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| Don Marcello Cozzi sulla morte di Francesco Telesca |
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4/07/2019 | È morto in silenzio Francesco.
Che non è solo il silenzio della morte ma il silenzio di una vicenda che ha sconvolto amici e quanti lo conoscevano, ma quasi completamente sconosciuta ad un’intera città.
Trovato inerme, con fratture dappertutto, gettato come una carcassa di animale in un angolo di un cortile nel centro della città, come se un carroarmato gli fosse passato addosso.
Sarà perché nei giorni successivi anche a Potenza come nel resto d’Italia le cronache erano prese solo dai commenti sulle elezioni politiche, sarà perché in questa città siamo stanchi di storie che finiscono all’improvviso senza una spiegazione, e così si è preferito pensare ad altro, si è preferito pensare più ad un suicidio che ti fa mettere subito l’anima in pace senza andare alla ricerca di chissà cos’altro, fatto sta che Francesco e il suo corpo fracassato sono caduti nell’oblio.
A parte l’attenzione degli amici, dei familiari, di qualche notizia qua e là sui giornali, da allora il silenzio ha avvolto la sua vita: il silenzio di una città, il silenzio della sofferenza, il silenzio abissale del coma in cui è sprofondato. Un silenzio che non ha permesso a questo ragazzo di appena ventuno anni di dire che cosa effettivamente sia successo quella notte di tre mesi fa, se davvero ha cercato di togliersi la vita o se invece è accaduto altro, come se qualcuno si fosse accanito su di lui fino a ucciderlo, e perché.
Francesco non potrà più parlare. Speriamo che potranno parlare i referti medici e i documenti giudiziari. Ma se qualcuno ha visto e ha sentito o se qualcuno ha raccolto le confidenze di Francesco su possibili volontà suicidiarie, parli: facciamolo per dare dignità ad una giovane vita che non doveva spezzarsi in questo modo, facciamolo per il dolore di una famiglia alla quale nessuno più potrà restituirglielo, ma facciamolo anche per una città che è stanca di vivere all’ombra di storie che diventano misteri.
Don Marcello Cozzi
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