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Oriolo nella Storia nei due volumi del prof. Vincenzo Toscani

15/08/2022

“Oriolo nella Storia. Feudi e feudatari di Calabria Citra. I Pignone del Carretto”, per i tipi di Valentina Porfidio Editore. Questo è il titolo dell’importante e poderosa opera del professore Vincenzo Toscani. Due volumi in grado di accendere ulteriore luce su fatti che hanno segnato la storia del Meridione e dell’intero Paese. Volumi che senza dubbio saranno punto di riferimento per gli studiosi, gli accademici, i tanti ricercatori di storia patria, per gli studenti ed appassionati di quel passato che continua a caratterizzare il nostro presente e che ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni. L’Autore nasce a Oriolo, in provincia di Cosenza, una laurea in fisica, ordinario di matematica nelle superiori, ma con la passione per la storia. Una figura poliedrica, diviso tra storia e scienza che lo hanno accompagnato di pari passo. Fondatore di una stazione meteorologica e di una delle più importanti stazioni sismiche d’Italia, inserita nella rete dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Sindaco della sua Comunità e più volte assessore. Un punto di riferimento per tante generazioni di studenti, un mecenate che ha contribuito a far scoprire le radici di una comunità per secoli senza memoria, caduta in un vago girone senza tracce. Lo ha fatto attraverso pubblicazioni, libri, ricerche, ma anche recuperando monumenti e beni di valore storico e opere d’arte di inestimabile valore, come l’altare ligneo barocco con tabernacolo madreperlato, antiche statue, reliquie, lapidi commemorative. Beni materiali e immateriali che hanno arricchito il patrimonio sociale e culturale della comunità di Oriolo, ma non solo, poiché beni dell’intera umanità. Quasi novecento pagine da leggere con rispetto, con amore ed attenzione, perché parlano delle nostre mamme, dei nostri padri, svelano un passato che ci appartiene. L’autore lo fa attraverso i Pignone del Carretto, a cominciare dall’anno Mille. Documenti di prima mano, frutto di ricerca e un manoscritto donatogli a Terni nel lontano 1989 da uno dei discendenti di questa illustre e potente famiglia, don Domenico Musso di Peralta che Toscani lo chiama confidenzialmente “Mimmì”, poi epistolari e documenti di diversa provenienza. Parte da lontano l’Autore, dagli antichi insediamenti di Sibari, Metaponto, i Lucani, parla degli antichi popoli che abitarono queste terre, culla della nostra civiltà occidentale. Poi il periodo federiciano con Ruggero De Amicis, uno dei padri della nostra lingua, e la Scuola poetica Siciliana.
Pagina dopo pagina, sino ad incontrare i Colonna, gli Orsini, i Brancaccio, famiglie che nel bene e nel male hanno segnato secoli e generazioni. Poi il periodo normanno, ricco di avvenimenti e di interesse per i nostri luoghi, ma non solo; e poi i conventi, le abazie, le donazioni, gli assedi al castello, e ancora i Sanseverino, i Marra, i Vergara, sino a Marcello Pignone, il primo dei Pignone a possedere queste antiche terre, “sagace ed avveduto ministro”, come sottolinea l’Autore.


Una scrittura sobria, scorrevole, accattivante, capace di farti dialogare con i nobili del tempo, con le donne e gli uomini del popolo, partecipare alla vita e agli intrighi di palazzo, alle lotte di conquista, ai principali avvenimenti che segnarono uomini e cose, basta chiudere un po’ gli occhi e tenere il libro tra le mani, giusto il tempo di sognare, di aprire le porte del tempo, e poi la curiosità prende di nuovo il sopravvento, la lettura inizia con più foga, interesse e consapevolezza, capace di alienarti dal resto, di prenderti per mano ed accompagnarti sino all’ultima riga. Una discendenza, quella dei Pignone, nello scorrere inesorabile del tempo, degna del Capostipite, come Lelio, uomo capace di dialogare con il grande Galilei di scienza e cronache del tempo, marito di donna Costanza di Sangro del Carretto. Il tempo di girare la pagina e occhi e mente diventano tutt’uno nel leggere di oriolesi alla battaglia di Lepanto. Anche se non si legge a voce alta, la gola diventa secca. La bocca serrata non aiuta la saliva, ci si alza un attimo, un sorso d’acqua e poi le pagine ti portano a scoprire la peste, i morti, le rivolte, come quella di “Masaniello”, che mise di fronte Vivacqua, il popolo di Oriolo e Alessandro Pignone, III marchese di questa terra, fondatore di Alessandria del Carretto e Montegiordano. Poco riuscì a fare contro la rabbia, la fame e le ingiustizie, si vide occupare il maniero, costretto alla fuga e a riparare lontano. La rabbia dopo un po’ smise di dare forza e gli animi finalmente si placarono. Più avanti, nel secondo volume, tante altre storie di rilievo a partire dal 1664, segnato dalla carestia e dal prezzo del grano. Cinquant’anni dopo, nel castello nacque Emmanuele Pignone, al secolo Giorgio, Agostiniano di spicco, vescovo di Sessa Aurunca, filosofo, teologo autore di testi ritenuti fondamentali. Sempre più vicino a noi nel tempo, i martiri del Vallone di Rovito, nel ’48; poi, nove anni più tardi, si faceva spazio, tra i palazzi che contavano e la corte del Regno, Giuseppe Maria Pignone del Carretto, sindaco con Ferdinando II, mentre tre anni più tardi, fu chiamato da Francesco II, ultimo Re delle Due Sicilie, a difendere Napoli. Lo fece da sindaco e da napoletano. Un uomo dai forti principi, che seppe dire no alle lusinghe sabaude, che seppe tenere testa a Garibaldi, Cavour e altri personaggi noti e meno noti. Nel volume l’Autore sottolinea l’importanza di tante figure oggi dimenticati dalla storia, calabresi, lucani, meridionali che segnarono il Risorgimento e l’Italia. Uomini di carattere, come don Domenico Bianchi, “il prete garibaldino”, mezzo santo e mezzo rivoluzionario, combattuto tra crocifissi, messe, sciabole e pistole. A capo di un folto numero di oriolesi partì per abbracciare l’idea di libertà e dell’Italia unita, poi i “Circoli” liberali dell’Alto Jonio, il viaggio di Giuseppe Pignone in treno con “l’eroe dei due mondi” e la successiva lettera di stima, il ritiro dalle cariche pubbliche e la morte che lo colse a Portici. Il volume si chiude con un’altra figura che segnò profondamente il nostro Paese, quella di Niccola Giannettasio, insigne chirurgo e scienziato, che tanto contribuì a svelare i misteri del corpo umano e che molto si prodigò per salvare tante vite, sia negli ospedali che nei diversi campi di battaglia durante il primo conflitto mondiale. Un uomo che tanto beneficò, e a cui tanto devono la storia della medicina, la chirurgia e la ricerca. Il professore Vincenzo Toscani, accademico tiberino, Cavaliere, Commendatore dell’Ordine al “Merito della Repubblica Italiana”, più di ogni altra cosa è un uomo di cultura, di grande rigore scientifico, che sa parlare alla gente, che da sempre racconta il dolore, i sacrifici di donne e di uomini segnati dal tempo, le lotte, i sogni. Un uomo che ha segnato e che continua a segnare un periodo memorabile, che va dagli anni ’70 sino ai giorni nostri, una stagione dove si sono scritte pagine di rinascimento sociale e culturale che hanno portato entusiasmo tra i vicoli del paese. Ha saputo guardare le cose del mondo e gli innumerevoli avvenimenti attraverso la ragione, la passione, la ricerca che segnano inesorabilmente il cammino di ognuno. Un viaggio nel tempo per scoprire storie a torto dimenticate. Con Toscani, i palazzi, i monumenti di pietre ben assestate da sapienti mani, il castello, la chiesa, le cappelle hanno ripreso vita e da anni continuano a parlarci a raccontare il sudore, le emozioni, i sacrifici, i conflitti dei nostri padri nello scorrere inesorabile del tempo, compagno quotidiano e prezioso. I muri tracciati dall’umidità tra l’aria rarefatta, con Toscani durante le tante visite prendevano forma, Il ricordo di chi li abitava fantastico e coinvolgente. La storia raccontata da Toscani diventava volto impalpabile, ma pronto al dialogo. La voce sovrastava il silenzio, il velo fitto, che come ragnatele nasconde le forme, si andava man mano squarciando, la nebbia si diradava, e la storia del paese entrava prepotentemente e con sempre più consapevolezza nelle case. Quelle storie, quei racconti, erano diventate le nostre storie. E sempre più volte, nel tempo, i racconti prendevano forma, si inserivano nel quotidiano, caratterizzavano istituzioni e feste secolari. Ecco allora le passeggiate storiche in costume, la Guardia Spagnola che continua a segnare la storia, le vie e il passo, lo stemma civico, il palio federiciano. Poi, poi l’Alluce di San Francesco di Paola, dichiarato venerabile il 9 maggio del 2008 proprio grazie a una testimonianza di fede e caparbia ricerca di carte , fatti ed avvenimenti del professore Toscani. Dionisio Colomba, generale dei Claustrali, Caterina de’ Medici, il convento, dove tutto ebbe inizio, e dove dall’inizio si conservò l’Alluce del più santo tra i calabresi e del più calabrese tra i santi. Le storie di questi due volumi, sono le nostre storie, fanno parte della storia del Meridione, della storia d’Italia, d’Europa, storie che ci porteremo in ogni angolo del mondo, che ci segnano come oriolesi e italiani ovunque, che ci danno forza e consapevolezza, ci mostrano le radici profonde, ci indicano la via maestra, ci rendono fieri di appartenere ad un’unica grande famiglia. Gioie e dolori, slanci e sacrifici, hanno contribuito a scrivere il futuro, hanno segnato il nostro destino. Un lavoro, questo di Toscani, che ci deve toccare profondamente, perché testimonianza viva, perché capace di rimuove un peso che ha intrappolato per troppo tempo il nostro passato. La curiosità insistente che ha saputo prendere per mano l’Autore, capace di rubargli il sonno sollecitandone i pensieri e la mente, lo ha portato a intraprendere un cammino favoloso, a tracciare un percorso, a segnare le nostre vite. Ora, solo ora possiamo girare finalmente la testa e guardarci indietro, nella consapevolezza di non essere più anonimi e senza volto, ma donne e uomini dai lineamenti visibili, marcati e con una fantastica storia da poter raccontare.

Vincenzo Diego



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