sua testimonianza e che la Siritide riporta integralmente: “Quando sono stato invitato per la prima volta all’unitalsi, non avevo ancora ben chiara cosa significasse. Avevo sentito che l’unitalsi era un’associazione che accompagnava i malati a Lourdes e che viaggiava sul treno bianco, ma mi sembrava qualcosa che mirava solamente al servizio per i malati e ai volontari spettava quasi il valore morale di portarli e assisterli.
Evidentemente non conoscevo l’Unitalsi, ma ero comunque attratto da essa. Sentivo dentro di me una domanda . Cosa porta tutta questa gente a fare tutta questa fatica? E’ mai possibile che abbiamo una carità talmente forte da smuovere le montagne per portare quelle persone a Lourdes ?Era possibile. Sì, era lampante, sotto gli occhi di tutti, che lo facevano per amore e lo facevano da persone felici. A quel punto mi sono venute a mente le parole di Gesù: -amatevi gli uni e gli altri, come io ho amato voi. Ma stiamo attenti non amiamo a parole e con la lingua, ma con i fatti e le verità. Pian piano ho capito che il segreto più grande, il segreto che sta alle fondamenta della nostra esistenza, è proprio l’amore, un amore fatto anche di carità. Sicuramente questo viaggio, questo correre alla ricerca dell’amore, non possiamo compierlo da soli ed ecco che entra in gioco la compagnia. Esatto, la compagnia, e proprio da questo mi rendo conto di quanto siete importanti, amici miei, poiché insieme siamo riusciti a creare una grande famiglia. Una famiglia in cui ogni singola persona è importante, come ogni tassello che va a completare il puzzle. Una famiglia dove ognuno può contare sugli altri. Una famiglia in cui ognuno di noi attraverso le varie esperienze, i vari pellegrinaggi ha imparato a crescer, in armonia. Una famiglia in cui si condividono gioie, emozioni, la nostra quotidianità. Una famiglia in cui ognuno sa e chi non lo sa se ne deve rendere conto, che non bisogna fermarsi davanti alle sfide che ci pone la vita e non arrendersi mai nonostante le sofferenze.
Sono sicuro di tutte queste cose che sto dicendo e sono state confermate quando un giorno ho parlato con un mio amico che è sulla sedia a rotelle e mi ha detto queste parole: “Io negli occhi di ciascun volontario non riesco altro che vedere gli occhi di Gesù, infatti, secondo me sono stati mandati proprio da lui come degli angeli custodi. In precedenza ero chiuso in tutto, non riuscivo nemmeno a parlare con qualcuno, invece ora, grazie a voi, riesco a fare tutto ovvero a ridere, scherzare, giocare e allo stesso tempo emozionarmi con chi mi sta intorno. Il tempo che trascorre nella vostra compagnia è veramente qualcosa di eccezionale, perché mi permettete anche di stare vicino a Gesù, così voi potete farlo attraverso me. Se fosse per me io starei ogni minuto con voi, perché non capita tutti i giorni avere degli angeli al proprio fianco perché voi mi date la speranza” Alla fine ha concluso dicendo: “Voi siete come una grande famiglia per me”. Mentre ascoltavo queste parole il mio cuore e il mio animo si caricavano sempre più, di gioia e di pace. Avevo capito grazie a questo insegnamento qual’era lo scopo vero dell’unitalsi ovvero quello di raggiungere un vero e proprio obbiettivo che è la felicità. Esatto la felicità, poiché sentirsi responsabili della felicità altrui, assicura la nostra.
Per questo abbiamo anche un compito: quello di impegnarci a tenere viva questa fiamma e allargare sempre più questa famiglia, facendo capire alle persone cosa si perdono, facendo capire alle persone cosa possono vivere. Tutto questo però ci impegna anche in un cammino di fede, poiché esiste ed è presente la Nostra Madonna di Lourdes che ci assiste, ci accompagna, ci dà la forza durante questo lungo viaggio.
15 Settembre 2013, Gruppo giovani unitalsiani di Senise


Nel pomeriggio momenti di fraternità lungo le rive della diga di Montecotugno con giochi popolari e premiazioni. Per-correre la vita buona del Vangelo significa dunque mettersi ancora una volta alla scuola di Gesù, il Maestro buono che ha parlato e agito mostrando nella vita il suo insegnamento: Gesù Cristo è la via, che conduce ciascuno alla piena realizzazione di sé secondo il disegno di Dio. La bellezza dell’Unitalsi è vivere la solidarietà nella ferialità, nella quotidianità, è camminare insieme anche quando il pellegrinaggio è finito e si ritorna a casa. Percorrere la vita: proprio quest’ultimo tema chiama in causa ciascuno di noi, personalmente e insieme, come associazione di fedeli al servizio dei malati: la fede in Gesù Cristo unico Salvatore, ci spinge verso la gloria della resurrezione senza rifiutare o rinnegare il passaggio attraverso la croce.
Vincenzo diac. Terracina



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