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| 12 settembre ore 10 e 30: “Sotto casa di Elisa” |
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10/09/2023 | “La mattina del 12 settembre del 1993 Elisa Claps, con un maglioncino di cotone bianco traforato che le aveva appena fatto la mamma Filomena, e con i sandali ad occhio di bue tipici dell’età adolescenziale, partiva da casa, in via Mazzini numero 69, per andare in chiesa. Entrava nella chiesa della Trinità prima della Messa celebrata da don Mimì Sabia dove l’aspettava Danilo Restivo dal quale doveva avere un regalo, e non usciva più viva. Usciva, dalla stessa chiesa, 17 anni dopo quando il suo corpo era ormai un mucchio di ossa. Quella chiesa è stata il suo “macello” e la sua “oscura tomba”. Domani 12 settembre 2023, alle 10 e 30, ci ritroviamo sotto casa di Elisa a Potenza, in via Mazzini 69, dopo 30 anni precisi, per ripercorrere la stessa strada. Ho preparato una Croce di ferro nella quale ho infilzato sandali ad occhio di bue che mi sono pervenuti da tutt’Italia. Altri li consegnerò alle persone che vorranno seguirmi nel cammino in ricordo di Elisa e per chiedere le verità ancora oscurate. A distanza di 30 anni dalla sua tragica morte, dopo la condanna di Danilo Restivo da parte del tribunale inglese (per altri femminicidi), e di quello di Salerno (per l’uccisione di Elisa), molte rimangono le verità negate che tutta la Basilicata e in primis il capoluogo Potenza, devono chiedere a gran voce alla chiesa e alla magistratura. Sintetizzo alcune domande che faremo quando la croce arriverà davanti alla chiesa della Trinità: perché la magistratura di Potenza non fece ispezionare, dopo la scomparsa di Elisa, tutta la chiesa della Trinità soprattutto dopo che lo stesso Restivo aveva dichiarato di aver visto Elisa nella stessa chiesa? Perché la magistratura di Potenza non sequestrò immediatamente i vestiti sporchi di sangue di Restivo? Perché don Mimì Sabia dopo due ore dalla scomparsa di Elisa, invece di tutelare l’adolescente, come detto in una lapide commemorativa comparsa di recente nella stessa chiesa, che ne fa un “integerrimo formatore di adolescenti”, andò alle terme di Fiuggi? Perché il Sabia medesimo vietò l’ingresso in chiesa della polizia guidata da Barbara Strappato? Cosa ci faceva un bottone di una tunica da prete sotto i resti di Elisa? Perché lo stesso prete disse di non conoscere Restivo mentre una foto lo vede abbracciato al Restivo nella sua festa di compleanno? Come fa lo stesso prete a non sapere che nel sotto tetto della chiesa da lui diretta una ditta, rimasta sconosciuta, ha realizzato con una sega circolare a motore, un buco di un metro per un metro per permettere ai miasmi provenienti dal corpo di Elisa di disperdersi verso l’alto? Chi ha dato a Danilo Restivo le chiavi di una porta all’interno della chiesa che portava al sotto tetto? Don Mimì come ha potuto mai autorizzare l’ingresso nel sotto tetto di un materasso risultato pieno di sperma? E se non ha autorizzato siffatto ingresso, possibile che non abbia mai visto questo materasso? Perché uno dei preti della Trinità, succeduti a don Mimì, don Wagno, dopo il ritrovamento dei resti di Elisa, chiama il vescovo Superbo a gennaio 2010 per informarlo di aver trovato un cranio e di aver toccato un paio di occhiali, e poi se ne dimentica per mesi? Perché il vescovo Superbo quando viene richiamato a marzo 2010 dallo stesso don Wagno per ribadirgli che un operaio romeno ha trovato lo stesso cranio ritrovato già a gennaio, dice al telefono che è vicino a Satriano con don Cesare e non può tornare a Potenza mentre le celle telefoniche lo darebbero a “ponte 9 luci” a Potenza? Un vescovo può dire bugie? Perché don Cesare, che era in macchina al fianco del vescovo, non lo invita a recarsi immediatamente nella sua chiesa per capire a chi appartengano quel cranio, quegli occhiali e quei sandali ad occhio di bue ritrovati? Perché don Noel, il vice parroco della Trinità, viene rispedito in Africa dal vescovo Superbo? Perché aveva una figlia?, perché sapeva troppo?, o per quale altro mistero? Don Ambrogio, altro prete della Trinità, quando viene interrogato dai magistrati dopo il ritrovamento di Elisa, perché non dice con chiarezza dove si trova il giorno e l’ora del ritrovamento dei resti di Elisa? Perché si confonde più volte? Per coloro che divulgano la parola di Cristo in terra, la verità, non deve essere tutelata sempre con chiarezza e senza alcuna ambiguità? Queste sono solo alcune delle domande che il 12 settembre alle ore 10 e 30 divulgheremo al Papa e al vescovo Ligorio e fino a che non otterremo risposte precise e circostanziate chiederemo che quella chiesa venga chiusa e venga magari riaperta come “Centro di Ascolto Donna: Elisa Claps”, un centro che si occupi dei problemi delle donne affinché i femminicidi, che ossessionano quotidianamente la nostra nazione, possano essere contrastati e prevenuti. Vi aspetto sotto casa di Elisa, dove vivono la mamma Filomena e il suo instancabile desiderio di verità per camminare assieme e chiedere la verità. Se la mamma Filomena e i figli Gildo e Luciano e le loro relative mogli vorranno marciare con noi bene, se non vorranno farlo non ci sarà alcun problema, perché le loro domande, e parte del loro dolore, apparterranno a tutta la comunità regionale, alla società civile italiana, che le carica sopra le proprie spalle.” |
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