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A San Severino Lucano, Cataldi presenta 'Biagio Tancredi'

13/09/2025

L’Associazione Culturale Myosotis,la Pro Loco del Pollino, con il patrocinio del Comune di S. Severino Lucano, nel pomeriggio del 7 Settembre 2025, presso il Centro Visite, hanno ospitato, Salvatore Cataldi, che ha presentato il suo libro:“Biagio Tancredi. La straordinaria storia di un intrepido agricoltore del Sud”. Presenti come relatori, il poeta Antonio Canonico, lo scrittore Tommaso Orsomarsi e l’On. Giuseppe Aloise. A moderare l’incontro, in maniera eccellente, come sempre, il Prof. Lucio Marino.
La Presidentessa, dell’Associazione Culturale Myosotis, per prima, ha dato il benvenuto agli ospiti e successivamente, il Vicesindaco, l’Avv. Vincenzo Mastropierro, ha fatto gli onori di casa. Nel corso della serata, inoltre, il Vicesindaco, ha proposto domande interessanti sullo status sociale del Tancredi. S. Severino Lucano è stato scelto per questa occasione, poiché diede i natali a Biagio Tancredi, il 2 Agosto 1903 da Vincenzo Tancredi e Mariangela Celano, allevatori e contadini che da S. Severino, si trasferirono poi, nella Piana di Sibari, a Lauropoli, di Cassano allo Ionio, comprando un podere da Vincenzo Mizzone. Lauropoli, può definirsi, nucleo principale della loro azienda agricola, che negli anni è cresciuta, espandendosi, con la creazione di masserie, in altre contrade.
E’ proprio in tale contesto, che si attua l’ evoluzione del Biagio Tancredi, da semplice contadino ad imprenditore agricolo. Da sottolineare che, considerata la conoscenza delle abitudini di vita delle due figure sociali, saprà essere difensore dei grandi proprietari terrieri e nello stesso tempo, comprensivo delle esigenze e garante dei lavoratori. Un uomo molto intelligente, che pur non avendo studiato, grazie al dono dell’empatia, riusciva a dialogare con tutti, tanto da poter discutere di politica ed attuare importanti interventi, non solo per i propri poderi, ma per far decollare l’intero territorio calabrese. Si deve pensare che a quel tempo, la piana di Sibari, a carattere paludoso, fu resa coltivabile solo negli anni trenta, con la bonifica, favorendo una notevole emigrazione dalle montagne circostanti e dando vita a una discreta attività agricola, senza la quale oggi non si potrebbe praticare la sua agricoltura di eccellenza. Fatta la bonifica, c’era bisogno però di politiche mirate a valorizzare il territorio che durante il Fascismo era caratterizzato prevalentemente da colture cerealicole come i tutta Italia. L’agricoltura della Sibaritide, quindi, non aveva un’identità propria. Solo in seguito, si comprese che altre piantagioni, come gli agrumi ad esempio, avrebbero garantito un ottimo ritorno economico. Tancredi fu proprio, uno dei sostenitori di questo cambio di tendenza e rappresentò, una figura centrale nella ricostituzione della Confagricoltura provinciale, favorendo così la fondazione del Consorzio Agrario e di Bonifica di Sibari nel 1950. Lavorò per il progresso agricolo e sociale, promuovendo il benessere della comunità con un impegno costante e instancabile. Le sue doti, lo spinsero a fare il sindacalista e comprendendo bene materie economiche, con grande modernità di pensiero, capì l’importanza di facilitare l'accesso al credito ai piccoli imprenditori, artigiani, meccanici, che volevano aprire un’attività, una bottega (putìa in calabrese) così da non farli emigrare e causare, al territorio, la perdita del capitale umano.
Altro concetto chiave che lo ha contraddistinto, è stato la formazione dei giovani, che dovevano studiare, in quanto solo la ricerca e l’innovazione, possono migliorare e garantire di raggiungere grandi obiettivi. L’imprenditore, pur avendo vissuto sempre in Calabria, non dimenticò mai le sue radici lucane ed attendeva perciò, le feste della Madonna del Pollino, in cui Calabria e Basilicata si incontrano. Tale devozione nei secoli infatti, ha tenuto uniti diversi popoli, facendo parlare un’ unica lingua, né calabrese né lucana: quella della fede. In queste giornate molti emigrati lucani, ritornavano ai propri paesi di origine, per rivivere le emozioni ed i ricordi della giovinezza. La doppia “residenza” calabro-lucana, ben è espressa nei versi che Cataldi ha composto per omaggiare il paese natale e la cittadina dove ha vissuto il protagonista del libro. Il poeta Canonico, li ha poi interpretati in maniera espressiva e toccante. Graditissima, la sorpresa degli amici di Cassano, che hanno donato, per ricordo della serata, un quadro con una stampa di queste frasi, al Comune di S. Severino Lucano. In seguito, il piccolo Fiorenzo Di Pella. ha letto alcuni brani che evidenziano la sacralità del territorio, tanto da definire i monti, grandi saggi:
“toccano il cielo e i messaggi che vengono da lì sono uditi prima da esse, poi dalle colline e infine dalle pianure. Vicini al sole, alla luna e alle stelle. Perciò essi sono grandiosi e vecchissimi, saggi che ci fanno compagnia da sempre, raccontandoci la storia, la vita, i sogni, i misteri.”
E’ doveroso dire che, tra Cataldi e la famiglia Tancredi, c’è stato sempre un forte legame affettivo, che ha fatto nascere l’esigenza di questa biografia, dettagliata, per omaggiare un uomo moderno, straordinario, intrepido, che ciò nonostante, rischiava di essere dimenticato. Nel corso del dibattito, gli altri relatori, hanno proposto i propri ricordi dell’imprenditore agricolo, con analisi storiche e politiche di problematiche, come lo spopolamento dei centri interni, che purtroppo resta sempre attuale ed è un emergenza ogni giorno più importante e senza fine, come affermato dall’ On. Giuseppe Aloise. Lo scrittore Orsimarsi invece, ha voluto soffermarsi sul rispetto biunivoco tra Tancredi ed i lavoratori. Questi ultimi sentivano una “appartenenza” a lui, tale da definirlo il loro “padrone” e non in eccezione negativa, ma come devozione assoluta, scaturita dall’atteggiamento del loro principale, che li considerava al pari dei propri familiari. Straordinario, il Dott. Domenico Tancredi, che con i suoi tanti aneddoti, alcuni dei quali divertenti, ha fatto sorridere il pubblico, ed in conclusione, ha ringraziando tutti per l’omaggio al padre e per l’ospitalità ricevuta dal piccolo borgo. Congedandosi, ha salutato con queste parole :
"E' bello dopo il morire vivere ancora, ricordatevi sempre affettuosamente di chi non c’è più”.

Rosanna Viceconti



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