Teresa Summa, avvocato e presidente del “Circolo Culturale Lucano” di Parma, nei giorni scorsi ha inviato alle socie e ai soci un invito per ricordare Rocco Scotellaro a cento anni dalla nascita. Scotellaro è stato uno scrittore, poeta e politico lucano, nato il 19 aprile 1923 a Tricarico. Il Circolo lo ha celebrato mettendo in scena un magnifico lavoro teatrale di Ulderico Pesce, “Contadini del Sud”, tratto dall'omonima opera di Rocco Scotellaro e Amelia Rosselli, con il patrocinio dell’Associazione “Culturale Corale G. Verdi”, del “Comune di Parma”, del “Comune di Fontevivo” e del “Comune di Tricarico”. Lo spettacolo ha visto Ulderico Pesce nella doppia veste di regista e attore, molto bravi anche Maria Letizia Gorga e i musicisti Stefano De Meo e Pasquale Laino. I versi dei poeti Rocco Scotellaro e Amelia Rosselli, le musiche, gli attori hanno fatto vibrare l’animo e i sentimenti dei presenti. Un viaggio nella storia, nelle tradizioni, alla scoperta o alla riscoperta di quelle radici profonde che ti tengono legati alla terra natia, ai racconti delle proprie madri, dei padri. Un viaggio a ritroso, all’inizio dello scorso secolo, un viaggio mano nella mano con l’illustre poeta di Tricarico. Il sorriso e la commozione prendevano posto nel cuore. Le parole, i gesti, la musica hanno raccontato la politica, il riscatto sociale, la lotta, la miseria, la memoria storica del popolo lucano. Un lavoro dove si scava affondo nelle vicende umane, sin nelle viscere più profonde. Il sangue scorre nelle vene, a tratti freddo come il sudore, in altri momenti ribolle, come quando la madre piange il figlio: la propria casa è in lutto, i capelli gonfi e lucenti, le nenie raccontano storie e speranze.
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Il nero sembra prevalere, copre il corpo. Un racconto, quello di Ulderico Pesce, quasi ipnotico, ricco di vicende legate a lotte, agli amori negati, alla vita, alla morte, alle speranze di donne e di uomini fatti di carne e di sangue, di sogni e sentimenti più e più volte mortificati, l’intimo diventa arido come la terra spaccata dal sole, orfana di acqua e di vita. Le profonde rughe dei nostri avi, che ne segnano l’anima e il volto, ricordano il lavoro e lo spirito fiero. Poesia e racconti tracciano il cammino, sembra all’ombra della storia, fra le “arche” e i prati, ma il carattere indomito mai sconfitto, fuori dalle “selve selvagge”, fa vibrare le corde di ognuno, nell’eterna ricerca della giustizia, del riscatto, del progresso e dell’amore, seppure rivoli di lacrime, nei solchi del tempo, continuano a segnare il viso e il cuore.
Vincenzo Diego
nella foto interna Vincenzo Diego con Amelia Rosselli
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