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Senise: Terra Battuta – La diga che cambiò tutto. Il 22 maggio prima proiezione

21/05/2025

Giovedì 22 maggio, alle ore 18.00, presso il Complesso San Francesco di Senise, verrà proiettato in anteprima il documentario diretto da Marzio Breglia dal titolo: Terra Battuta – La diga che cambiò tutto. Un lavoro non semplice ma che è stato portato a termine da Breglia non nuovo nel risultare regista dal grande talento. Di seguito, l’intervista al giovane lucano che ci racconta nei dettagli la storia e le curiosità di questo documentario:
Basta leggere il titolo per intuire la tematica del suo ultimo documentario.
È un documentario che mette in evidenza le bellezze del territorio senisese ed in particolar modo l’area della diga. L’intento è quello di promuovere e valorizzare un ambiente dove vi è un invaso enorme, basti pensare che la capienza massima della diga potrebbe arrivare a 530 milioni di metri cubi d’acqua. Per rendere l’idea ancora più pratica potremmo andare a notare come da una sponda all’altra il clima cambia totalmente dal punto di vista visivo.
Un territorio bello e da scoprire ma che è stato al centro di divergenze all’interno della popolazione.
Di fatti oltre ad andare a mostrare quelle che sono le bellezze del territorio, il racconto affronta anche il tema della costruzione mediante un altro mini documentario presente all’interno del video stesso. Parliamo di anni turbolenti dove vennero espropriati un bel po' di terreni che in quel periodo per molti erano l’unica fonte di reddito e che tra l’altro consentiva di vivere bene a queste persone.
Si è venuta a creare dunque una giustificata preoccupazione?
C’è stata molta preoccupazione e con l’avanzare del tempo sono venute a crearsi diverse proteste. La gente ha chiesto un’alternativa valida all’esproprio che non fosse limitata al solo ricavo economico e quindi a un indennizzo ma una garanzia riguardo il futuro, cioè una zona industriale e del lavoro. “Non fateci migrare” chiedevano a gran voce.
E si continuò ad andare avanti.
Le persone capirono che la questione poteva essere vinta soltanto attraverso la coalizione con i cittadini dei paesi confinanti per evitare campanilismi e con Senise soltanto a ricevere dei benefici derivanti dalla diga. Si decise così di allargare la vertenza coinvolgendo altri sindaci. A tal proposito come non citare la figura dell’allora sindaco di Senise Pietro Policicchio e del segretario della CIGL Raffaele Soave ovvero i leader principali di quella protesta. Parliamo di anni naturalmente ricchi di avvenimenti e testimoniati anche dalla presenza della RAI. Nel documentario ci sono molte immagini e filmati di telegiornali che raccontano le cronache di quello che stiamo raccontando, dove si arrivò poi addirittura alla presa del cosiddetto tappo in questo fondello che serviva a chiudere la condotta che attivava il bypass per portare l’acqua al metapontino e in Puglia.
Insomma, una storia molto appassionante.
Molto, anche se non voglio spoilerare troppo (ride). Certo qualcuno conosce la storia ma l’escurso storico è affrontato in maniera molto profonda. Sintetizzare quindici anni è forse un qualcosa di impossibile però c’è davvero tanto materiale.
Materiale che riguarda anche il presente e il futuro.
Vengono mostrate poi quelle che sono le strutture attrattive adiacenti l’area che sono l’Arena Sinni, il centro piscina e l’osservatorio avifaunistico ma anche quelle culinarie come il peperone di Senise. Stupende poi sono le riprese realizzate con il drone riguardanti la festa di San Rocco attraverso le quali viene mostrato il folclore religioso e la processione con i suoi aspetti più importanti come i ceri e il palo del santo.
Da dove nasce l’idea di raccontare tutto questo?
Nasce dal fatto che Senise ha un attrattore come la diga che è un qualcosa di unico e che intendiamo promuovere come fino ad oggi non è mai stato fatto. Al di là delle bellezze riguardanti ciò che caratterizzano un po' tutto il sud Italia come i centri storici, qui c’è una diga che ci differenzia. Andando a ricercare inoltre tutto ciò che è stato fatto per tale realizzazione ecco che ne viene fuori un racconto da valorizzare e tramandare.
Un racconto che ha richiesto molto tempo per la realizzazione?
Per quanto riguarda le tempistiche direi abbastanza lunghe, questo perché di materiale a riguardo ce n’è davvero tanto. Poi bisogna considerare la grandezza molto vasta della diga e riprendere tutti gli angoli non è stato facile anche perché non sempre il clima ci ha permesso di poter lavorare in maniera ottimale. La parte più corposa però è stata l’attività di ricerca perché è una storia che ti cattura e appassiona. Battendomi in testi come quello di Raffaele Soave (la diga di Senise) ho scoperto altre connessioni e quindi ho capito che si poteva approfondire il discorso, cosa che è successa anche grazie all’aiuto di Rai Teche e di archivi privati che mi hanno permesso di mettere a video i tratti salienti. Per il tutto ci sono voluti diversi anni, ma non so dirvi il tempo preciso.
Ma quanto è stato difficile reperire il materiale per le ricerche?
In realtà all’inizio ero abbastanza tranquillo perché c’era diverso materiale di privati, compresi i filmati, più Lonardo Chiorazzi che si è rilevato una figura centrale nel mio lavoro e che mi ha girato una quantità immensa di documentazione, ragion per cui lo ringrazio infinitamente. Andando più a fondo però mi sono reso conto non c’era nessuna immagine delle manifestazioni di protesta così ho deciso di andare casa per casa a rompere le scatole (ride) fino a trovare qualche immagine grazie ad Antonio Uccelli. Poi sono andato in RAI dove è stato un po' più difficile per via dell’iter burocratico però alla fine ce l’ho fatta.
È un lavoro molto complesso ma affascinante. Ha potuto contare sul supporto di qualcuno?
Il progetto è stato realizzato dal Comune di Senise, con il contributo del FEASR 2014-2020, della Regione Basilicata, della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea, nell’ambito delle attività promosse dal GAL la Cittadella del Sapere.
Quale impatto potrà avere o spera che potrà avere sulla comunità lucana?
A livello mediatico piuttosto di sperare, sono certo che avrà risalto non solo a livello regionale ma nazionale e internazionale. Il mio obiettivo è quello di ridare voce agli anni dove le persone chiedevano giustamente di essere ascoltate. Sono stati quindici anni di lotta che non sono poi così distanti da ciò che è avvenuto in altre parti d’Italia come per esempio Torino, Roma e Bologna. Erano anni come detto all’inizio, turbolenti e promuovere e far conoscere questa storia credo sia la cosà più giusta.
Qual è la durata del documentario?
Il video dura 35 minuti e verrà presentato a Senise il 22 maggio presso il Complesso San Francesco.

Carlino La Grotta



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