Il Premio nazionale “Salva la tua lingua locale”, che si è tenuto a Roma, nei giorni scorsi, in Campidoglio, è stato assegnato, per la sezione musica, al maestro Graziano Accini, con questa menzione: A Graziano Accinni, chitarrista, arrangiatore, autore, ricercatore, produttore lucano che ha fatto della propria passione autentica compagna di vita. Esecutore e raffinato ha portato la sua musica nei maggiori teatri europei, dal San Carlo di Napoli alla Filarmonica di Verona, da Parigi a Shangai. Concerti e tour che hanno visto il Maestro Accinni confrontarsi con musicisti di livello internazionale divulgando in Cina e nel mondo antichi repertori poetico-musicali e l’immagine della Basilicata. Fondatore del Gruppo Ehtnos, e dopo aver collaborato con Lucio Dalla, Mina, Miguel Bosé, Pino Mango… Accinni è da tempo impegnato nella ricerca e diffusione delle ballate dialettali lucane presenti nel suo progetto “Canto minimo” contenente capolavori assoluti tra cui la suggestiva “Lauda” di Acerenza, ed il tradizionale “Lu rusari Natali” di Moliterno, sua città natale, dai cui testi emerge la figura della Madre/Madonna predominante la cultura devozionale della Basilicata. Il premio “Salva la tua lingua locale” è stato istituito dall’Unione Nazionale delle Pro Loco (Unpli) e da Ali Autonomie Locali Italiane – Lazio (ALI Lazio) ed è organizzato in collaborazione con il Centro Internazionale Eugenio Montale e per la sezione “Scuola” con l’Ong “Eip-Scuola Strumento di Pace”. Per la sola sezione “Musica” la selezione delle opere è stata curata dalla giuria presieduta da Toni Cosenza. “Una bella soddisfazione, ha commentato Accini, i premi alla fine sottolineano l’impegno, il duro lavoro, che nel mio caso è fatto di ricerca delle tradizioni, delle radici profonde, dell’identità autentica della nostra Basilicata, attraverso le note e i testi, una Regione fatta di donne e di uomini che hanno sempre lavorato duramente, e dai loro sacrifici, dall’esperienza quotidiana sono nate canzoni, nenie, parole, musica, un mondo complesso che come gruppo cerchiamo di ritrovare e di non far disperdere.” Maestro, cosa rappresentano, dunque, quelle parole, quei suoni. “ Rappresentano un mondo di privazioni, di lavoro, di riti ancestrali, di contatto simbiotico con la natura e l’ambiente, di sacrifici, di speranza per un futuro migliore. Anche noi studiamo, ricerchiamo il passato per tracciare un futuro possibile, poi, come dire, le parole, i suoni ricordano il sudore della fronte, ricordano i visi e le mani segnate dal lavoro e dal tempo, un tempo scandito da preghiere, canzoni, ballate, che trovano origine nella vita di tutti i giorni, come può essere la religione, la devozione mariana, nei campi di lavoro, durante la mietitura, ma anche da momenti tristi che hanno segnato duramente l’anima e il cuore delle nostre genti. Siamo impegnati, quotidianamente, nella ricerca dell’essere, anche perché, a mio avviso, passato e futuro s’incontrano sempre”.
Vincenzo Diego |