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“Polemico Podolico”, il grido di protesta del lucano Federico Ferrari |
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2/05/2025 | Se “tutti sono dietro al padrone” in un immobilismo istituzionale, politico e sociale,
come cita lui stesso nel suo nuovo singolo, Federico Ferrari prova a smuovere
alcune dinamiche consolidate e, forse troppo, affermate nelle nostre realtà locali.
Con un tono polemico, anzi “Polemico Podolico”, riprendendo il titolo, il giovane
originario di Nemoli (PZ) e membro della band Papperdelle ai Funky, ripercorre
alcuni dei recenti avvenimenti che hanno destato scalpore nella nostra amata, ma
forse trascurata ed abbandonata, Basilicata.
Petrolio, aumento di tumori, cattiva gestione (diga di Camastra), manutenzione
assente, gravi errori nella costruzione di edifici con altrettante conseguenze
(palazzetto dello Sport, Lauria), carenza di acqua (Potenza)…
Non risparmia nulla Federico, con il suo primo singolo da solista riprende la
denuncia sociale iniziata già precedentemente con “Petroleum”, album
strumentale dal titolo ironico ed allegorico.
Cita Carlo Levi, o se vogliamo Rocco Papaleo, con “Cristo si è fermato ad Eboli”,
spiegando le difficoltà di un lucano fuorisede, spesso e volentieri identificando
come “terrone”. Proprio come Verga e il suo ideale dell’ostrica il lucano fuorisede
lontano dal suo Meridione, si sente fuoriluogo e spaesato.
Federico esce fuori dalla necessità di raccontare la condizione lucana attuale dal
punto di vista di chi questa terra la vive ogni giorno e ci investe tutto ciò che ha.
In un’intervista rilasciata ad IVL24, il cantante e chitarrista, tenta di smuovere le
coscienze dei giovani e delle amministrazioni, spiegando quanto ami comunque la
Basilicata, nonostante le enormi difficoltà.
“Penso che tutta questa lentezza sia frutto di una politica che si allontana sempre
più dalle reali problematiche di una terra sofferente, di una società che si è
rassegnata, e che lo ha fatto forse per bisogno di leggerezza o peggio per paura di
essere lasciati indietro da chi ci offre opportunità mascherate dal clientelismo, da
lucano non sono sfinito e nemmeno amareggiato, anzi continuo ogni giorno ad
amare sempre di più quello che mi circonda, altrimenti non investirei tutto me
stesso per vivere qui! Spero fortemente che un giorno la Basilicata si apra al
mondo come merita, come meritano tutti quelli che la vivono e lavorano sodo, e
che possa riabbracciare quei figli fuggiti per cercare opportunità migliori che
attualmente non è in grado loro di offrire. La condizione lucana è ciò che mi sta
più a cuore e lo sarà per sempre! Viva la Basilicata, viva la nostra terra!”
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