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Recensione di “La gioia del perdono” |
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19/02/2013 | Nel libro dal titolo “La gioia del perdono” edito nel 2012 dalle Edizioni Il Messaggero di Padova, Ernesto Borghi in collaborazione con Renzo Petraglio e Nicoletta Gatti, percorre il terzo libro del Nuovo Testamento per intero, soffermandosi in particolare su vari brani.
Le analisi e le interpretazioni contenute in questo volume mirano a far cogliere a lettrici e lettori il gusto coinvolgente della parola evangelica lucana.
Si tratta di un coinvolgimento dalla mente al cuore della vita interiore alle relazioni interpersonali, nella logica dell’amore concreto e quotidiano.
Un capitolo particolare è dedicato al tema del perdono da parte di Gesù morente sulla croce quando afferma:
“Padre perdona loro che non sanno quello che fanno”.
Davvero toccante perché riesce a perdonare i malfattori che lo hanno messo in croce e sbeffeggiato con ogni forma di ingiuria ed egli invece di castigarli, quella fatidica frase li plerdona.
E così dovremmo fare anche noi e cioè perdonare le malefatte di una determinata persona invece di serbare rancore come spesso si verifica nell’uomo sulla terra.
Parlando di perdono non possiamo non ricordare la frase di Gesù quando uno gli chiede quante volte dobbiamo perdonare ed egli dice settanta volte sette cioè sempre.
Spesso in questa società nichilista e neodecadente dove la società si è imbarbarita, diventa difficile perdonare un nostro fratello che si è comportato in maniera scorretta nei nostri confronti.
In sostanza il libro offre importanti piste di lettura e spunti di riflessione su quanto ha affermato Gesù e quindi va letto con attenzione allo scopo di metabolizzare bene la spiegazione fornita su quanto ha scritto quest’evangelista.
Inoltre, esso rappresenta un valido sussidio per operatori pastorali, sacerdoti e studiosi che desiderano capire attraverso la spiegazione che viene fornita in questo libro frutto di un attento e meticoloso lavoro di ricerca come si evince dalle note riportate in basso.
Come riportato nel testo, a Luca interessa comunicare in forma narrativa tutta la pienezza di ciiò che costituisce Gesù e la sua opera.
Le fonti del lavoro storiografico così copiosamente indicate: si
Tratta di testimoni che hanno visto quanto hanno raccontato.
Essi non si sono limitati questo ruolo certo fondamentale trasmettitori ab origine di quanto hanno vissuto personalmente ,a l’hanno fatto aver acquisito il ruolo di servitori della parola divina.
Biagio Gugliotta
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