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Agrifood e Chimica Verde, i driver per lo sviluppo dell’imprenditoria lucana

29/07/2019

Disponibile il quarto numero della rivista “Knowledge Transfer Review" di T3 Innovation dedicato alla tecnologie, esperienze e metodologie proprie del settore Bioeconomia
Se fino ad oggi ci siamo convinti della validità del modello di economia lineare che, per funzionare, ha bisogno di risorse illimitate e una capacità di rinnovamento delle stesse che supera l’incremento demografico stimato per i prossimi anni, risulta ormai indispensabile, a fronte di evidenti processi irreversibili di inquinamento e perdita di biodiversità, spostare l’attenzione su modelli di sviluppo in grado di coniugare esigenze socio-demografiche ed equilibrio ecosistemico, favorendo lo sviluppo di un’innovazione sostenibile capace di svincolare i processi produttivi ed economici dalla dipendenza derivante dall’uso di risorse scarse. Una necessità in linea con la nuova strategia europea che punta a rafforzare i principi di sostenibilità e circolarità, a favorire la nascita di un processo industriale bio-based, spingendo su ricerca e innovazione come volano di crescita e cambiamento.

L’Italia pare aver intrapreso la giusta strada, accogliendo l’invito dell’Unione europea volto a definire una società post-petrolifera: secondo, infatti, il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia 2019 a cura del Circular Economy Network e di ENEA, l’Italia è tra i paesi più performanti nelle classifiche europee dell’indice complessivo di circolarità, ossia il valore che valuta la performance complessiva di economia circolare dei Paesi, attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse nelle categorie produzione, consumo, gestione rifiuti, materie prime e innovazione. Inoltre, secondo quanto riportato nel V Rapporto sulla Bioeconomia in Europa, redatto dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo e Federchimica Assobiotec (marzo 2019), il settore della bioeconomia è in crescita: nel 2017 il nostro Paese ha generato un output pari a circa 328 miliardi di euro, con oltre due milioni di occupati. Il dato rappresenta, in termini di produzione, il 10,1% sul totale dell’economia nazionale con un incremento stimato rispetto all’anno precedente di oltre 6 miliardi (+1,9%).

Questo lo scenario che ha guidato la scrittura del quarto numero della rivista gratuita “Knowledge Transfer Review" di T3 Innovation, dedicato al settore Bioeconomia, una delle 5 aree di specializzazione individuate nella Strategia di Specializzazione Intelligente regionale. Dopo gli approfondimenti dedicati all’Industria Culturale e Creativa, all’Automotive e all’Energia, la pubblicazione affronta lo sviluppo del sistema industriale delle bioraffinerie con il problema delle filiere di approvvigionamento e l’auspicata tendenza ad utilizzare gli scarti di filiere agroindustriali di provenienza locale; il trasferimento tecnologico e il sistema di relazioni tra gli attori territoriali; la bioeconomia come risposta alle problematiche ambientali e sociali, ma anche come driver di crescita per la Basilicata (contributi a cura di Marco Bernardi, Gianluca Carenzo, Vito Emanuele Carofiglio, Domenico Centrone, Serena Fumagalli). Sono, inoltre, descritte le tecnologie di successo sviluppate in Basilicata da CREA, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria, Agraria), il più grande ente italiano di ricerca in agricoltura, impegnato nel campo dello sviluppo sostenibile nel settore agricolo e alimentare.
Il quaderno si conclude con 5 esempi virtuosi di attività imprenditoriali e scientifiche sviluppate sul territorio regionale: l’esperienza di Greenswitch, azienda lucana operante nel campo della chimica verde, distintasi per aver sviluppato uno dei prodotti più innovativi della green chemistry; gli studi scientifici nati nei laboratori dell’Università degli Studi della Basilicata riguardanti le potenzialità della mosca soldato nera - Hermetia Illucens - come fonte innovativa per la produzione sostenibile di proteine, lipidi e sostanze bioattive; le tecniche di estrazione dei metaboliti secondari da scarti legnosi di origine forestale e agraria per la valorizzazione della materia prima legnosa; la produzione di lieviti “personalizzati” capaci di esaltare le caratteristiche intrinseche di prodotti fermentati; l’utilità dei principi attivi del mondo vegetale impiegati per il benessere della persona.



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