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Campagna 'Fame di verità e giustizia' fa tappa a Matera

12/07/2025

Libertà di stampa non è uno slogan. È una condizione minima per la democrazia.
È un concetto espresso moto bene dalla presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Basilicata, Sissi Ruggi, durante la tappa conclusiva della campagna “Fame di verità e giustizia” promossa da Libera Basilicata, svoltasi il 12 luglio in piazza Vittorio Veneto a Matera.
L’evento, realizzato con il supporto di Ordine dei Giornalisti della Basilicata, Assostampa, USSI, Articolo 21, Associazione GiULiA e SPI CGIL, ha puntato i riflettori su uno dei temi più urgenti e trascurati del dibattito pubblico: il diritto dei cittadini a un’informazione libera, indipendente, pluralista. Un diritto sempre più messo a rischio da leggi restrittive, pressioni giudiziarie, precariato dilagante e attacchi diretti ai giornalisti.
«In molti casi – ha detto Ruggi – la proprietà editoriale utilizza i media come strumenti di potere. Chi prova a dissentire diventa facilmente bersaglio di attacchi e azioni giudiziarie sproporzionate. Proprio in questi giorni è arrivata la richiesta di archiviazione per un procedimento penale nei confronti di Marianna Tamburrino di Libera e dei colleghi Leo Amato, Massimo Orazi, Roberto Marino, Giusy Cavallo e Michele Finizio. Il loro “reato”? Avere dato spazio a un intervento di Libera. È evidente che c’è qualcosa che non va».
La campagna “Fame di verità e giustizia” nasce proprio da qui: dall’urgenza di contrastare l’indifferenza, di ridare forza alla partecipazione democratica, di difendere spazi pubblici dove si possano ancora porre domande, denunciare abusi, pretendere verità. Nata per celebrare i trent’anni di Libera, ha attraversato la Basilicata con tappe significative, ognuna centrata su un tema cruciale per la giustizia e i diritti.
A Potenza, il 3 giugno, l’attenzione si era concentrata sui casi irrisolti della regione: storie ancora senza risposte, ferite aperte che chiedono attenzione e memoria. L’8 luglio è stata la volta di Lagonegro, con una tappa dedicata al tema della corruzione e all’iniziativa simbolica dell’“osteria in piazza”, dove il menù servito – composto da “piatti indigesti” – rappresentava metaforicamente le distorsioni e le opacità che ancora oggi attraversano la gestione della cosa pubblica.
La data dell’8 luglio ha assunto un valore ancora più intenso perché coincideva con un’udienza del processo per la morte di Giovanna Pastoressa, la giovane psicologa di Lauria morta nel 2019 per il crollo del palazzetto dello sport. L’udienza è stata rinviata, ma i suoi genitori erano lì, presenti tra i cittadini, a ricordare quanto sia difficile – ma necessario – non arrendersi nella ricerca della verità.
A Lagonegro si è parlato anche delle preoccupanti regressioni normative in materia di anticorruzione: dall’abolizione del reato di abuso d’ufficio, al ridimensionamento dell’ANAC e della Corte dei Conti, fino alla crescente difficoltà per chi vuole denunciare illeciti. In un clima dove trasparenza e controllo sembrano retrocedere, il rischio di favoritismi e opacità è concreto.
Poi, Matera, tappa finale prima della pausa estiva. La discussione ha toccato anche la crisi strutturale che colpisce il settore dell’informazione. «La crisi del giornalismo ha avuto un impatto devastante sull’occupazione – ha sottolineato Enzo Fontanarosa di Assostampa Basilicata – ma non ci fermiamo. Nonostante le difficoltà, continuiamo a fare il nostro lavoro perché sappiamo quanto sia importante garantire ai cittadini un’informazione libera, onesta e coraggiosa».
A dare un ulteriore contributo è stato Eustachio Nicoletti, dello SPI CGIL, che ha ribadito come «questa iniziativa si inserisca in un percorso ampio di mobilitazione e consapevolezza. In Italia si sta verificando una riduzione lenta, ma sistematica, dei diritti. Non solo nel campo dell’informazione, ma in tanti settori della vita pubblica. È nostro compito vigilare, informare, reagire».
“Fame di verità e giustizia” non si chiude qui. Le iniziative riprenderanno a settembre, con nuove tappe e approfondimenti, per continuare a costruire una rete civile capace di opporsi alla normalizzazione delle ingiustizie. Perché – come ha ricordato più volte Libera – le mafie, la corruzione e l’attacco alla libertà non sono fenomeni inevitabili, ma il risultato di scelte e silenzi.
E allora, oggi più che mai, serve coraggio. Serve un giornalismo che non abbia paura. Serve una cittadinanza che non si rassegni. Serve una società che non dimentichi che senza verità non c’è giustizia, e senza giustizia non c’è libertà.




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