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Senise, svelata in Largo Rosario targa in ricordo del passaggio del Santo Medico Giuseppe Moscati |
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11/04/2025 | Si è svolta nel pomeriggio del 9 aprile 2025, in Largo Rosario, la cerimonia di svelamento di una targa in ricordo del passaggio a Senise di San Giuseppe Moscati, fortemente voluta dalla signora Giulia Carlomagno, moglie di Pietro Anzilotta, terzogenito del dott. Giuseppe Anzilotta. Fu proprio quest’ultimo, nel 1924, ad avere l’idea di interpellare il suo professore universitario, il dott. Giuseppe Moscati, che giunse da Napoli a Senise per visitare alcuni ammalati gravi.
Sulla targa è riportata la data del 16 novembre 2024, giorno in cui originariamente si sarebbe dovuta svolgere la cerimonia, coincidente con la festa liturgica di San Giuseppe Moscati riconosciuta dalla Chiesa Universale. Tuttavia, a causa di alcuni disguidi e della malattia della signora Giulia, la targa è rimasta coperta fino al 9 aprile, quando, in un pomeriggio triste, la signora è tornata a Senise racchiusa in una bara, poiché il Signore l’aveva chiamata nel Suo Regno di Salvezza.
Dopo la benedizione della salma impartita dal parroco don Cesare Lauria, il marito Pietro ha voluto, in memoria della moglie Giulia e del padre Peppino Anzilotta, rievocare quei momenti che resteranno nella storia di Senise.
Era il 1924 quando il medico di Senise, don Peppino Anzilotta, considerata la gravità delle condizioni di salute di una giovane donna, Rosa Asprella in De Lillo, meglio conosciuta come “Vicenza ra Cardalana”, classe 1895, madre di due bambini piccoli, ravvisò la necessità di farla visitare dal suo professore universitario di Napoli, Giuseppe Moscati.
La donna, gravemente debilitata, mostrava un addome simile a una gravidanza avanzata, ma così non era; non si alimentava, era allettata, respirava a fatica. I medici locali avevano provato ogni cura, senza successo. La sorella del professor Moscati, preoccupata per le difficoltà del viaggio, cercò di dissuaderlo: "Dove lo porti, Peppiniello mio?", domandava all’amico che implorava l’intervento del medico per quella donna agonizzante in un paese sperduto della Lucania.
Ma vinsero il desiderio e la volontà di farsi prossimo, e i due partirono per Senise. Giunto nella stanza della malata, prima di avvicinarsi al letto, Moscati le chiese: “Figlia mia, sei credente?” E lei, con un filo di voce: “Sì, io sono di Dio.” “Sì, certamente”, confermarono il dott. Anzilotta e i presenti. “Bene,” proseguì Moscati, “perché Dio è il vero medico. È Lui che guarisce; noi siamo solo strumenti nelle Sue mani.”
La visitò, fece la diagnosi, la rassicurò: “Da domani starai meglio. Hai avuto una cisti liquida che era cresciuta a dismisura e si è rotta da sola. Non serve più alcun intervento chirurgico. Tra poco potrai rialzarti e tornare alle tue occupazioni.” E così fu. La donna si ristabilì, riprese la sua vita e portò nel cuore la certezza di aver incontrato un santo.
La memoria liturgica di San Giuseppe Moscati, secondo il Martyrologium Romanum, è il 12 aprile, ma localmente viene celebrata il 16 novembre, per evitare coincidenze con la fine della Quaresima o l’Ottava di Pasqua. È anche il giorno della sua beatificazione (16 novembre 1975, Anno Santo, da Papa Paolo VI) e della traslazione dei suoi resti dalla cappella dei Pellegrini del cimitero di Poggioreale alla chiesa del Gesù Nuovo nel 1930. Il 16 novembre 1977, due anni dopo la beatificazione, i suoi resti furono definitivamente collocati sotto l’altare della cappella della Visitazione dopo ricognizione canonica. La canonizzazione avvenne il 25 ottobre 1987, per mano di San Giovanni Paolo II.
Vincenzo, diacono Terracina |
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